È vero che quello che solitamente è un provvedimento più unico che raro, a maggior ragione per quello che riguarda i campionati europei, in Grecia è diventata quasi un’abitudine, ma l’ennesima sospensione della Souper Ligka Ellada (la Serie A greca), la quinta in cinque anni comunicata da Giorgos Vasiliadis, il sottosegretario allo sport del governo Tsipras (sì, proprio quello…), potrebbe raccontare diverse cose sul momento attuale del paese ellenico.
Il motivo della decisione, com’è noto, riguarda le scene surreali avvenute al “Toumba Stadium” di Salonicco.
Ricapitoliamo: all’ottantanovesimo minuto del match tra il PAOK e l’AEK Atene, scontro decisivo per la classifica essendo rispettivamente seconda e prima, col risultato bloccato sullo 0-0 e quindi favorevole agli ospiti, in seguito a un calcio d’angolo il Paok segna. Il gol dapprima viene prima concesso e successivamente annullato tra le furiose polemiche dei padroni di casa e dei loro tifosi; immediatamente il presidente dl PAOK Ivan Savvidis entra in campo insieme ad alcune delle sue guardie del corpo, viene accompagnato fuori dai suoi body-guards, per poi rientrare dopo pochi minuti lasciando intravedere chiaramente di avere una pistola nella fondina, con la polizia ai bordi del campo smarrita (evidentemente in Grecia come in Italia c’è sempre una reticenza a esercitare le proprie funzioni contro i potenti a differenza di quanto avviene coi comuni mortali…); a quel punto la partita viene sospesa.
Oltre al danno la beffa, perché a distanza di un paio di ore l’arbitro Georgios Kaminis convalida la rete realizzata da Fernando Varela, ma a quel punto ormai la frittata è fatta: i giocatori dell’AEK non ne vogliono sapere di rientrare in campo per timore della loro incolumità.
Il giorno successivo, mentre Savvidis insieme a quattro delle sue guardie del corpo fa perdere le proprie tracce diventando a tutti gli effetti un latitante, non prima di diramare un comunicato in cui si dice dispiaciuto per l’accaduto, viene comunicato lo stop a tempo indeterminato e arriva anche una delegazione dell’UEFA che senza mezzi termini ribadisce che potrebbero esserci gli estremi per l’esclusione di tutti i club greci dalle competizioni internazionali. Nel frattempo l’ECA (European Club Association) ha già sospeso il PAOK.
Come già accennato non è affatto una novità che in Grecia venga sospeso il campionato, ma sicuramente lo è il motivo scatenante, poiché i precedenti casi tendevano a sanzionare duramenti la violenza dei tifosi, tanto sugli spalti (visto che nel 2014 lo stop era dovuto alla morte di un supporter e un anno e mezzo dopo ai violenti scontri provocati dai tifosi del Panathinaikos durante il derby contro l’Olimpiakos, e lì fu la FIFA a pretendere il ripristino della stagione) quanto sugli arbitri, poiché la seconda sospensione del 2014 avvenne in seguito all’aggressione sul rettangolo verde di un arbitro di prima divisione e l’ultima prima di questa, per via dell’attentato incendiario verso la casa del Presidente dell’Associazione degli arbitri Georgios Bikas. Tuttora i match più accesi del campionato si svolgono senza tifosi ospiti al seguito, mentre se gli stessi club (di fatto i tre di Atene e il PAOK) si ritrovano ad affrontarsi nella finale di Coppa di Grecia, le tribune vengono lasciate completamente vuote per questioni di sicurezza e i tifosi possono andare solo nelle due curve.
Tuttavia, un simile provvedimento non aveva mai riguardato un dirigente così importante, ma per capirne di più forse sarebbe il caso di analizzare la personalità in questione.
CHI È SAVVIDIS: nato cinquantanove anni fa nella Georgia sovietica, ma in un villaggio greco, Ivan Savvidis, che risulta essere il trentesimo russo più ricco nel mondo, è considerato l’uomo più potente di Salonicco, ma non è un semplice oligarca venuto a fare fortuna sulle spoglie di una Grecia depredata dalle sanguinose ricette di FMI e BCE, ma anzi fu tra i primi a sostenere che l’unica salvezza per Atene sarebbe stato l’aiuto di Mosca, entrando così in sintonia con Tsipras con cui, almeno fino a prima della partita in questione, intratteneva rapporti più che cordiali.
Egli è anche a capo della influente Federazione delle comunità greche della Russia che si occupa della restaurazione di santuari ortodossi, della promozione di progetti culturali, scientifici, di ricerca ed educativi, diventando così il referente culturale dei greci all’estero. Inoltre è membro del partito politico Russia Unita, già deputato alla Duma e amico personale di Vladimir Putin, che secondo le malelingue sarebbe stato l’artefice dell’inizio delle fortune di Savvidis aiutandolo ad acquisire la fabbrica di tabacco per cui lavorava da giovane, la Donkoi (venduta per 1,6 miliardi proprio la settimana scorso alla Japan Tobacco).
Successivamente ha diversificato i suoi interessi e ora possiede numerose aziende nel settore dell’alimentazione, due complessi turistici, un importante gruppo di comunicazione, ma soprattutto una parte del Porto di Salonicco, arrivando ad essere l’uomo di Putin nell’Egeo. Nel 2012 rileva il PAOK Salonicco sull’orlo della bancarotta, sborsando 10 milioni cash, a coronamento di uno spiccato interesse verso lo sport: infatti nel corso della sua carriera ha investito più volte nella Federazione internazionale di scacchi, in quella russa di biliardo, oltre ad essere stato presidente di tre club russi: Rostov, SKA Rostov e Viktor Ponedelnik.
Eppure, paradossalmente, proprio il PAOK risulta essere uno dei suoi investimenti meno redditizi, avendo conquistato soltanto una coppa nazionale (quella dello scorso anno in finale proprio contro l’AEK Atene), e questo sembrava l’anno buono per arrivare a vincere un titolo che manca da troppi anni qui in Macedonia, soprattutto dopo il terremoto che ha sconvolto i vertici del calcio ellenico rimescolando valori ed equilibri dopo un ventennio in cui questi apparivano cristallizzati.
CALCIOPOLI IN SALSA GRECA: Già, perché quello che ha sconvolto il calcio greco nella scorsa estate ha tutte le sembianze di un terremoto vero e proprio: dopo un ventennio esatto sembra che il dominio quasi indisturbato da parte dell’Olimpiakos Pireo (interrotto solo da due vittorie da parte degli eterni rivali del Panathinaikos nel 2003 e nel 2009) sia al crepuscolo, essendo i rossi del Pireo al terzo posto, ma su questa egemonia quasi incontrastata dei “kokkini” ci sono molte più ombre che luci, a tal punto che i presidenti di Panathinaikos e PAOK avevano addirittura fatto un esposto all’UEFA per chiedere l’esclusione dell’Olimpiakos dalle competizioni. Infatti un’inchiesta ha denunciato l’esistenza di “un’organizzazione criminale” il cui intento era “il controllo assoluto del calcio greco” e al cui vertice ci sarebbe proprio il patron dell’Olimpiakos, l’armatore (con investimenti anche nel mondo delle comunicazioni) Evangelos Marinakis, che attraverso le sue influenti amicizie in ambito politico (è da sempre molto vicino a Nea Demokratia, il partito dell’ex premier Samaras, anche se recentemente è stato anche associato ad Alba Dorata, cosa smentita dal diretto interessato che per provare a ripulire l’immagine ha poi fatto numerose donazioni di beni di prima necessità ai migranti che transitavano dal Pireo), presso le istituzioni e in polizia avrebbe perseguito i suoi scopi. Sembra addirittura che l’ex presidente federale Sarris lo avrebbe aiutato nella scelta degli arbitri per le partite cruciali in modo da favorire l’Olimpiakos, e viene accusato per illecito sportivo, corruzione e intimidazione degli arbitri. Inizialmente Marinakis è stato radiato, così come un’altra ventina tra arbitri e dirigenti vari, ma poi in appello è stato assolto, anche se interdetto dalle cariche calcistiche, e ha dovuto abbandonare il timone del club e anche il suo ascendente nella Lega Calcio greca. Un timone che sembrava essere stato preso proprio dallo stesso Savvidis e da Dimitris Melissanidis, patron dell’Aek: magnate del petrolio e delle spedizioni marittime, nonché azionista dell’Opap, principale agenzia di lotterie e scommesse sportive del Paese che è stata anche sponsor della nazionale. Guarda caso, AEK e PAOK sono le due squadre che si stanno giocando il titolo punto su punto, a dimostrazione di quanto gli interessi calcistici riflettano interessi economici e strategici importantissimi che si vanno a sommare a un clima diffuso di odio e frustrazione di tutti i club nei confronti dell’Olimpiakos per via di situazioni a dir poco surreali, al limite del grottesco, caratterizzati da favori plateali verso i biancorossi, e all’atavica rivalità tra Salonicco e Atene, che esonda dai confini calcistici e sportivi in generale per toccare gangli vitali della società e dell’economia. Si può dedurre che il gesto di Savvidis non solo sia stato visto di buon occhio da una porzione tutt’altro che trascurabile dei tifosi del club dell’aquila di Costantinopoli (infatti il PAOK è una squadra fondata da rifugiati turchi nel 1926), ma addirittura vedono in Savvidis un difensore della loro causa!
D’altro canto i tifosi del PAOK, a torto o a ragione, si sono sempre sentiti osteggiati e penalizzati dai club ateniesi, addirittura nel 1966 inscenarono una rivolta di piazza, alla fine vincente, per opporsi al trasferimento imposto dai Colonnelli del loro idolo Giorgios Kudas all’Olimpiakos. Ad avvalorare queste tesi “persecutorie”, il fatto che poche settimane fa, prima del match al “Toumba” proprio contro l’Olimpiakos, un rotolo per scontrini, tipico delle cartate che si vedono in curva, ha colpito l’allenatore dell’Olimpiakos, lo spagnolo Oscar Garcia, in una dinamica ancora poco chiara. Ciò ha decretato la sconfitta a tavolino per il PAOK e quindi un brusco rallentamento in classifica in un momento cruciale, a far esacerbare ulteriormente il clima alimentando la dietrologia dei tifosi bianconeri.
Non è affatto un bello spot per il calcio greco, che ha pagato un tributo importante alla crisi che attanaglia senza soluzione di continuità il paese: basti pensare che il Panathinaikos, uno dei club più importanti del paese, il secondo più titolato dietro l’Olimpiakos, si trova sull’orlo della bancarotta e ha dovuto effettuare tagli al budget e cessioni dolorose già nella sessione di mercato invernale per acquisire liquidità ed evitare il blocco del mercato, la retrocessione e l’estromissione per tre anni dalle competizioni europee, mentre tre campionati fa, nella stagione 2014-2015, l’insolvenza del Niki Volos e dell’Ofi Creta (l’ex squadra di Gattuso) non gli ha consentito neanche di terminare il campionato, costringendo la Federcalcio greca a cambiare il format del campionato (da 18 a 16 squadre) in corsa; il tutto mentre la competitività delle squadre di club cala drasticamente, la nazionale non si qualifica per i mondiali e il ricordo della vittoria dell’Europeo in Portogallo nel 2004 ingiallisce giorno dopo giorno.
Inoltre, il fatto che in un campionato sotto osservazione per combine, la maggior parte delle società sia sponsorizzata da agenzie di scommesse, sembra solo l’ennesima nota ironica sul disastrato calcio greco, che appare globalmente in crisi di risultati e credibilità in Europa sia sul campo che fuori. In questa prospettiva anche l’appello del Governo di riunire tutti i club al fine di ritrovare un clima di concordia per consentire di fare ripartire il campionato sembra nient’altro che una formula vuota e senza possibilità di applicazione per cambiare realmente lo stato delle cose, perché concretamente non si sa come muoversi, come ci ha già abituato lo stesso Tsipras in altri ambiti; ma forse, seppur controvoglia, ora riuscirà a ottenere una Grexit, quella del calcio greco dal sistema calcistico europeo.
Giuseppe Ranieri