Sta davvero arrivando il Mondiale, e sta davvero arrivando senza che l’Italia partecipi, per la prima volta nella vita della maggior parte della popolazione, visto che sono 60 anni giusti giusti dal 1958. Mondiali che si disputarono in Svezia, vedi tu il caso beffardo. Ma non si può essere certo così provinciali e nazionalisti da perdere interesse per una competizione simile solo per l’assenza della propria nazionale, ammesso che la si sostenga. E quindi prepariamoci a seguire la kermesse per eccellenza, che unisce il suo indiscutibile fascino al fatto di essere per sua natura ricettacolo anche di molti dei mali del calcio: gli interessi economici, la politica di potenza delle superpotenze calcistiche, la predilezione per il tifoso-spettatore, cui al massimo è concesso di dipingersi la faccia o mettere abiti stravaganti, quindi sostanzialmente di fare la macchietta più che il supporter.
Da parte nostra, vi proporremo durante il periodo di avvicinamento, e durante il Mondiale stesso, una serie di approfondimenti dedicati a ciascun paese partecipante (o meglio, a quanti riusciamo…) dalle angolazioni più disparate: lo stato dell’arte del movimento calcistico, delle tifoserie organizzate, della situazione politica e sociale del paese, e chi più ne ha più ne metta. Potrà trattarsi di traduzioni di articoli esteri, di contributi esterni o di produzioni nostre. Insomma l’intento è di contribuire a riempire di colore una manifestazione che pur con tutti i suoi punti critici smuove sempre i nostri sentimenti di eterni bambini. Cominciamo lunedì con una traduzione dedicata, in modo se volete un po’ protocollare ma doveroso, agli hooligans russi.
Fino al 15 luglio qualcosa da leggere ce l’avrete.
La redazione