Nella zona nord-ovest di Roma vi è un quartiere, quello di Valle Aurelia, con una forte impronta militante. Pur trovandosi a poca distanza dal centro città, è facile vedere il Cupolone da varie strade della zona, questa è una borgata contrassegnata da una storia di resistenza e ribellione.
Emblema di tutto, sicuramente, è la fornace Veschi: oggi in disuso ma che un tempo dava lavoro a moltissimi abitanti del quartiere che vivevano in una zona specifica chiamata “il Borghetto”. Durante buona parte del XX secolo, per quel che riguarda il lato politico, il PCI raccolse un gran numero di voti nella borgata dell'Inferno e, durante il secondo conflitto mondiale, furono numerosi i partigiani del luogo che caddero sotto i colpi dei nazi-fascisti.
Altra caratteristica di Valle Aurelia è il suo lato “popolare”. Questo è stato portato avanti, nei decenni passati, anche grazie alla Stella Rossa, la squadra di calcio popolare che si allenava nella zona.
Oggigiorno la Stella Rossa non esiste più. Da alcuni mesi, però, il suo posto sta cercando di prenderlo una nuova realtà sportiva: la Pineto United. Essa è una squadra di calcio formata, per la maggior parte, da ragazzi migranti che cerca di portare avanti, sui campi di calcio, ideali quali integrazione e antirazzismo.
Alcuni giorni fa abbiamo intervistato l'allenatore e il responsabile della comunicazione della Pineto United, per farci raccontare “da dentro” questa nuova realtà calcistica.
Quando e come nasce l'idea di dar vita alla squadra di calcio popolare della Pineto United?
Il primo allenamento al parco del Pineto è datato ottobre del 2017. L'idea prevedeva di poter vivere il parco attraverso gli allenamenti e combattere l'abbandono (anche istituzionale) in cui versa. Il progetto Pinacci Nostri ha da subito sposato l'idea del poeta di strada e scrittore indipendente Pietro Lucari, che è l'attuale allenatore del club, di mettere su una squadra di calcio con una programmazione a lungo termine che ci avrebbe portati ad esser pronti all'iscrizione al campionato nell'anno successivo.
Pineto United: un nome abbastanza insolito. Perché avete scelto proprio questo nome? Ci sta un qualche significato particolare dietro?
È stato scelto Pineto United perché abbiamo pensato che riassumesse alla perfezione tutto ciò che questa squadra vuole esprimere: solidarietà, integrazione e unità di intenti. Il Pineto United è stato pensato come una squadra popolare aperta a tutti coloro che desiderino farne parte. I primi a rispondere a questa chiamata sono stati i ragazzi del centro di accoglienza Gelsomino, grazie a loro e al paziente lavoro svolto da Betta Guarino (direttore sportivo), da Pietro Lucari e da varie associazioni presenti sul territorio, si è potuto rimettere a posto il campo da calcio di Valle Aurelia.
La vostra è una squadra formata sostanzialmente da ragazzi migranti, non proprio le persone più ben viste negli ultimi anni in Italia a causa delle affermazioni razziste e nazionaliste di molti politici nostrani. Come mai una scelta del genere?
Non è stata una scelta, come detto prima: le prime persone che hanno risposto alla chiamata aperta per formare la squadra, sono state proprio loro. Noi, però, non smettiamo di cercare nuovi giocatori, la squadra è aperta a tutti, non è nostra intenzione creare altri ghetti, noi vorremmo unire tutte le comunità presenti sul territorio che rispettano e condividono i nostri stessi ideali, sotto un unico vessillo: quello della Pineto United! Lo sport in questo può far grandi cose, i ragazzi migranti ci hanno dato una responsabilità nell'integrarli attraverso lo sport. In questo svolge un ruolo fondamentale la presenza di una donna come direttore sportivo.
Vi allenate nella zona di Valle Aurelia: un quartiere che, nei decenni passati, aveva un forte aspetto militante e popolare. Che legame avete con la borgata?
Io personalmente sono cresciuto a Valle Aurelia, dai campetti Rossi del centro anziani alle passeggiate avventurose con gli amici al borghetto dell’inferno al tempo ancora abbandonato. Con una semplice parola per noi Valle Aurelia è casa, siamo legati a molte realtà del territorio che ci sostengono: i ragazzi dell'Ex 51, i comitati borghetto valle dell'inferno e Valle Aurelia. Abbiamo instaurato partnership con il ristorante Gustamondo, che si trova in zona, che ci ha dotato dei completi da gara.
Siete una delle poche realtà di sport popolare della zona ovest di Roma. Siete riusciti ad intrecciare un qualche rapporto con le altre polisportive popolari romane?
Ovviamente sì. Abbiamo contatti con i Liberi Nantes, il Villa Gordiani e l'Atletico San Lorenzo, realtà sportive popolari che ormai da anni portano avanti una certa idea di calcio che noi condividiamo a pieno. In tutto questo è stato molto importante il lavoro svolto dallo spazio sociale Ex 51 che ci ha messo in contatto con le realtà di calcio popolare ASD Villa Gordiani e San Lorenzo.
Avete un qualche sogno nel cassetto per il futuro. Dove volete far arrivare la Pineto United?
Il sogno c’è, eccome se c'è: vorremmo iscrivere la squadra alla Terza Categoria, ma sappiamo benissimo che dobbiamo volar bassi e sudare molto. Un obbiettivo molto più alla portata è quello di iscriverci al prossimo campionato AICS Roma Cup anche se delle risorse sarebbero necessarie anche proprio per questo fine. Dunque siamo sempre alla ricerca di fondi e donazioni, che, magari, chissà, potrebbero arrivare anche da qualche vostro lettore! Le basi non mancano, quel che manca è la struttura, la spina dorsale della società ed è per questo che chiediamo l’aiuto di tutti, vorremmo davvero costruire una realtà sportiva dal basso, tutti insieme. Non ci iscriviamo alla Terza Categoria FIGC perché come succede per Liberi Nantes a causa dei documenti saremmo fuori classifica. L'AICS, invece, ci farebbe gareggiare. Noi non vogliamo solo integrare i ragazzi ma renderli vincenti nello sport e nella vita.
A Valle Aurelia esisteva un'altra squadra di calcio “popolare” chiamata Stella Rossa. Pensi che si possa fare un qualche tipo di paragone tra il Pineto United e la Stella Rossa?
Noi, attraverso il gioco del calcio, vorremmo trasmettere ideali forti. La cosa che più ci fa piacere è che la comunità stia rispondendo in modo davvero positivo e noi siamo davvero felici per questo. Una squadra popolare come fu la Stella Rossa, vanto della valle Aurelia operaia, intorno alla quale stringersi e crescere insieme. Di una cosa siamo davvero soddisfatti: tutti riconoscono il grande sforzo compiuto dai ragazzi nel ripristinare un campo che era abbandonato da decenni a discapito di tutta la comunità. Un campo glorioso dove si narra ci giocò Pasolini stesso! La Stella Rossa Valle Aurelia rappresenta il passato glorioso, il calcio come era una volta, quello delle parrocchie, delle sezioni di partito, quello giocato in strada.
Roberto Consiglio