I dinosauri della terra calcistica teutonica hanno abdicato.
Non è bastata la vittoria casalinga per 2-1 contro il Borussia Mönchengladbach, nell’ultima giornata dello scorso 12 maggio. Il fantomatico orologio del Volksparkstadion, che dal 2003, anno della sua installazione, segnava gli anni, i mesi, i giorni, le ore, i minuti e i secondi di permanenza della squadra in Bundesliga, si è miserabilmente azzerato. Poco dopo un vero e proprio delirio pirotecnico di disappunto messo in atto dalla Nordkurve Blau-Weiss.
Dopo 54 anni dalla nascita della Bundesliga, l’Amburgo retrocede in Zweite Liga, lasciando a Inter, Barcellona, Real Madrid, Athletic Bilbao e poche altre compagini in Europa il prestigioso primato di aver sempre disputato i rispettivi campionati di massima serie.
In realtà il fascino per gli ormai ex dinosauri della massima serie teutonica non è legato solo al famoso orologio “Bundesliga Uhr” ormai spento o ai fasti di fine anni Settanta e inizio anni Ottanta del Novecento, culminati con la vittoria della Coppa dei Campioni nel 1983 in quel di Atene contro la Juventus.
L’anseatica Amburgo è uno dei luoghi simbolo della nascita del calcio in terra tedesca. Il cosiddetto Fussball, quello che all’inizio fu descritto come la “Malattia inglese”, ovvero un oggetto elitario e privo di qualsiasi valore etico e filosofico. A questo si contrapponeva il tanto decantato movimento dei Turnen, le associazioni ginniche che nella prima metà dell’Ottocento annoveravano la maggior parte delle attività fisiche svolte in territorio germanico, anche e soprattutto in chiave militare.
L’Hamburger Sport-Verein (HSV) nacque nel 1919 dalla fusione di altri tre club della città di Amburgo: l’Hamburger FC, fondato nel 1888 e primo club della città ad attenersi alle regole formali indette dalla Federcalcio inglese; il FC Falke e lo Sport-Club Germania, datato 1887, anno che ancora oggi suggella temporalmente la fondazione ufficiale dell’Amburgo.
Come il sistema organizzativo sportivo tedesco insegna, anche la compagine biancoblu consta di un’associazione sportiva registrata, Eingetreigener Verein (E.V.), composta da circa 80 mila soci iscritti che sono parte integrante del tessuto sociale e gestionale del club. Con il principio assembleare “una testa, un voto”, fondato sulla partecipazione democratica diretta e attiva.
Nel 2014, tuttavia, la sezione calcistica professionistica del club (precisamente la prima squadra e la primavera) è stata scorporata dal resto dell’associazione ed è stata creata una società di capitali per la commercializzazione del brand del club, la “HSV Plus”, proposta dall'ex Presidente Ernst-Otto Rieckhoff, in seguito a una mozione assembleare della sua base sociale. Ciò ha provocato un certo malcontento su una parte cospicua dei soci del club, che hanno rifondato l’HFC Falke, nome storico come accennato pocanzi, seguendo l’esempio dei supporters del FC United of Manchester.
Ma in ogni caso, forte del sistema “50+1”, per cui i club calcistici e polisportivi tedeschi sono gestiti da associazioni registrate che detengono per normativa della DFL (la Lega Calcio di Germania) la maggioranza delle quote sociali di gestione dell’intero club, l’ago della bilancia nei valori e nell’etica pende tuttora dalla parte dei tifosi e dei soci.
L’Amburgo, a mezzo dell’associazione registrata “Hamburger Sport Verein e.V.”, è anche una polisportiva con oltre 20 diverse discipline, tra cui attività per persone diversamente abili in carrozzina. Di più: vige per i suoi soci il diritto di partecipare alle assemblee di gestione del club e quello di prendere parte alle attività dei dipartimenti sportivi promossi dall’associazione HSV. Dal basket al rugby, dal nuoto al tennis-tavolo. Per uomini, donne e giovani.
E tanti progetti di inclusione sociale che coinvolgono soci e tifosi.
Amburgo sponda biancoblu, infatti, vanta una tradizione di partecipazione dei supporters molto forte. Anche, purtroppo, connessa a risvolti poco felici.
Tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso anche la Germania iniziò a sperimentare e conoscere forme di tifo più organizzato e attivo. In molte città, tra cui quella anseatica, l’estrema destra faceva propaganda e campagne di adesione soprattutto tra i giovani scontenti della classe operaia, tra cui i tifosi da stadio. Diversi gruppi di sostenitori dell’HSV, tra cui “Die Löwen” (“I Leoni”) del quartiere Barmbek, presero parte anche alla scena neonazista cittadina e si resero protagonisti di azioni squadriste e mirate contro le minoranze etniche e gli attivisti politici della Hafenstraße, la famigerata via del porto, cuore del quartiere Sankt Pauli e delle sue lotte sociali e politiche che avrebbero poi intrecciato la loro azione con quella dello stadio Millerntor del FC St. Pauli.
Nel 1982, inoltre, un tragico evento sconvolse e in qualche modo funse da preludio ai cambiamenti che avrebbero delineato la cultura dominante del tifo tedesco nei decenni a venire. Il tifoso del Werder Brema, Adrian Maleika, rimase ucciso in seguito a un agguato imbastito da alcuni membri dei “Die Löwen” contro i supporters biancoverdi in trasferta nei pressi del Volksparkstadion, in occasione della partita di DFB Pokal contro l’HSV, diventando così la prima vittima nel mondo del tifo calcistico tedesco.
L’anno successivo, nel 1983, la dirigenza dell’HSV ideò così un progetto di coordinamento dei tifosi (Fanprojekt) per fronteggiare la diffusione dell’hooliganismo e della delinquenza all’interno delle gradinate del Volksparkstadion. La sua premessa generale fu quella di educare e sensibilizzare i giovani tifosi ai pericoli connessi alla violenza, all'estremismo politico di destra, al razzismo e all'abuso di alcol, fornendo loro un supporto in rete per implementare la loro autostima e superare i problemi con alcol e droghe.
Il progetto avrebbe poi avuto un seguito dapprima nell’altra squadra cittadina del FC St. Pauli, con la nascita del “Fanladen”, coordinamento dei tifosi e promotore di progetti sociali in città e non, che successivamente divenne un ponte per la realizzazione di Fanprojekten analoghi in seno alle altre compagini associative sportive tedesche, dal Borussia Dortmund allo Schalke 04, dal Bayern Monaco al Babelsberg di Potsdam.
Oggi tra i progetti più significativi c’è quello della “Fanhouse”, dal 2007 uno spazio a uso e consumo dei soci-tifosi sito nel quartiere Altona, oltre alla presenza di un team eterogeneo di pedagogisti e operatori sociali che coordinano le attività. L’HSV Fanprojekt è infatti al centro di una vasta rete che coinvolge anche altri soggetti, sotto l’egida dell’organizzazione NKSS (“Nationalen Konzept Sport und Sicherheit”, “Concetto Nazionale per la Sicurezza nello Sport.”), ed è patrocinato e finanziato anche da DFL e DFB (Lega Calcio e Federazione Tedesca), mentre il Senato di Amburgo promuove attività di integrazione e sviluppo dell’etica sportiva con i giovani fans, mediante una sua organizzazione interna denominata “Jugend und Sport e.V.”, così come per il “Fanladen” del FC St. Pauli.
Una retrocessione storica per l’Amburgo, quella in Zweite Liga, ma che finora non ha implicato il fallimento del suo progetto associativo. Tanto che a poco meno di una settimana dal fatidico epilogo sportivo, quasi 5000 tessere sociali sono state sottoscritte per la prossima stagione. A indicare l’appartenenza e l´attaccamento ai colori e ai progetti sociali e associativi al di là dei risultati.
Non c’è solo il fascino del derby stracittadino contro il FC St. Pauli per la prossima stagione, il primo nella storia in seconda serie. Ma anche, da un certo punto di vista, una piccola comunanza di intenti, a sfatare e riscattare in parte un passato anche recente intriso di conservatorismo e aristocrazia nella sponda biancoblu dell’Elba, spesso contrapposta al carattere ribelle e anarchico dei pirati Sanktpauliani. Comunanza intesa nei cardini della partecipazione dal basso dei rispettivi soci e tifosi (l’immagine di qualche anno fa che immortalava un gruppo di tifosi dell’Amburgo assieme a quelli del FC St. Pauli con tanto di striscione “Refugees welcome” è abbastanza emblematico in tal senso) e anche nella promozione di integrazione sociale e associazionismo.
D’altronde l’inizio dell’esperienza ribelle e alternativa dei supporters del FC St. Pauli all’inizio degli anni Ottanta si forgiò anche dell’afflusso di centinaia di tifosi scontenti dell’Amburgo, che cambiarono sponda per trovare un clima sociale più aperto e tollerante tra le mura Braun-Weiss.
Non ultimo, l’innesto nella dirigenza biancoblu di Ralf Becker, vecchia gloria del St. Pauli degli anni Novanta e autore di un gol in un derby, è a tal proposito sia simbolico che concreto negli intenti culturali e sociali, prima ancora che sportivi, dell’HSV.
Amburgo come esempio sportivo e sociale, dunque. Per un auspicio di diffusione sempre maggiore dei valori della partecipazione dal basso anche nel calcio nostrano, spesso corrotto e contornato da speculazione e interessi privati a discapito dei tifosi. Dove il più delle volte i risultati sportivi infelici sono anche l’effetto di queste politiche; il caso della Ternana, con l’orribile dicitura Unicusano, retrocessa in Lega Pro, è esempio lampante.
Come da sempre è conosciuta, infine, la libera e anseatica Amburgo è una “porta sul mondo”.
Anche nello sviluppo e nella promozione di uno sport per tutti.
Un continuo esempio e una porta sempre aperta.
Nicolò Rondinelli
Massimo Finizio