Esistono giornate che difficilmente si dimenticano, che si segnano indelebili nei cuori di chi le vive. Per arrivare a viverle devi sacrificarti, devi importi un regime di concentrazione massimale, devi far conciliare il tuo mondo quotidiano con l’aspirazione della vittoria.
Devi essere tu artefice del tuo destino, devi essere tu a desiderare la vittoria come il bene per tutti, devi giocare, sudare, comprometterti con la tua squadra così visceralmente che a volte è difficile capire il labile confine tra il tuo intimo privato e l’orgia emozionale che ti catapulta nel tuo essere sociale. Sportivo, militante, simpatizzante, qualsiasi cosa tu sia o scelga di essere a volte gli eventi esondano le aspirazioni e noi, tutti noi che c’abbiamo creduto siamo stati attraversati da questa onda rossoblù.
Sabato 16 giugno 2018 un altro pezzo di storia l’abbiamo scritta, un’altra conferma che la visione di un calcio (e di uno sport) bello, per tutti e vincente può e deve esistere.
Sabato un gruppo di ragazze ha guidato l’avanguardia rossoblu alla conquista della serie C.
È difficile come poche volte descrivere un evento come questo quando sei allo stesso tempo tifoso, innamorato e coinvolto in prima persona, è difficile per me trovare le giuste parole dove racchiudere un mondo che con le sole parole non si può recintare, quindi anche una cronaca dettagliata e giornalisticamente perfetta da me non l’avrete. Ci posso provare ma saranno solo rose per le magnifiche rossoblu.
3 a 1 è un risultato definitivo che segna una predominanza in campo e fuori degna già di altre categorie.
Le avversarie, favorite da pronostico per un miglior piazzamento in campionato, ci hanno provato ma la torcida rossoblù ha annichilito ogni plausibile resistenza, e allora già dall’inizio i loro volti sono tesi e stupefatti per un tifo che sarà a tratti un po’ “freak” ma che se vuole è il sesto giocatore in campo: corografia e canti incessanti già dal riscaldamento, un legame tra chi gioca e chi no quasi osmotico, e questa cosa è tangibile per chiunque. Si entra e si esce, si gioca e si suda in tutti quelli che siamo, nessuno escluso, in primis il buon Pozzo asso portante della tifoseria.
Non avevo taccuini perché le mani le ho massacrate per tenere il ritmo con le barriere di plastica che contornavano il campo, felice come non lo ero da molto nella curva san lorenzina, quindi non so quando sono arrivati i gol, ma nella mia mente ricordo un gol spettacolo di Bozzetto, un pallonetto d’altri tempi dentro l’area di rigore, una cosa quasi impossibile, fatto sta che quest’anno ci riesce tutto e va bene così.
La risposta della compagine avversaria non si è fatta attendere e poco dopo raggiungono un pareggio che ci può stare, ma le nostre sono perfette e introiettato subito il gol immediatamente continuano a macinare.
Finisce il primo tempo sulla parità che in effetti pare essere il risultato più giusto, però nell’aria stasera c’è un’atmosfera strana, un non so che di sicurezza e felicità che è difficile non respirare e quindi siamo fiduciosi.
Infatti facciamo bene perché il secondo tempo è bellissimo, forse parlo così perché in porta gioca Gaia, un mostro, una gigantessa, roba da tatuarsi la sua mano sulla schiena. Le sue parate hanno il merito di far capire in maniera netta che “nun ce trippa pe gatti” e le ragazze capiscono, e allora via a vincere in contropiede con un gol anch’esso meraviglioso dell’altro asso Julia Sanfilippo, che non a caso porta il cognome del Bomber José Sanfilippo anch’egli centroavanti adorato della squadra de Almagro, il club San Lorenzo. Tutto torna.
La partita la chiude e chi se non la straordinaria Maria Iole, spendere parole per lei risulterebbe prolisso...che giocatrice ragazzi!
Il resto lo fanno le altre, chi entra, chi è in campo tutta la partita come l’infaticabile Strambini, vero cuore rossoblù capace di ergersi a muro invalicabile.
Tutte straordinarie, tutti grandissimi. Personalmente null’altro da aggiungere, tacendomi voglio però lasciarvi alle parole, ripostando una lettera che Susanna Bianchi, la mister della Briciola e collaboratrice e amica della nostra attuale mister Patrizia ci ha lasciato. Le sue parole bellissime e commoventi sono proprio il risultato che si prospetta ognuno di noi che crede e fatica affinché il calcio e lo sport tornino ad essere un’emozione dal basso, un’emozione popolare:
"16 giugno 2018 ore 21.14. Data ed orario decisamente anonimi nel mondo del calcetto femminile o meglio del futsal, perché oggi se non lo chiami così sei decisamente demodé, quando l’arbitro, con i vecchi ma sempre pieni di significato tre fischi, sanciva la fine o meglio metteva il sigillo sulla realizzazione di un sogno: l'Atletico San Lorenzo, vincendo la finale della Coppa Provincia di Roma, conquista l’accesso alla serie superiore. Sì, signori! Dal prossimo anno sarà serie “C”.
Erano anni che non vivevo un’emozione così intensa, cosi vera, così piena di sentimento. Erano anni che non mi scoprivo a riflettere come il calcio possa essere così pieno di significati da farti sentire il cuore battere forte fino a piangere e ridere di felicità. Eppure sono anni che con la mia squadra giro per campi. Esattamente 23 anni. Ed ho conosciuto la gran parte di tutti gli attori che compongono questo mondo del calcetto, ops, del futsal femminile. Ho vinto campionati, perso finali e alzato coppe, ma ieri le ragazze del San Lorenzo mi hanno ricordato che, se insegui un ideale, se credi che il calcio può essere diverso, prima o poi una coppa la vinci. Loro giocano per un quartiere e per tutti quei bambini che, a costo zero, frequentano le loro scuole calcio. Loro giocano al di là del significato di vincere o perdere, girano sui campi portando la filosofia che lo sport può cambiare il mondo (e non lo dicono loro, ma lo diceva un certo Nelson Mandela). Non hanno sponsor, ma sulle maglie hanno scritto “la vittoria è ciò che siamo” e come potrebbe essere diversamente… Loro sì che possono dire che lo sport può e deve essere anche scuola di vita: una vita che nel quartiere San Lorenzo non sempre è facile, visto che molto spesso come in molte altre zone, si lotta per arrivare alla fine del mese. Ma quando hai un cuore che batte allora sì, puoi innalzarti fino a sfidare i grandi del campionato, quelli che hanno staff, belle divise e molte promesse da gettare per ammaliare chi ancora crede che questo sport sia solo una triste classifica da guardare a fine campionato. Cantano sempre, i loro tifosi. Sempre corretti e rispettosi degli altri, perché se insegui un sogno non puoi discutere sull’arbitro e nemmeno sulle tue sconfitte. Vai avanti perché speri e sai che il tuo essere lì è la dimostrazione che il calcio può ancora essere d’aiuto agli altri, che vuoi far conoscere parole che noi oggi non conosciamo più: condivisione, altruismo, umiltà e non conosci il risentimento. Nel San Lorenzo ognuno offre ciò che può così, gratuitamente, e riceve in cambio sorrisi e grazie sinceri. Ieri mi sono sentita quasi fuori luogo io, con il mio essere mister del nazionale, con il mio voler convincere a giocare giocatrici che forse il cuore, oramai, lo hanno addomesticato a non pensare più a come sia bello amare una maglia, a come sia entusiasmante dare senza chiedere, a come sia ancora possibile essere diversi dai tanti “conquistatori dell’inutile” che invece sempre più spesso conosco.
Benvenuto San Lorenzo, vi abbraccio tutte senza volutamente nominarvi perché siete un grande gruppo dal portiere al vostro grande Mister, con la M maiuscola, perché lei sì che è donna di sport. Vi abbraccio forte perché ieri mi avete regalato un sogno che ha risvegliato in me l’entusiasmo che avevo perso.
Regalo a voi, a me ed alle mie ragazze della BRC alcuni versi che da oggi saranno la mia nuova forza:
noi non siamo oggi quella forza che in giorni antichi mosse terra e cieli, ciò che siamo siamo, Un’eguale indole di eroici cuori, indeboliti dal tempo e dal fato, ma forti nella volontà. Di combattere, cercare, trovare e di non cedere mai,- A.T.- "
Grazie Susanna Bianchi, cuore RossoBlù.
http://www.atleticosanlorenzo.it/…/benvenuto-san-lorenzo.ht…
Daniele Poma