Il quarto di finale di domani tra la Russia e la Croazia è senza dubbio molto interessante e pieno di spunti di riflessione. Tralasciando solo per un attimo gli aspetti meramente agonistici, quello che forse non viene debitamente tenuto in conto è l’astio che divide questi due popoli (d’altronde, prima che la mannaia della “normalizzazione preventiva” voluta da Putin calasse sul mondiale, i russi avevano indicato proprio nei croati uno dei loro principali bersagli da colpire, subito dopo gli inglesi in un’ipotetica scala gerarchica delle priorità). Il motivo è dovuto principalmente a quel sentimento di solidarietà reciproca che lega la Russia alla Serbia in nome di una comune matrice ortodossa ancora prima che (pan)slava, che ha visto varie volte nel corso dei secoli Mosca correre in aiuto di Belgrado quando questa veniva minacciata dagli Ottomani o dagli Asburgo, e anche durante la Seconda Guerra Mondiale questo legame speciale di solidarietà si manifestò in una variante comunista quando il Movimento di liberazione Jugoslavo (unico a liberarsi senza l’aiuto di un esercito alleato), passò all’azione in seguito all’invasione nazista dell’Unione Sovietica. Noi, riprendendo un articolo del portale francese “Footbalski”, decliniamo questo rapporto fraterno all’interno del mondo delle curve, aggiungendo anche un ulteriore tassello, vale a dire la Grecia, altro baluardo ortodosso dell’Europa orientale.
Stella Rossa (Delije Sever), Olympiakos (Gate 7) e Spartak Mosca (Fratria), tre club, tre gruppi, un'amicizia, la fratellanza ortodossa.
Le relazioni tra i primi due risalgono al 1986 per via di una partita della Stella Rossa contro il Panathinaikos, mentre l'alleanza tra Spartak e Stella Rossa è datata 1999, per un match del terzo turno preliminare di Champions tra Partizan e Spartak Mosca che ha visto la qualificazione dei biancorossi.
Se l’aspetto sportivo è certamente presente, ciò che riunisce questi tre club è principalmente la fede ortodossa, religione comune di Serbia, Grecia e Russia. Inoltre, i tre club condividono gli stessi colori: rosso e bianco. Non per nulla questo gemellaggio si chiama "fratellanza ortodossa" e il loro motto è "tre fiori, due colori, una credenza! "(Три Клуба, Два Цвета, Одна Вера!).
La fede ortodossa è stata, nella storia, un forte vettore per i rapporti tra i tre paesi e ancora continua ad avere il suo impatto anche nel mondo del tifo. L'alleanza tra Stella Rossa e Olympiakos è la più antica. Nel 1986, quando la squadra serba andò ad Atene per affrontare il Panathinaikos, i fan dell'Olympiakos andarono nell'hotel dei sostenitori della Stella Rossa per cercare di ottenere i biglietti.
Lì i tifosi dell’Olympiakos spiegarono quest’iniziativa per via dell'odio viscerale nei confronti del Panatinaikos. Premurosi, i serbi si ritrovarono in questa storia, provando loro un sentimento ostile molto simile nei confronti degli acerrimi rivali del Partizan. I fan dell'Olympiakos richiesero quindi 200 biglietti, una cifra enorme per i serbi. I greci promisero che avrebbero portato i soldi il giorno dopo ad un appuntamento tra i due gruppi ultras.
Il Gate 7 si presentò con uno striscione "Buona fortuna Stella Rossa", che fece infuriare i tifosi del Panathinaikos. Per ringraziare gli ultras di Belgrado, il Gate 7 si recò alla partita di ritorno in Serbia. Quello che era uno scherzo per i serbi diventa molto serio per i greci, mentre i belgradesi restarono sorpresi dall'arrivo in autobus di questi nuovi amici.
Fu l'inizio di una lunga amicizia, tanto più che i tre club condividono ora una rivalità comune: il Partizan Belgrado, che proprio come il CSKA, è un club dell'esercito (jugoslavo per uno, sovietico per l'altro).
Considerati come le squadre del popolo, la Stella Rossa e lo Spartak hanno naturalmente trovato un terreno comune. Per l’Olympiakos, la squadra operaia del centro portuale del Pireo, il Panatinaikos rappresenta la classe agiata di Atene. Non è l'esercito, ma le differenze sociali e culturali hanno ugualmente creato un’acerrima rivalità.
A tal proposito, infatti vide la luce un'altra alleanza opposta a quella dei club (e degli ultras) bianco rossi, anche questa molto importante, e cioè quella che riunisce tre club bianconeri: Partizan Belgrado, Paok Salonicco e CSKA Mosca.
A prova che l'Ortodossia non è l'unico collante tra questi club bianco-rossi, da parte loro anche i tre club rivali hanno si etichettano come "fratelli ortodossi", generando un’alleanza che si è intensificata negli ultimi anni.
Prima gli slavi!
I rapporti tra Spartak e Crvena Zvezda sono molto più forti di quelli con l’Olympiakos. Questa relazione coinvolge altri vettori oltre all'aspetto religioso. Il nazionalismo, sia serbo che russo, è molto presente in entrambi i contesti, ma ciò che li avvicina maggiormente sono le loro origini slave. Nel corso della storia, la Russia è intervenuta militarmente nei Balcani per difendere i cristiani ortodossi dall'impero ottomano. È quanto successe dal 1806 al 1812 durante la rivolta dei serbi, poi dal 1828 al 1829 per sostenere la rivolta dei greci. La guerra russo-turca del 1877-1878 vide lo sviluppo del Pan-slavismo, una dottrina politica, culturale e sociale che sosteneva il riavvicinamento politico tra i popoli slavi. I russi, alleati di Romania, Serbia e Montenegro, miravano alla creazione di una confederazione panslava. Questa confederazione non vedrà la luce a causa della riluttanza occidentale nei confronti dell'espansione russa nei Balcani. Questa dottrina verrà ripresa durante la formazione della Jugoslavia attorno al Regno di Serbia.
Eventi recenti, come l'annessione della Crimea da parte della Russia o le tensioni diplomatiche russo-turche, hanno ricevuto una reazione di approvazione o sostegno dalla Serbia. Lo abbiamo visto durante la pausa invernale del 2016, quando i club russi, abituati a prepararsi in Turchia, hanno cancellato i loro ritiri invernali in terra turca. I club serbi come la Stella Rossa hanno fatto altrettanto in segno di appoggio. Questo tipo di sostegno caratterizza le relazioni tra le due realtà e cioè la - presunta - difesa degli interessi del popolo slavo.
Ma l'evento che riaffiora più spesso sugli spalti ed è costantemente tirata fuori dalle canzoni dei sostenitori o sugli striscioni, è l'indipendenza dichiarata unilateralmente dal Kosovo acquisitasi in modo definitivo, ma non riconosciuto dall’intera comunità internazionale, il 17 febbraio 2008.
Un riavvicinamento nel dolore
I primi riavvicinamenti avvennero comunque molto prima di questa data. Dopo gli attacchi della NATO (Operazione Allied Force) a Belgrado per 78 giorni, dal 24 marzo al 10 giugno 1999, lo Spartak Mosca si recò a Belgrado per affrontare il Partizan nell’ambito della Champion’s League. Dopo la vittoria per 3-1, delle delegazioni di ultras delle due squadre deciso di riunirsi a fianco del Marakana il giorno seguente nella sfida di Coppa UEFA tra la Stella Rossa e il club azero del Neftchi. I Delije accolsero i moscoviti nella loro sede.
L'anno seguente, la Crvena Zvezda affrontò in Champion’s League nella fase a gironi la Dynamo Kiev, grande avversaria dello Spartak Mosca durante il periodo sovietico, e gli ultras russi avrebbero voluto dare manforte ai loro gemellati a Kiev, ma gli fu vietato. Si rifecero andando a Belgrado per incoraggiare i loro alleati. Seguirono una serie di incontri negli anni 2000, tra cui un torneo di beneficenza in onore della morte del serbo Dmitrij Popovich, ucciso da un gruppo albanese in Kosovo. L'ultimo grande evento tra i due club è stato l'invito, nel settembre 2014, da parte dello Spartak Mosca alla Stella Rossa per inaugurare il nuovissimo stadio dei “Gladiators” l'Otkrytie Arena, a Mosca. Infine, menzioniamo un'altra alleanza ortodossa, l'alleanza bianco blu tra OFK Belgrado, Dinamo Mosca e Anorthosis Famagosta. Quest'ultima, chiamata "fratellanza bianco-blu", differisce leggermente dalle altre due per via del fatto che il terzo club non è greco, ma cipriota. L’Anorthosis e l’OFK Belgrado sono due club nati nel 1911 e i loro gruppi ultras, la Plava Unija per i belgradesi e i MAXHTEC ciprioti, sono stati creati nello stesso anno, il 1994.
Traduzione da footbalski.fr