La chiamata da Bilbao, arrivata l'estate scorsa, per alcuni di noi è un salto dritto nel sogno: "Venite a raccontare la storia dello Spartak Apuane alla festa annuale del Bilbao Football Class, legata alla tifoseria antifascista dell'Athletic?"
Bilbao fa parte del mito personale con la sua lotta per l'indipendenza, la voglia di socialismo, la Ikurrina, le herriko tabernas, la repressione spagnola e la lotta di un popolo che è stata anche se non soprattutto lotta di emancipazione.
E così, giunto il giorno della partenza, ci muoviamo con tutte queste icone nella mente e nel cuore.
Arriviamo a Gasteiz (Vitoria) sabato pomeriggio alle 15, due ore prima del nostro turno a parlare - siamo inseriti in un programma denso che prevede anche filmati e dibattiti sul calcio popolare e un interessantissimo confronto sul ruolo del calcio femminile. Tempo di una birra veloce e ci preleva un compagno per portarci a Basauri, periferia di Bilbao, dove si terrà l'iniziativa nel Centro Sociale "Txarrasca".
Qui l'evento è già iniziato ma subito possiamo apprezzare il calore e la fratellanza di chi ci accoglie. Un'altra birra e poi sta a noi.
Ci hanno messo a disposizione una traduttrice così possiamo parlare a briglia sciolta, anche se più lentamente, di cosa siamo, da dove arriviamo e quali vorrebbero essere i nostri progetti. Durante il racconto la stanza è attenta e sembra seguire con sincera approvazione quanto andiamo raccontando. La conferma arriva con le domande successive che aprono una sorta di ulteriore confronto, e con gli applausi finali, davvero calorosi. Lo spirito magico del calcio sì, ma soprattutto il senso dell'antifascismo, dell'aggregazione, della voglia di cambiare sta fottuta società.
Il dibattito successivo sul calcio femminile sembra davvero interessante in particolare perché intervengono in una bella discussione collettiva tanti e tante lì presenti; è ahinoi un peccato non comprendere lo spagnolo.
La serata continua con i concerti fra birre e cori, fra cui spicca un collettivo "io odio la Giuve".
Il giorno successivo è quello della visita alla sede degli Herri Norte. Attraversiamo la città con i nostri compagni che ci fanno da guide e ci raccontano fra una birra e l'altra storie di calcio e di lotta antifascista, di cultura basca e di hooligan. Arriviamo al San Mames, tante volte immaginato da bambini ed è bellissimo, anche se l'eccessivo modernismo gli ha tolto un po' dell'aria magica. Lì vicino c'è il locale. È davvero suggestivo con centinaia di sciarpe di tifoserie amiche alle pareti, i murales, le scritte antifasciste, e in fondo il bar. I compagni ci aprono il magazzino di merchandising così possiamo abbeverare la nostra sete di materiale da riportare in Italia. Poi abbiamo l'onore di poter attaccare il nostro adesivo in una parete, in fiera compagnia di decine di altri.
L'ultimo tocco magico è quando riceviamo in dono la tessera dell'anno passato degli Herri Norte, un po' come essere parte di loro.
L'ultima tappa del viaggio è la più significativa e prevede una sosta nel luogo dove è stato ucciso Iñigo Cabacas, ammazzato da un proiettile di gomma sparato dalla polizia che l'ha colpito alla nuca. Nel posto c'è la sua immagine, qualche fiore, il fazzoletto dell'Athletic e una foto di lui quando giocava a pallone. L'ennesima icona di una terra che piange troppi martiri.
È la giusta conclusione di una due giorni intensa, toccante, significativa. Potenza della politica, dell'antifascismo, e del calcio, quel calcio che i padroni ci vorrebbero sottrarre per trasformarlo in un giochino per i loro palchetti reali. Nei nostri occhi, al momento dei saluti, una promessa: non glielo permetteremo.
Spartak Apuane