Leggendo il titolo dell'album del 37enne artista comasco verrebbe da pensare ad un esordio da solista. In realtà si tratta del suo terzo disco, dopo la lunga militanza negli Atarassia Grop, e allora come mai “La prima volta”? La risposta si trova all'inizio del libretto che contiene i testi, ed è ispirata dalla lettura del libro di Maurizio Maggiani “Il coraggio del pettirosso”: “Avevo dimenticato la mia storia. Quella cominciata nei primi anni novanta e proseguita tra palchi traballanti, sudore a fiumi, braccia nude tatuate mischiate nel pogo, urla e risate, abbracci fraterni, sguardi complici. Quella storia è tornata a prendermi e mi ha salvato. Ad un certo punto avevo quasi dimenticato chi sono e a cosa appartengo. Mi ero messo addosso una camicia stirata e mi ero incamminato, con tutta l'ingenuità che mi è possibile, ad inseguire il profumo inebriante della parola “cantautore”. Per abbondanza di paura ero finito ad assomigliare a tutti tranne che a me stesso. Ora ho ritrovato “il coraggio del pettirosso”, sepolto sotto quintali di voce lasciata in gola. Per questo coraggio e per questa (ri)presa di coscienza devo ringraziare tante persone...”
Da queste premesse già si intuisce quanto questo album rappresenti per Andreani un crocevia fondamentale della propria vita artistica. Il pettirosso, animale piccolo e fragile ma allo stesso tempo tenace e combattivo, in questo caso torna nel nido dopo essersene allontanato. Ma il suo è un ritorno che fa tesoro delle esperienze accumulate nel viaggio, e il risultato è un disco che sintetizza in modo convincente una grande varietà di temi e di generi musicali. L'elemento autobiografico è senza dubbio forte e si snoda su varie assi tematiche che disegnano una sorta di romanzo di formazione: le tematiche sociali, la resistenza e la ribellione, lo sport e il calcio in particolare, le città vissute o solo attraversate, gli idoli musicali, l'amore per le persone care. Anche a livello musicale si può parlare di un'opera di grande maturità: alla miglior tradizione della canzone d'autore italiana si affiancano pezzi che vibrano della rabbiosa armonia del combat-rock, grazie anche all'apporto decisivo dei Linea, storica band milanese. E un disco in cui si riconoscono in alternanza le sonorità di De Gregori e Piero Ciampi, dei Clash e dei Gang, non può certo essere qualcosa di banale. Ad impreziosire il lavoro, una serie di collaborazioni di tutto rispetto, provenienti dalla grande storia del rock e del punk italiano: da Marino Severini dei Gang (Canzone per Delmo) a Steno dei Nabat (Tito), da Sigaro della Banda Bassotti (E Roma è il mare) a Rob dei Temporal Sluts e Robi degli Atarassia Grop (Veloce).
Il calcio è sicuramente uno dei temi centrali dell'album: il calcio inteso in senso completo, dal campo di gioco alla passione sugli spalti, dalla leggiadra bellezza di un dribbling all'eterno amore per i colori della propria città. E così si celebrano il grande Gianni Brera, tramite le parole scritte in suo onore da Gianni Mura (Che ti sia lieve la terra), e Stefano Borgonovo, sfortunato campione, tra le più celebri vittime della Sla: in Numero nove si racconta il ritorno della vecchia gloria del Como, ormai distrutta dalla malattia, sul prato del Sinigaglia e sotto la curva dei Blu, la stessa curva dove quasi vent'anni prima aveva esultato per uno storico gol contro il Milan. La commozione è mitigata solo dai canti della curva, in uno scorrere di emozioni che solo chi ha condiviso la stessa passione, con qualsiasi squadra, può capire e condividere. Il pezzo si chiude non a caso con un celebre coro della curva lariana, cantato per l'occasione da Linea e Atarassia Grop. Ma probabilmente la perla del disco è la struggente Gigi Meroni, dedicata alla “farfalla granata”, al numerosette (tutto attaccato) del Torino, ma anch'egli lariano di nascita, scomparso giovanissimo in modo tragico e beffardo, senza avere il tempo di diventare uno dei giocatori più forti della storia italiana. Una canzone d'amore in senso assoluto, per il calcio e per la vita, che passa attraverso l'immaginario dialogo tra Gigi e la sua compagna Cristiana. Ma le metafore calcistiche appaiono anche tra le righe di altre canzoni: E Roma è il mare inizia affermando che “io tra Mazzola e Rivera avrei scelto Vendrame”, meno famoso ma genuino e ribelle; in Tito, dedicata ad un figlio ancora solo ipotetico, auspica che “sembri un derby di Glasgow ogni sfida a pallone in cortile”, oltre a citare apertamente Sciarpe tese, uno dei capolavori dei suoi Atarassia Grop, quando dice “ti risparmierò il calcio moderno perché non val più la pena, ché l'amore si misura in sciarpe tese e non in tessere che puoi farci la spesa”. Del resto, tra le cose che un padre del genere necessita di trasmettere a suo figlio, non può mancare la passione per il Calcio, quello con la C maiuscola, quello giocato a pomeriggi interi per strada o al parco, oppure guardato, non alla tv ma in una gradinata puzzolente di sudore e fumogeni, riempita dai cori, con la visuale resa quasi impossibile da sciarpe e bandiere.
Ma i temi affrontati in queste 10 canzoni sono ancora tanti: la resistenza partigiana tramite la storia dei fratelli Cervi (Canzone per Delmo), la Roma ribelle, le strade di San Lorenzo percorse con Valerio Marchi, le storie tragiche di Valerio Verbano e Renato Biagetti, le canzoni della Banda Bassotti e il rugby popolare e antifascista degli All Reds (E Roma è il mare). E ancora, le fabbriche che chiudono (Il prossimo disco dei Clash), gli amici che non ci sono più (Veloce), Piero Ciampi e la sua Livorno (Lettera da Litaliano), l'amore per la compagna e la figlia, che debba ancora nascere (Tito, dedicata in realtà anche al Filippo bambino) o che sia appena nata (30 gennaio 2014). E, manco a dirlo, la nascita è salutata come “una vittoria di uno a zero in questo derby da ospedale”.
Tutta questa mole di citazioni, personaggi, situazioni e sensazioni potrebbe teoricamente nascondere un rischio: quello di un album che risulta un elenco delle fonti d'ispirazione dell'artista, freddo e in definitiva autoreferenziale. Ma la sensazione che si ha ascoltando il disco per intero è esattamente opposta: Andreani riesce ad amalgamare tutti questi elementi e a donare vita e calore ad esperienze ed emozioni che appartengono a tutti noi. Sa far commuovere senza forzature artificiali, così come sa far sorridere e immedesimare, in poche parole sa raccontare storie, e con un'ottima base musicale. E scusate se è poco.
Matthias Moretti
TRACKLIST:
1- Canzone per Delmo
2- E Roma è il mare
3- Che ti sia lieve la terra
4- Gigi Meroni
5- Il prossimo disco dei Clash
6- Tito
7- Veloce
8- Lettera da Litaliano
9- Numero nove
10- 30 gennaio 2014