L'11 gennaio 1999 moriva a Milano, a soli 58 anni, il cantautore italiano Fabrizio De André, e oggi sono passati vent'anni esatti da quella data. È naturale legare la figura di De André a quella della sua Genova, città in cui nacque, tra le strade del quartiere Pegli, il 18 febbraio 1940. Chi scrive, da appassionato di musica e tifoso, vuole però soffermarsi sul rapporto tra Faber e il Genoa C.F.C., una delle due anime, inconciliabili in eterno, della città della Lanterna. Un fatto in particolare mi ha spinto a scrivere un pezzo del genere. Il 13 gennaio 1999, giorno dei funerali del cantautore, sulla sua bara, tra gli altri oggetti, era presente anche una sciarpa del Genoa. De André ha descritto il capoluogo ligure in maniera memorabile, grazie ad alcuni pezzi tra cui Creuza De Ma o Via del Campo. La sua passione per Genova, però, non poteva non toccare il lato calcistico, visto che il gioco del calcio, nei caruggi, è un vero e proprio stile di vita.
La leggenda vuole che Faber fosse letteralmente pazzo per il Grifone genoano così come era distante dai blucerchiati della Sampdoria. Una volta, rispondendo a una domanda su quale delle due squadre genovesi tifasse, rispose in maniera chiara e netta “non mi risulta che esista una città che si chiama Sampdoria”. Questa sua passione sfrenata nacque, si racconta, durante una giornata passata allo stadio di Marassi, per assistere ad un Genoa-Torino di campionato, con il padre ed il fratello. Visto che i suoi due parenti erano simpatizzanti dei granata, Fabrizio, che non nascose mai la sua indole ribelle ed anarchica, decise di schierarsi dalla parte del Grifone.
Quel gesto, all'inizio preso come una semplice goliardata, contribuì a far nascere e crescere la fede smisurata di Faber. Durante un suo concerto fece preoccupare tutti dicendo “ho una malattia” per poi mettersi una sciarpa rossoblu al collo e terminare il discorso con la frase “quella per il Genoa”. De André era un tifoso meticoloso e sapeva tutto della sua squadra del cuore: le formazioni schierate ad ogni giornata, la classifica del campionato, i marcatori e, addirittura, i giocatori che erano nella lista dei diffidati. Inoltre, come da lui stesso ammesso, una delle sue più grandi angosce durante il periodo del rapimento sardo del 1979, fu quando seppe che il Grifone aveva perso una partita a Terni.
Per lui la partita del Genoa era un vero e proprio momento di evasione, una sua intimissima “ora di libertà” dal mondo che lo circondava. Nonostante tutto Faber, al contrario di altri appassionati cantanti/tifosi come Antonello Venditti, non scrisse mai un inno per il suo Genoa. Questo perché si sentiva troppo coinvolto in questa sua passione e pensava che questo rappresentasse un freno alla sua creatività. Gli stessi tifosi genoani, nel corso del tempo, gli hanno riservato moltissimi tributi. Uno dei più belli è stato nel febbraio 2018, nei giorni in cui De André avrebbe compiuto 78 anni, prima di una partita tra il Genoa e l'Inter. All'entrata delle squadre in campo dagli altoparlanti dello stadio Marassi partirono le note di Creuza de Ma che venne cantata dall'intero stadio mentre sulle gradinate della curva Nord, cuore pulsante del tifo rossoblù, venne sventolata, per gli interi novanta minuti del match, una bandiera con la faccia di Faber.
Roberto Consiglio