La crisi economica greca e le misure di rara brutalità che ha portato con sé hanno gravemente degradato le condizioni di vita degli sfruttati del Paese. Hanno anche amplificato il pubblico dei discorsi nazionalisti. Gli stadi di calcio sono, come sappiamo, le principali aree di espressione per sciovinismo e xenofobia. L’esaltazione dell’orgoglio patriottico è spesso nascosta dietro lo schermo della cosiddetta apoliticità dello sport. Il partito neonazista di Alba Dorata è stato in grado di beneficiarne, investendo sul supporto alla squadra nazionale nei primi anni 2000.
Prime infiltrazioni naziste alla fine degli anni ’70
In Grecia, la storia dei sostenitori della squadra nazionale è relativamente recente. Alla fine della dittatura dei colonnelli nel 1974, il calcio non è uno sport importante nel Paese. L’avvento del professionismo nel 1979 consentirà tuttavia a diversi industriali, armatori o imprenditori di estendere la propria attività e la propria influenza nell’ambito del calcio.
Anche la sottocultura “ultras”, importata dall’Italia, si è sviluppata nel medesimo momento. Tra i primi fan club, il Gate 13 del Panathinaikos è nato nel 1966. Ha sempre attratto una parte della gioventù di estrema destra. Da qui compaiono i primi gruppi “politicizzati” con Nopo (Organizzazione tifosi nazisti Panathinaikos) alla fine degli anni ’70, che fa entrare negli stadi simboli neonazisti e striscioni razzisti, o le Tofa (Organizzazione Terrorista dei Tifosi, AEK).
La loro influenza è rimasta limitata a causa del loro numero ridotto, ma è stata sufficientemente dannosa per l’immagine dei club. Soprattutto per il Panathinaikos, regolarmente qualificato dalla Coppa dei Campioni. Negli anni ’80, il fenomeno che non aveva mai assunto una forma massiccia ha finito per essere sedato, nonostante alcune fugaci riapparizioni di tanto in tanto.
Oggi possiamo trovare sostenitori antifascisti come sostenitori nazionalisti in tutti le curve del Paese. Questa commistione è stata resa possibile dalla linea “apolitica” adottata ufficialmente dalla maggioranza delle tifoserie, il che significa che il club è al di sopra di ogni barriera politica, ma in realtà ciò ha consentito in gran parte all’estrema destra di infiltrarsi. Tra le squadre più popolari, gli Originals 21 dell’AEK sono antifascisti. La fazione esplicitamente antifascista del Gate 13 del Panathinaikos, che era diventata molto più forte dopo l’insurrezione del dicembre 2008, ha lasciato lo stadio. A Salonicco c’è anche un forte ancoraggio antifascista sugli spalti dei tre club principali della città: PAOK, Aris e Iraklis. Al contrario, il Gate 7 Olympiakos è conosciuto come una vera roccaforte ultranazionalista.
I neonazisti guardano alla squadra nazionale
Durante gli anni ’90, la guerra dei Balcani e i suoi processi di pulizia etnica costringono centinaia di migliaia di persone a fuggire attraverso l’Europa, compresa una Grecia conquistata da un forte razzismo anti-albanese.
Mentre non c’è un vero gruppo di sostenitori dietro la squadra nazionale, Alba Dorata, che è ancora un microscopico partito neonazista, vede proprio nel sostegno alla nazionale uno spazio per la sua propaganda razzista e contro gli immigrati e chiede di “trasformare il patriottismo spontaneo e immaturo degli stadi del calcio in un patriottismo maturo e consapevole”.
Alcuni avversari come la Turchia o l’Albania raccolgono questo odio patriottico di cui Alba Dorata è portatrice. Quando, nel 1999, i tifosi albanesi bruciano una bandiera greca, un atto amplificato esageratamente dai media, nel centro di Atene si svolgono diversi attacchi anti-immigrati. È l’atto costitutivo del primo gruppo di sostenitori della squadra nazionale, Galazia Stratia (Esercito Azzurro), creato “per difendere l'orgoglio nazionale greco negli stadi”. Il messaggio ha il merito di essere chiaro. L’Esercito Azzurro è fatto “per tutti quelli, qualunque sia il loro lato politico, che si sentono insultati dal rogo della bandiera greca”.
Il leader di Galazia Stratia è Ilias Panagiotaros, un dirigente Golden Dawn che è diventato membro del Parlamento nel 2012, e un sostenitore neonazista del Panathinaikos, soprannominato “Coniglio”. L’obiettivo dichiarato di Galazia Stratia è di reclutare ultras nazionalisti per il partito, sul modello delle Tigri di Arkan, la milizia paramilitare serba, formata da ultras della Stella Rossa di Belgrado, e coinvolta in vari massacri nella guerra nei Balcani.
Euro 2004
Dalla sua prima apparizione in tribuna, in casa con la Finlandia, l’Esercito Azzurro si distingue per i suoi saluti nazisti e le croci celtiche. Ma sarà conosciuto principalmente per l’azione eclatante al quartier generale della Federcalcio greca nel novembre 2001. Simboli fascisti al vento, slogan xenofobi, bandiera turca bruciata e volantini che annunciano “La Grecia è prima di tutto” per protestare contro l’offerta congiunta con la Turchia per l’organizzazione di Euro 2008.
La vittoria a sorpresa a Euro 2004 servirà inevitabilmente come cassa di risonanza per l’Esercito Azzurro. Trampolino perfetto per i discorsi sulla cosiddetta “superiorità” della Grecia sui suoi vicini nei Balcani e in Turchia. I simboli nazionalistici diventano comuni in certe fasi grazie al rinnovato interesse per la nazionale. Galazia Stratia gode di una certa “rispettabilità” foraggiata dai media.
Tuttavia, le partite della squadra nazionale generano regolarmente abusi anti-immigrati che la polizia di solito copre, aiutando così il graduale ingresso di Alba Dorata nello spazio pubblico. Un picco di violenza è stato raggiunto dopo una sconfitta interna contro l’Albania nel 2004. Membri della Galazia Stratia hanno preso parte a scontri razzisti anti-albanesi, che hanno provocato la morte di un albanese e la vandalizzazione o l’incendio di numerose auto albanesi.
Galazia Stratia si è fatto continuamente notare, fino a poco tempo fa nel 2016, in occasione della partita disputata in casa con la Bosnia dove gli ultras greci hanno mostrato uno striscione beffardo riguarda il massacro di Srebrenica del 1995, in cui una dozzina di “volontari greci” è stata coinvolta, e dove furono giustiziati 8000 musulmani bosniaci.
Gate 7, roccaforte nazionalista
Sostenere la squadra nazionale è una prerogativa nazionalista. Questo è il motivo per cui un gran numero di sostenitori dei principali club del Paese non si schiereranno mai. Alcuni gruppi si sono incontrati anche all’interno della rete antifascista, Radical Fans United, creata nel 2009. In cambio, gli hooligan di destra hanno creato la rete No Fair Play 88! il cui blog è stato chiuso alla fine del 2013, in piena ondata di accuse ai dirigenti di Alba Dorata dopo l’omicidio di Pavlos Fyssas, rapper antifascista noto come Killah-P, e tifoso dell’Olympiakos, pugnalato da un membro del partito. Il Gate 7 è l’unico gruppo di sostenitori del Paese a non aver “denunciato” l’omicidio.
L’Olympiakos è attualmente il miglior club del Paese, il più vincente negli ultimi anni, anche se il più popolare resta il Panathinaikos. Il Gate 7 è gemellato con il Delije della Stella Rossa di Belgrado. Non è raro incontrare fan con le insegne di Slobodan Milošević. E il comportamento razzista dei suoi sostenitori ha già causato al club delle sanzioni da parte dell’UEFA.
Nell’agglomerato del Pireo, il porto principale del Paese e territorio dell’Olympiakos, Alba Dorata raggiunge enormi punteggi elettorali. Tuttavia, nelle elezioni municipali del Pireo stesso, i voti si sono rivolti alla coppia composta dal presidente del club, il proprietario Evángelos Marinákis e da Yannis Moralis, ex portavoce del club.
Questione della Macedonia
Negli ultimi anni dei gruppi di ultras nazionalisti si sono sviluppati anche attorno al PAOK. Questi gruppi prosperano dietro l’ideale apolitico e hanno rivendicato l’eterogeneità del Gate 4, conosciuti come i fan più calorosi e “pazzi” del Paese. Questa strategia chiamata “No Politika” è un vero strumento per l’insediamento dell’estrema destra nelle curve in questi ultimi anni in Grecia.
L’attuale dibattito sul cambio di denominazione della Macedonia sta alimentando il nazionalismo greco nei Balcani, dove i problemi di identità rimangono instabili. Nel gennaio 2018, 150.000 nazionalisti e patrioti di ogni risma hanno manifestato a Salonicco, dietro uno striscione che proclamava che “la Grecia non è in vendita, è proprietà di Cristo”. In seguito a questa dimostrazione, gli ultras del PAOK hanno dato fuoco allo squat anarchico Libertatia.
Fungendo da manovalanza al movimento nazionalista che reclama la Macedonia – allo stesso modo dei serbi col Kosovo – questi ultras del PAOK hanno attaccato raduni anti-nazionalisti e il club Proodeftiki, noto per la sua vicinanza agli ambienti di sinistra.
Come possiamo vedere, l’attivismo politico dei fan greci è una faccenda ingarbugliata. E le cose a volte cambiano rapidamente, seguendo ciò che accade nel resto della società. Le questioni di identità e il campanilismo sfortunatamente hanno la precedenza sulla questione sociale. Lo abbiamo visto anche in un altro registro con gli scontri tra sostenitori antifascisti dell’AEK e militanti anarchici contrari al progetto immobiliare di costruzione del nuovo stadio del club. Ma qui stiamo toccando la relazione clientelistica tra proprietari di club e sostenitori, e questo è un altro argomento.
Da www.dialectik-football.info, traduzione a cura di Giuseppe Ranieri e Matthias Moretti