Ci risiamo: con l’inizio della nuova stagione calcistica torna, inesorabilmente, l’eterna questione legata al caro-biglietti. Già in occasione del derby capitolino, giocatosi alla seconda giornata, era stato evidente il problema.
Il distinto sud riservato alla tifoseria giallorossa, quello che divide la Curva Sud dalla Tribuna Tevere, è rimasto desolatamente chiuso perché erano stati venduti troppi pochi biglietti. Il motivo? Sicuramente la contestazione in atto nei confronti della dirigenza americana, ma anche il prezzo dei biglietti che ha spinto molti tifosi a preferire la poltrona di casa. Il club di Lotito, squadra ospitante, aveva chiesto 45 euro per entrare in un settore dello stadio in cui la visuale lascia alquanto a desiderare.
Ma il vero “caso” legato a questo problema è venuto fuori quando sono stati resi noti i prezzi dello stadio Meazza per il derby milanese del prossimo 21 settembre. Essi variano dai 75 euro per il terzo anello fino ai 425 della poltrona rossa. Se si esclude il terzo anello, il settore più lontano dal campo, i biglietti hanno tutti un costo superiore ai 100 euro. Già nel secondo anello, infatti, sono richiesti dai 145 ai 165 euro a persona.
I tifosi del Milan, che gioca in casa, non hanno aspettato un momento per manifestare il proprio dissenso. Per farlo, gli ultras rossoneri hanno messo in evidenza i prezzi, che a questo punto si potrebbero definire “popolari”, richiesti per il derby giocatosi nel 2015/2016: 30 euro terzo anello e 55 secondo. Una vera e propria impennata dei prezzi arrivata senza un reale motivo, e se inoltre si pensa ai non certo esaltanti traguardi raggiunti dalle due squadre meneghine in questi ultimi cinque anni, il dubbio sorge ancora più forte.
Il problema del caro biglietti non interessa solo l’Italia purtroppo. Ricordiamo tutti i prezzi imposti ai tifosi di Roma e Manchester United per il settore ospiti di Barcellona.
Ma lì almeno qualcosa si muove: pochi giorni fa è intervenuta la Uefa e ha introdotto un prezzo massimo per le trasferte europee dei tifosi al seguito. Il costo massimo dei biglietti per i settori ospiti sarà di 45 euro per l’Europa League e 70 per la Champions League. Come si legge nel comunicato ufficiale, questi prezzi rappresentano quelli applicati «rispettivamente alle finali nelle due competizioni nella categoria più economica».
La decisione è stata salutata come una rivoluzione ai pianti alti del calcio continentale. Alexander Ceferin, numero uno dell’organizzazione, ha dichiarato: «I tifosi sono la linfa vitale del calcio. Dunque, chi segue la sua squadra in trasferta deve poter acquistare i biglietti a un prezzo ragionevole, considerando le spese già sostenute per il viaggio. Imponendo un limite al prezzo dei biglietti, vogliamo permettere a tutti i tifosi ospiti di andare alla partita e rendere ancor più speciale l’atmosfera negli stadi».
Fondamentale è stato il lavoro dell’associazione internazionale Football Supporters Europe. Il suo portavoce, Ronan Evain, è però apparso meno entusiasta: «Questo rappresenta un progresso e apprezziamo la Uefa per il suo modo di pensare in avanti. Il limite eliminerà i casi più eclatanti di sovrapprezzo, ma a nostro avviso è ancora troppo elevato. Per fortuna, l’impatto del nuovo regolamento sarà rivisto alla fine della stagione e, come tale, concentreremo i nostri sforzi sul fare pressione sulle parti interessate per abbassarlo».
Tale svolta è sicuramente importante. Ma salutarla come una rivoluzione sembra eccessivo.
Tutto questo perché i costi restano comunque alti. Chiedere quasi 50 euro per una trasferta del girone di Europa League contro squadre semi-sconosciute è, a parere di chi scrive, ancora troppo.
Il costo andrebbe ancora più abbassato anche considerando la spesa complessiva per la trasferta che raggiunge cifre da capogiro. Speriamo che il messaggio di Evain non rimanga solo un fuoco di paglia ma che si possa tornare davvero a “viaggiare insieme, girar l’Europa e cantare per te”.
Roberto Consiglio