Erano giorni che pensavo a un articolo sul portiere, ma avevo il terrore come spesso succede che mi si etichetti per un partigiano del ruolo. Cosa che in effetti il più delle volte non fa una piega.
Avevo i miei ottimi spunti, il compleanno di Yashin per esempio,desistendo dallo scrivere per il sol fatto che stavolta, i più si erano documentati oltre le solite banalità sulla sua vita e carriera, trovando quel che si è scritto sul Regno Nero fosse buono e mai superficiale.
Poi sono usciti i nomi dei candidati al Pallone d’oro, occasione in cui, seppure in lizza ci fossero ben tre portieri, nessuno di loro era realmente un candidato forte per la vittoria finale. E perché? Se non ora quando? Avete visto la stagione di Alisson?
Parliamoci chiaro, tutti sappiamo che i meccanismi di assegnazione sono dominati da logiche che spesso esulano dal valore reale e il contribuito oggettivo del singolo nella squadra, e poi è un circo mediatico per gli squali che ruotano intorno allo sport più bello del mondo.
E allora a chi fregherebbe un articolo in cui spiego che Alisson merita ogni centimetro d’oro di quel cazzo di pallone!? Che ha contribuito alle vittorie delle sue squadre più di quanto lo hanno fatto i suoi diretti concorrenti? Ma a chi frega? C’è stato un pallone d’oro portiere e tanto vale.
Poi vai a scontrarti con quelli che dicono che a Buffon non fu dato e altre serie di italiche supposizioni sul ruolo… Bene evitiamo, sarebbe a dir poco inutile.
Poi è arrivata Celtic-Lazio, una bellissima partita, in un uggioso giovedì sera di Europa League.
Cioè per me è arrivata dopo, me ne ero totalmente dimenticato, ma poi apro il pc e la prima cosa che mi appare è il corteo di tifosi laziali (molto minoritari rispetto ai 1500 giunti da Roma ) che come accade ormai in ogni trasferta europea e non, amano sfilare protetti da cordoni di polizia con braccio teso e gridando “Avanti ragazzi di Buda” (la stessa cantata da Fratelli d’Italia durante Atreju 2019 comunque).
E come sempre tutto il corollario di banalità, offese e difese di posizioni, che ogni volta succedono quando si parla e scrive della tifoseria della Lazio. Ma va bene, ci mancherebbe ma non posso negare che comunque vederli così mi innalza sempre un certo odio profondo, che inevitabilmente si riflette su squadra e risultato. Non tifo contro, mi auguro solo che quelle “lote” umane non esultino per una vittoria sul campo.
La risposta della Green Brigade e di tutto il Celtic Park è da urlo, coreografia e striscioni orgogliosamente antifa e qui godo come un picchio…
Detto ciò mi affretto a vedere il risultato ed esulto per il 2 a 1 ma ancora ignaro di come fosse giunto. E allora datemi un motivo per scrivere, datemi un portiere, datemelo subito.
Fraser Forster arriva. La sua manona arriva al 95° dove nessuno credeva potesse arrivare.
Non solo quella parata ma pochi minuti prima una chiusura perfetta (parata a croce) che salva il risultato, complessivamente una partita magistrale.
Il portiere che piange nel dopo partita perché tornato a casa nel Celtic dopo aver provato la Premier League e la nazionale inglese ed esserne stato fagocitato fino a sparire: infortuni, papere, insicurezze varie... fino a giovedì, a quel volo rozzo ma efficace, disperato e voluto che ha fatto esplodere il Celtic Park in una serata che in pochi dimenticheranno a Glasgow e non solo.
Grazie Fraser.
Daniele Poma