Costi e benefici: la storia insegna
E dunque ospiteremo la sorella piccola dei Giochi olimpici e sarà un’occasione di guadagno, tutta la classe politica dice così. Ma guadagno per chi? In altri termini c’è un guadagno collettivo (inteso come benessere e vantaggi generalmente diffusi, ritorno economico, ad esempio grazie al miglioramento dei trasporti o all’aumento del turismo e degli investimenti) o c’è guadagno solo per gli investimenti privatigenerando profitti per il comitato organizzatore che ne paga la spesa? Il comitato organizzatore, infatti, non si fa carico dei Giochi perché crede nella spettacolarizzazione della pratica sportiva né per celebrare con ortodossia la dea Olimpia, ma sostanzialmente per soldi.
Soldi che arrivano attraverso il ritorno in sponsorizzazioni, in diritti televisivi e in biglietti venduti (da Seul 1988 a Pechino 2008 sono stati venduti in media 5,1 milioni di biglietti, che hanno toccato il picco con gli 8,8 milioni con Londra 2012). Escludendo dalla nostra analisi i Giochi organizzati da regimi (su tutte Berlino 1936) o in occasione di ribalta pubblica e legittimità politica (Mosca 1980) dove indubbiamente la sostenibilità economica non era l’obiettivo principale da ottenere in entrambi i casi, in tutti gli altri episodi la storia insegna che organizzare un’Olimpiade si è rivelato sempre un disastro economico.
Due soltanto furono le eccezioni lontane da questa generalizzazione: Londra 1948 e Los Angeles 1984. Nel primo caso va fatta la tara di una situazione post-bellica totalmente devastata in un Regno Unito ancora piegato dalla guerra ma con allo stesso tempo una enorme voglia di ripartire. Per esempio, non vennero costruiti nuovi impianti e alcuni atleti furono ospitati in baracche di legno a Richmond Park. Di Los Angeles 1984 va invece detto che sì, ci fu anche qui un guadagno economico ma è storicamente attribuito al presidente e general manager del comitato organizzatore, Peter Ueberroth. il quale era un uomo d’affari, proprietario e fondatore di una società di viaggi cresciuta fino a diventare la seconda dopo American Express. Quando Ueberroth fu scelto per organizzare le Olimpiadi, si trovò davanti un compito ingrato: farcela senza alcun sostegno pubblico ma con piena libertà d’azione. Dunque accentrò tutti i poteri nelle sue mani, le spese furono mantenute sotto controllo con il pugno di ferro – era necessaria un’approvazione dei vertici del comitato organizzatore per ogni somma superiore ai mille dollari – mentre in tutti i casi possibili furono riutilizzati impianti ed edifici già esistenti in città; inoltre mise i suoi uomini nei gangli dell’evento, condusse l’Olimpiade come un’azienda appena nata, e riuscì nell’impresa.
Fatta eccezione per questi due casi, la storia registra solo tracolli economici: un caso che ha fatto scuola furono le Olimpiadi di Toronto, nel 1976: i costi – inizialmente stimati in 250 milioni di dollari – lievitarono fino a ben oltre i due miliardi, e nel maggio del 1976 il governo locale introdusse una tassa speciale sui tabacchi per ripagare i debiti, in particolare per la costruzione dello stadio olimpico. La tassa è rimasta in vigore per trent’anni dopo la fine dei Giochi e i debiti furono saldati solo alla fine del 2006. In Spagna il governo, la città e la regione di Barcellona (sede delle Olimpiadi 1988) ci rimisero oltre 6 miliardi di dollari. Ad Atene il rosso delle casse pubbliche, dopo le Olimpiadi 2004 che batterono tutti i precedenti record di costi, è stato di oltre 10 miliardi (su spese complessive di 16) e secondo molti ha contribuito allo sprofondare dei conti del paese. A Pechino – che per i Giochi del 2008 batté il record di spesa appena stabilito da Atene – il costo netto per le casse pubbliche è stato addirittura di quaranta miliardi di dollari. Insomma, dalle Olimpiadi non si guadagna, se stiamo alle spese di organizzazione e ai ricavi che vengono dai biglietti o dagli sponsor. E questo porta alla prima domanda: ci sono benefici generali e diffusi, di lungo periodo, sull’economia dei paesi ospitanti? Viene in aiuto una selezione di estratti e risultati di 14 articoli scientifici pubblicati a partire dal 2002, fatta dal Journalist’s Resource dello Shorenstein Center di Harvard. “Per prima cosa, ci sono le previsioni dell’impatto della manifestazione che vengono fatte quando mancano ancora anni all’evento. Uno studio del 2011 ha concluso che c’è uno scostamento tra quelle previsioni e i dati ottenuti dopo la fine dei Giochi. Le previsioni ottimistiche non vengono quasi mai confermate, sia perché i modelli economici hanno difficoltà a tener conto di tutti gli effetti, sia perché gli studi fatti prima dell’evento sono spesso commissionati dai favorevoli all’iniziativa e possono quindi essere influenzati da pregiudizi favorevoli. Previsioni a parte, gli effetti benefici più citati dopo l’evento riguardano la creazione di posti di lavoro e l’aumento del turismo. Uno studio del 2002 ha concluso che gli effetti economici di lungo periodo sull’occupazione sono stati assenti: «5.043 lavori a tempo pieno o part-time» che sembrano «completamente transitori». Un articolo del 2010 sulle Olimpiadi invernali del 2002 a Salt Lake City dice che l’evento «non ha avuto un impatto a lungo termine sul commercio o l’occupazione complessiva». A scorrere gli estratti e le conclusioni degli studiosi, il messaggio ricorrente sembra chiaro: non è facile rilevare effetti benefici chiari e duraturi, ammesso che ci siano. «Le Olimpiadi di Pechino ha potuto avere solo un impatto limitato sul brand della città», scrive uno studio; «gli effetti economici a lungo termine di Atene 2004 appaiono piuttosto modesti», conclude un altro. Per le Olimpiadi di Sydney del 2000, alcuni ricercatori hanno studiato gli effetti sull’economia australiana nell’arco di 12 anni e hanno trovato una crescita dello 0,3 per cento nella sola regione di Sydney, con «pochi effetti» sul resto del paese. Gli effetti più importanti delle Olimpiadi di Seul del 1988 sembrano essere stati soprattutto politici, nel percorso del paese verso la democratizzazione”.
Insomma: esclusa qualche rarissima eccezione è molto probabile che le Olimpiadi siano, dal punto di vista economico, un vero disastro.
Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò
Negli ultimi anni, non c’è quasi bisogno di ricordarlo, la Lombardia ha dato pessimi esempi nell’organizzazione di grandi manifestazioni – e le Olimpiadi, per loro stessa natura, sono particolarmente a rischio di finire preda di interessi privati e di speculazione edilizia. Le inchieste intorno a Expo 2015, così come gli scandali intorno alla Protezione Civile, e gli ultimi aggiornamenti rispetto alla recente gestione dell’emergenza Covid-19 totalmente inadatta e inadeguata, hanno mostrato gli effetti disastrosi dell’operare in continua deroga delle procedure regolari, in nome dell’emergenza o per rispondere a ritardi nell’avvio dei lavori. Tutto ciò in perfetta tendenza col resto del paese; l’Italia da questo punto di vista, pare fare scuola: la ricostruzione dell’Aquila, il ponte Morandi a Genova, le alluvioni in Sicilia e Calabria, il Mose a Venezia. E il grande affare sportivo non è da meno: gli stadi per Italia '90, le inchieste di Calciopoli, le stazioni ferroviarie aperte per 8 giorni, gli appalti pilotati dei Mondiali di nuoto a Roma, le gallerie nelle Alpi, le strutture sportive incompiute e abbandonate insieme al villaggio olimpico di Torino 2006. L’evento olimpico è ancora lontano nel calendario, il paese è flagellato dall’emergenza Covid-19, eppure offre già il salvagente per la ripresa del territorio lombardo e veneto, il più colpito dagli effetti devastanti del coronavirus. Il deputato PD De Menech, relatore del decreto legge Olimpiadi, in occasione dell’approvazione del decreto sulle Olimpiadi, sottolinea due messaggi: “Il primo, alla comunità internazionale, è che il nostro Paese intende fermamente mantenere l’impegno assunto a organizzare i grandi eventi sportivi. Il secondo, alla comunità nazionale, è che lo Stato sosterrà i territori e gli enti coinvolti negli eventi, aiutando anche in questo modo il Nord Italia a creare le condizioni per il rilancio e per la ripartenza economica. L’esame di questo provvedimento costituisce, dunque, un chiaro segno della presenza dello Stato a fianco dei territori più colpiti dal Covid-19. Occorre avere chiara la prospettiva verso cui muoversi cioè le grandi opere e su un grande lascito infrastrutturale nei territori”. Andreotti, un uomo che di tangenti, favori e appalti truccati se ne intendeva parecchio, una volta disse “a pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina”. Faremmo peccato dunque a pensare che l’incapacità gestionale della crisi da Covid-19 dimostrata dalla regione locomotiva d’Italia, o l’insuccesso economico di Expo2015 (costato 2,4 miliardi di euro di soldi pubblici mentre i ricavi da biglietti e sponsorizzazioni sono stati circa 700 milioni) possa presentarsi nuovamente in occasione dell’Olimpiade, ma forse ci indovineremo. Qualche assaggio di deroghe e favoritismi in salsa lùmbard: chi lavora per il comitato organizzatore pagherà le tasse solo sul 30% dello stipendio. Il provvedimento, raccontato sul Fatto Quotidiano da Lorenzo Vendemiale e già noto come “Regalone olimpico”, scarica un costo privato sulle casse pubbliche. Le proteste del M5S sono riuscite a modificare il tiro, seppur di poco: invece che essere per tutti e 7 gli anni, l’esenzione dalle tasse viene cancellata per il 2020, dimezzata per il 2021 e il 2022, ma resta intatta dal 2023 al 2027. In questo ultimo decreto sui Giochi il governo ha infilato una norma che permetterà a tutti i manager e a tutti quelli che saranno assunti dal Comitato organizzatore di pagare le tasse solo sul 30% del loro stipendio. Un provvedimento a carico dello Stato (50 milioni di costo per le casse pubbliche), su cui si è scatenata l’ennesima battaglia politica poiché si tratterebbe di spostare un costo dal privato (il Comitato) al pubblico (lo Stato) con i Cinque Stelle sul piede di guerra. Battaglia politica che a quanto pare è rientrata subito però, in occasione della votazione. Per la prima volta infatti, da quando c’è l’emergenza coronavirus l’aula era al gran completo e nonostante il silenzio mediatico, ha espresso un plebiscito mai visto: sì alla legge olimpica con 408 voti a favore, due contrari e due astenuti sul testo che ora passerà al Senato per il via libera definitivo. “La Camera dei deputati ha mandato un messaggio di unità e di speranza al Paese”, ha commentato il pentastellato ministro allo Sport Vincenzo Spadafora. “Lo sport sarà un motore per la ripartenza economica e sociale del nostro Paese. Il voto di oggi dimostra che l’Italia di fronte alle emergenze e alle opportunità riesce a fare squadra”. Chissà cosa ne pensa il meccanico di Di Battista.
Un altro assaggino? Il più noto progetto di riqualificazione legato ai Giochi olimpici 2026 è la costruzione del PalaItalia nel quartiere di Santa Giulia, alla periferia sud-est della città. L’arena da 15mila posti sarà una struttura privata che fa parte di un più ampio progetto di riqualificazione, denominato Montecity-Rogoredo. Progettazione e realizzazione sono affidate a Risanamento SpA (società privata gestita da Luigi Zunino, chiamato nell’ambiente “il più furbo dei furbetti”, uscito non solo indenne dalle inchieste per le scalate su Antonventa-Bnl-Rcs, che abbattono Danilo Coppola e Stefano Ricucci, ma più forte e ricco di prima, con un pacchetto di azioni Mediobanca e, quindi, un posto nel consiglio di sorveglianza del tempio della finanza italiana). Costerà 70 milioni di euro. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, aveva chiarito in anticipo che la realizzazione dell’impianto era prevista “indipendentemente dall’esito dell’assegnazione a Milano-Cortina delle Olimpiadi”. Sono quasi 6mila respiratori per reparti di terapia intensiva ad alta prestazione. Ecco, il 19 luglio 2010 l’area Montecity-Rogoredo dove sorgerà il PalaItalia è stata posta sotto sequestro preventivo dalla Guardia di Finanza in quanto la falda acquifera sottostante sarebbe potuta essere inquinata da sostanze pericolose per l’ambiente e la salute risultanti dallo sversamento illegale di rifiuti tossici. Nonostante la società Risanamento SpA abbia dichiarato sufficiente la bonifica effettuata successivamente pur di far partire i lavori, questa è stata contestata dall’ARPA. Nel mese di febbraio 2009, inoltre, l’inchiesta Montecity ha sventato una truffa sui lavori di bonifica, fraudolentemente gonfiati del 30% (da 35 a 50 euro per ogni tonnellata di rifiuti). Il denaro riciclato ammontava a una somma complessiva di 14 milioni di euro; nel mese di ottobre 2009 furono arrestate altre cinque persone, tra cui Giuseppe Grossi (considerato il re delle bonifiche ambientali in Lombardia) accusato di appropriazione indebita e frode fiscale, e la moglie del defunto Gian Carlo Abelli (ex DC e CL, uomo di Formigoni che ha gestito la riforma sanitaria regionale come Presidente della Commissione sanità Lombardia). Il 28 agosto 2010 fu bloccata l’apertura dell’asilo del quartiere perché il terreno di riempimento del giardino è risultato inquinato da metalli pesanti.
E come se non bastassero questi primi accenni di gestione “all’italiana” dell’affare, a indurci nella tentazione di pensar male, restano le considerazioni sulla devastazione territoriale confermate dalle prime cicatrici già ben visibili sul tessuto urbano del capoluogo e non solo. Sono sette in totale gli scali ferroviari che cambieranno volto in città, secondo il Piano di sviluppo Urbano per il 2030. Saranno costruiti tre villaggi olimpici per alloggiare atleti e delegazioni. Il principale, su una superficie di 19 ettari, sarà a Milano e avrà un grande effetto sulla periferia sud. Rientra nel progetto di riqualificazione dello scalo ferroviario di Porta Romana e ospiterà gli atleti in gara a Milano. Responsabile del processo di progettazione e costruzione è Fs Sistemi Urbani, società controllata al 100% da Ferrovie dello Stato. L’impatto dell’assegnazione dei Giochi 2026 e la conseguente devastazione ambientale riguarda una superficie imbarazzante di territorio italiano: la cerimonia di apertura è in programma a San Siro mentre quella di chiusura è prevista all’Arena di Verona, lo sci di fondo in Valtellina, il freestyle a Livigno, lo snowboard a Bormio con villaggio olimpico e media center, ancora un media center a Trento e il biathlon nell’Alto Adige. Non è tutto: se in Val di Fiemme sono previste combinata nordica, salto dal trampolino e villaggio olimpico, ci spostiamo a Cortina per quel che concerne skeleton, sci alpino, bob, slittino con l’inevitabile corredo di hotel, villaggio olimpico e nuovamente un media center. A Milano, 40 chilometri dalle Prealpi, saranno ospitati curling, pattinaggio artistico, hockey, short track e pattinaggio di velocità. Anche la Valtellina, dove tra Bormio e Livigno sorgerà uno dei cluster olimpici, sarà invasa dal cemento. Tre le opere significative che dovrebbero essere realizzate in Valtellina: il recupero dell’ex ospedale di Bormio (inutilizzabile però durante l’emergenza Covid-19) per trasformarlo in hotel, la realizzazione del villaggio olimpico a Livigno (quasi 50 milioni di dollari il preventivo) e il rifacimento della tangenziale di Sondrio (l’unico caso in Italia di tangenziale che si conclude su un passaggio a livello; già commissionati ad Anas, con ancora 25 dirigenti e amministratori sotto inchiesta per il crollo del Ponte Morandi, gli studi per ridisegnare il tragitto). Chi ben comincia è a metà dell’opera!
Se è vero che le Olimpiadi dureranno solo due settimane, è altrettanto vero che lasceranno sul nostro territorio cicatrici molto più durature e gli effetti nefasti saranno evidenti soltanto quando il carrozzone avrà spento i riflettori per spostarsi altrove. Come riportato dal primo numero di Nunatak, rivista di montagna: “In occasione di Torino 2006 il sindaco di Pragelato, nota località sciistica piemontese, era arrivato ad affermare: «Sulle nostre valli nevicheranno montagne di soldi!». Oggi, dopo anni da quell’evento e in preparazione al prossimo, tutto ciò che era stato ostentato, il prestigio per i territori, i soldi per gli abitanti della zona descritti come pastori retrogradi, le opportunità di lavoro, si è trasformato in un concetto sfocato, lontano del quale si parla poco e malvolentieri in quelle valli”. In compenso, quei pendii montani sventrati dai trampolini di salto e dalle piste da bob rivelano il vero volto dell’economia ispiratrice dell’evento olimpico: un’economia vorace e spietata che produce disastri in serie e si è celata dietro il pretesto dello sport per mettere a tacere ogni possibile critica. Serve discontinuità col passato ed anche il mondo sportivo deve prendere posizione a riguardo. Ma dal momento che le massime autorità in merito esprimono incommensurabile soddisfazione per l’accaparramento di questi mega eventi, come abbiamo visto da ogni parte e da ogni colore politico, allora non resta altro da fare che prendere più distanza possibile da questo mondo; mondo che già fortunatamente fa di tutto per distaccarsi dagli interessi degli sportivi comuni e occuparsi di quelli dell’élite milionaria. Dunque non dovrebbe risultarci cosa difficile schierarci contro le speculazioni politiche di ogni fazione, contro il sistema del “magna-magna” a favore dei soliti noti, contro la devastazione ambientale dei nostri territori, contro la devastazione del welfare con tagli draconiani sui servizi destinati alle fasce più deboli, contro – soprattutto – l’uso pretestuoso dello sport per mascherare ed edulcorare questi scempi. Insomma schierarci dall’unico lato possibile: quello dello sport popolare.
ArdeCore
Fonti:
. https://www.linkiesta.it/2014/12/perche-ospitare-le-olimpiadi-non-conviene/ di Giovanni Zagni
. http://www.pagina99.it/news/sport/7737/Olimpiadi-2024-Roma-sprechi.html di Alessandro Oliva
. https://www.theatlantic.com/business/archive/2012/07/3-reasons-why-hosting-the-olympics-is-a-losers-game/260111/ di Andrew Zimbalist
. https://shorensteincenter.org/journalists-resource-2/
. http://www.arivista.org/?nr=429&pag=17.htm di Alberto di Monte
. https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/04/10/milano-cortina-2026-il-regalone-olimpico-chi-lavora-per-il-comitato-organizzatore-paghera-le-tasse-solo-sul-30-dello-stipendio/5766739/ di Lorenzo Vendemiale
. http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/art/citta-e-urbanistica/2018-08-01/olimpiadi-2026-investimento-376-milioni-portare-giochi-invernali-torino-milano-e-cortina-191520.php?uuid=AE2SotVF