“Nessuno si salva da solo”. E il calcio può rappresentare anche il riprendere in mano la propria vita, prima di ritrovare la libertà oltre le sbarre. È questa la storia dell’ASD Polisportiva Pallaalpiede, una squadra di calcio nata nel 2014 all’interno della casa di reclusione “Due Palazzi” di Padova e che costituisce un esempio unico a livello nazionale di squadra regolarmente iscritta a un campionato di Terza Categoria della FIGC.
La Polisportiva, che ha conquistato per quattro stagioni di fila la “Coppa disciplina” e ha vinto nel 2019 il campionato di Terza Categoria (girone C), ha avuto risonanza mediatica attraverso il documentario di impegno civile intitolato Tutto il mondo fuori, diretto dal regista Ignazio Oliva e andato in onda il 13 maggio 2020 sul canale 9. Il docufilm, le cui riprese sono terminate poco prima del lockdown imposto dall’emergenza sanitaria, ripercorre le storie di tre detenuti del carcere di Padova che, attraverso i progetti formativi e l’inserimento lavorativo, hanno avuto un’occasione di recupero e di rinascita. Troppo spesso la vita quotidiana dentro gli istituti carcerari è caratterizzata da storie di degrado, vessazioni e compressione dei diritti della persona, mentre in questa Comunità, modello avanzato nella gestione penitenziaria, si vuole dare voce ai racconti dei detenuti e dei loro familiari, degli agenti, del cappellano e degli educatori, in un’ottica di speranza.
La narrazione traduce i sentimenti da loro provati, dalla rabbia, alla sofferenza per l’isolamento e per un “fine pena mai”, dalla responsabilizzazione e dal riconoscimento degli errori fino all’esigenza di riscatto. Tra questi vi è Ben Mohamed, un giovane adulto tunisino che deve espiare la sua pena dopo un passato di spaccio di sostanze stupefacenti e di furti. La molla che ha fatto scattare il suo desiderio di rivalsa e di cambio di prospettiva è stata la vicenda legale che ha coinvolto la madre la cui prima visita in carcere viene raccontata con commozione. Il ragazzo ha ringraziato la direzione penitenziaria di Padova per le numerose attività a cui ha potuto accedere e con entusiasmo e ironia, tipica della sua giovane età, ha preso parte alla squadra di calcio anche per via della presenza di una presidente donna. Per Ben e i suoi compagni il calcio è sfida, è condivisione, è opportunità formativa, è possibilità di espressione, è confronto rispettoso, è rimettersi in gioco e tutto questo è portato avanti attraverso gli scarpini di 30 giocatori, in condizione di detenzione a medio o lungo periodo, che nel campo dimostrano resilienza, lealtà e solidarietà, valori da veicolare all’interno del contesto carcerario. È fondamentale, infatti, affinché sia realmente applicabile l’art. 27 della Costituzione, secondo cui «le pene devono tendere alla rieducazione del condannato», che l’insieme delle attività ludico-ricreative e sportive siano organizzate valorizzando le capacità personali dei detenuti e neutralizzando tutti gli effetti negativi che sono prodotti dalla detenzione. Il tempo libero, attraverso la forma del calcio, si pone come uno spazio educativo in grado di offrire stimoli e come un’occasione di comunicazione, grazie al contributo dell’Associazione no profit Nairi Onlus che ha l’obiettivo di migliorare il rapporto dei detenuti con il loro corpo e con le regole, e, infine, di favorirne l’integrazione, considerando la composizione multietnica della squadra.
Se si considerano i dati statistici italiani, le misure alternative alla detenzione unite all’apprendimento di un mestiere come la possibilità di far giocare i detenuti più idonei in maniera continuativa in società calcistiche di Terza Categoria, riducono del 70% la recidiva nella popolazione carceraria.
Di conseguenza la pratica sportiva calcistica può essere sicuramente la base di un percorso di reinserimento sociale dei detenuti, attraverso il coinvolgimento della società esterna che sostiene i costi di partecipazione al campionato, i costi di manutenzione, di tutto il materiale tecnico e delle attrezzature sportive.
In uno degli ultimi match prima dello stop forzato all’attività agonistica causato dall’emergenza da Covid-19, i ragazzi della Polisportiva Pallaalpiede, sotto la guida attenta del Mister Fernando Badon, hanno dato prova del loro valore rimontando, dopo un primo tempo sottotono, con la squadra della Valsugana, in vantaggio di tre goal. La partita si è conclusa 4 a 3 con una doppietta del capitano Costanzo (per lui 17 reti in 16 gare) e goal di Daniel Pandelea e Rony Miah.
L’esperienza di restrizione su scala globale, dettata dal Coronavirus, ha stravolto le vite di tutti noi, rendendo ancora più isolati i detenuti rispetto alle relazioni con il mondo esterno. Immaginiamo che sia stata dura rinunciare al momento di svago e di crescita personale grazie al confronto con gli avversari, i dirigenti e gli arbitri, unico canale di comunicazione con la vita oltre le sbarre…
In attesa di rivedere altre incredibili vittorie, non appena ci saranno le condizioni per riprendere i campionati anche nelle categorie minori, il nostro auspicio è che questa storia possa essere un esempio da emulare e che tutte le istituzioni penitenziarie possano diventare, attraverso lo sport, luoghi di maggiore umanità e dignità.
Viola Mancuso