Quello che state per leggere è un racconto sull’amore per la maglia biancorossa dell’1. Fussballclub Union Berlin, la squadra più punk di Germania.
L’Union è da sempre la squadra “contro” della capitale tedesca.
Una storia fatta di contrarietà all’establishment della DDR, stadi ricostruiti dai propri tifosi, quei tifosi che hanno letteralmente donato il sangue per salvare i biancorossi dal fallimento, una continua ricerca di libertà e odio totale verso i nazisti, una storia fatta di vigilie di natale passate tutti insieme dentro lo stadio a regalare qualcosa a chi non poteva permetterselo. Tutto questo lontano dai riflettori e da qualsivoglia tentativo di brandizzazione della propria immagine sportiva e politica. L’Union fa storia a sé e gli Unioners non si possono incasellare in nessuna categoria conosciuta, sono identitari ma aperti al mondo. Lo so, sono le parole di un innamorato. Un amore di quelli che nascono da adulti e di cui nemmeno ti accorgi. Vengono fuori lentamente e crescono dentro di te e quando ci sono non riesci più a mandarli via. Ti accorgi che devi viverli e ti lasci travolgere.
Anche in Italia si è cominciato a leggere molto su questa squadra. Perché? Sicuramente la prima partecipazione alla Bundesliga ha fatto la sua parte. Dopo una cavalcata pazzesca nella Zweite Liga 2018/2019, culminata con la vittoria nello spareggio contro lo Stoccarda, la nostra piccola squadra proletaria si è ritrovata in mezzo ai grandi colossi del calcio, dai bilanci milionari. Di strada ne è stata fatta tanta dalla sua fondazione all’unico trionfo della sua storia, quello nella FDGB Pokal (Coppa di Germania Est) del 1968, dalla finale persa della Coppa di Germania 2000/2001 alla campagna europea della stagione successiva. Oggi tutti speriamo che questa strada sia ancora molto lunga e che ci conduca a un avvenire in cui il grido Eisern Union si sentirà di nuovo in tutta Europa e perché no in tutto il mondo.
Ma andiamo con ordine.
Io e due amici, nonché compagni di curva, decidiamo di farci una trasferta calcistica in Europa. Ci abbiamo messo un anno per decidere. Il motivo è semplice. Ormai non siamo più di primo pelo e tra lavoro, famiglia, figli e il calendario della squadra che seguiamo, il Pisa, è complicato spostarsi per andare a vedere una partita fuori dai confini nazionali ma prima che l’idea finisca nel cesso, prendiamo il toro per le corna e finalmente andiamo a Berlino a vedere l’Union.
La data della partita è il 23/11/2019, alle 15.30, contro il Borussia Mönchengladbach. Arrivare non sarà difficile perché da Pisa la compagnia low cost Ryanair vola diretta verso la capitale della odierna Repubblica Federale di Germania.
Partenza il venerdì all’ora di pranzo e ritorno la domenica in mattinata. Per dormire troviamo un ostello nella Mitte, pieno centro della città. Prenotiamo tutto al volo. Ormai non possiamo più tirarci indietro.
Il giorno della partenza siamo elettrizzati. Ci sembra di essere tornati ragazzini e gli altri viaggiatori si domandano cosa abbiano da essere così felici tre quarantenni italiani che se ne volano verso il freddo teutonico. Sono sensazioni che chi non è abituato a vivere gli stadi non può capire. Atterriamo a Schönefeld in perfetto orario. Il ruolino di marcia prevede di andare subito a Köpenick, il quartiere dell’Union. Lì ci sono lo stadio, lo store ufficiale, la sede della società. Dobbiamo trovare il biglietto. Siamo partiti senza averlo comprato. Ci abbiamo provato. Magari non ci crederete ma ci abbiamo provato e devo dire, a nostra discolpa, che il sito ufficiale è stato in manutenzione per varie settimane e una volta partiti ci siam detti che lo avremmo trovato in loco. In qualsiasi modo.
Köpenick si trova nell’estremo sud-est di Berlino. In quella che un tempo era la principale arteria operaia di Berlino Est.
Quando esci dalla S-bahn Köpenick sei catapultato indietro nel tempo. Il quartiere presenta ancora molti segni della Repubblica Democratica Tedesca. Attraversi interi blocchi composti da stecche enormi di colore grigio, passi accanto a fabbriche di dimensioni gigantesche oggi abbandonate, come quella dell’AEG, poi ci sono anche i parchi e la grande quantità di verde che ti libera i polmoni, le decine di biciclette che ti sfrecciano accanto. C’è anche il presente, ovviamente. Berlino è la città europea in cui il “progresso” è più tangibile. Eppure anche a un romantico come me non dà fastidio la commistione tra presente, passato e futuro. Sarà la sua estrema funzionalità, la garanzia di una totale precisione, la calma delle persone nonostante siano sempre in movimento, non saprei dirlo con precisione, ma Berlino mi ha dato la sensazione di essere tremendamente accogliente nonostante il freddo glaciale del suo clima. Ci facciamo qualche chilometro a piedi dentro al quartiere per registrare visivamente quello che ci circonda e dopo circa mezz’ora di cammino ce lo troviamo davanti, l'An der Alten Forsterei, la tana degli Unioners. Prima di entrare nel parcheggio vediamo sulla destra la vecchia casa del guardiabosco, quella che da il nome allo stadio. Facciamo la foto di rito e ci dirigiamo a gran velocità verso lo store ufficiale che è attaccato al Sektor 2, la curva dei tifosi di casa. Diamo un’occhiata da fuori e già non stiamo nella pelle. Entriamo e, dopo aver comprato sciarpe e adesivi, chiediamo al commesso se ci sono ancora biglietti disponibili. La sua faccia stranita ci fa capire che la nostra è una richiesta assurda. Lo stadio è sempre pieno e per trovare un biglietto devi essere socio della squadra. Sono € 120,00 a inizio stagione che ti garantiscono la possibilità di comprare l’abbonamento, fino a 2 biglietti a partita al Forsterei, il diritto a candidarsi a ruoli dirigenziali nella società e a votare all’assemblea annuale dei soci. Per me che non ho mai fatto la tessera del tifoso per entrare nel mio stadio una proposta come questa suona strana. Però sono cose diverse. Fare la tessera dell’Union significa diventare parte integrante della sua comunità, poter dettare la linea sulle questioni di marketing, stabilire i criteri di accesso e vivibilità dello stadio, indicare le politiche societarie nell’ambito sociale. Non c’entra niente con la limitazione alle libertà individuali e la trasformazione del tifoso in cliente che si porta dietro la tessera del tifoso.
I biglietti sono esauriti. Superato lo scoramento iniziale ci dirigiamo verso il ritrovo del tifo organizzato che abbiamo incrociato venendo verso lo stadio.
Ci avviciniamo con il dovuto rispetto e cerchiamo di parlare con qualcuno ma sono troppo impegnati a preparare la coreografia per la partita del giorno.
Torniamo allo store ufficiale per comprarci un altro paio di gadgets. Il commesso a cui avevamo chiesto dei biglietti non c’era più. C’è una ragazza al suo posto. La tentiamo di nuovo. Le poniamo la stessa domanda e lei ci risponde allo stesso modo. Biglietti esauriti. Perché abbiamo chiesto di nuovo? Sai mai che qualcuno abbia rinunciato in questo lasso di tempo e che si compia un miracolo. Tentare vale sempre la pena.
Facciamo per andarcene quando ci ferma un inglese che aveva ascoltato la nostra conversazione. Ci racconta che lui è venuto da Manchester per vedere la partita e che ha 2 biglietti perché ha deciso di diventare socio. Gli ricordiamo i suoi tentativi le prime volte che è venuto a Berlino. A un certo punto si guarda intorno e ci da una dritta: “Domattina. qualche ora prima della partita, dovete andare al bar dei tifosi che si trova appena fuori dalla stazione. Prendetevi una birra e cercate il tipo giusto perché lì di solito si trovano i biglietti per la partita”.
Non sappiamo quanto ci sia di vero in quel che ci dice ma siam venuti fin qui per andare allo stadio e proveremo anche questa.
Fuori si è fatto buio.
Torniamo alla stazione e ce ne andiamo all’ostello. Usciamo per mangiarci un paio di bratwürst e scoppiare qualche lager di quelle serie.
Andiamo a letto presto perché l’indomani ci aspetta un giro rapido della città prima di tornare a Köpenick.
La mattina ci alziamo presto e ci facciamo un giro per il centro. Visitiamo il Point Charlie più famoso e quelle zone in cui i pezzi di muro sono ancora in piedi. Però la cosa che più mi impressiona è il memoriale costruito laddove una volta c’erano il comando delle SS e della Gestapo. Un museo gratuito che è una cazzotto nello stomaco costante ma necessario.
L’ennesima dimostrazione di come la Germania almeno ci provi a fare i conti con il suo tragico
passato, a differenza nostra.
“Sono le 11:30”, faccio agli altri. Entriamo nella prima stazione della metro e ci dirigiamo verso la nostra meta. Arriviamo lì verso le 12:30. Ci prendiamo qualche birra. La situazione sembra tranquilla ma siamo comunque degli italiani in uno dei bar del tifo duro dell’Union e non conosciamo nessuno. Paolo si fa coraggio e chiede alla barista se conosce qualcuno che abbia dei biglietti da vendere. Sul momento lei fa finta di non sentire. Torniamo al tavolo e ci beviamo le nostre lager. Dopo qualche minuto la ragazza si presenta da noi e ci indica un tizio a cui andare a chiedere. Paolo, l’unico di noi che sa il tedesco, si avvicina e chiede. “Quanti?” ci fa lui. È fatta, pensiamo. Poi si tira indietro farfugliando qualcosa di incomprensibile. Ci consiglia di andare nel bosco dietro la Sektor 2 e di provare lì. Beviamo le birre tutto d’un sorso e ci incamminiamo rapidamente verso lo stadio. Stiamo per vivere una delle tante meraviglie che ti regala questa magnifica squadra. La camminata verso il Forsterei è unica. Facciamo uno stop per ricarica birra alloAbseitsfalle-Fankneipe, sosta obbligata per tutti i tifosi dei settori popolari. La tappa successiva è il sentiero che costeggia la ferrovia e che si inoltra nella foresta. Quando cominci a percorrerlo ti senti fremere perché sono tutti euforici. Il sentiero si ricongiunge con Friedenstraße e arriva esattamente dietro il Sektor 2. Ci guardiamo intorno. Iniziamo achiedere informazioni sui biglietti. Nessuno ci dà retta. Poi il colpo di genio, Vito tira fuori lo smartphone e scrive “Suche Tickets”- “Cerchiamo biglietti” e comincia a tenerlo a mo’ di cartello. Io faccio lo stesso. Dopo una decina di minuti un gruppo di under 18 si avvicina. Ci chiede da dove veniamo. Spieghiamo loro che siamo tifosi dell’Union e che siamo venuti apposta dalla Toscana. A quel punto ci vendono i loro biglietti a prezzo di acquisto. Noi non crediamo ai nostri occhi. Loro ci dicono che avranno molte altre occasioni per vedere la loro squadra del cuore. Questa è la comunità Rot und Weiß di cui tanto si parla. Scompaiono in mezzo alla folla dopo il centesimo ringraziamento. Siamo pronti. Ci mettiamo in fila. I controlli sono inesistenti se pensiamo a ciò che dobbiamo subire per entrare allo stadio in Italia. All’interno troviamo 3 birrerie all’aperto, vari banchini di venditori di salsiccia, di panini al salmone e di pretzel. Facciamo scorta di beveraggi e panini ed entriamo nel settore. L’atmosfera è meravigliosa. Tutti in piedi e cantano. Magari rispetto ai nostri standard ci pare che ci sia un po' meno calore ma il ritmo dei cori è incessante dal primo all’ultimo minuto. L’Union va sul 2-0 e lì scatta il delirio. Tale Franz, un armadio di 2 metri per 2 si avvicina, e ci dice “Italienish...Come back eh? Come back?”. Poi abbraccia Paolo. Ai cori si unisce anche Klaus con la piccola Marghrethe in braccio, poi arriva anche l’enorme Heinz che beve contemporaneamente due birre. Esultiamo tutti insieme. Questa è la magia dello stadio a qualsiasi latitudine. Le differenze sociali scompaiono e la mania per la vittoria ci rende tutti uguali. Ci giriamo tutti verso il campo dello quando Vössi, il giovane capo ultras, lancia forte il coro “Union Union”. Tutta la curva alza il pugno chiuso e lo lancia nell’aria a ritmo di tamburo. Un rito collettivo che nessuno avrebbe voluto che finisse mai.
Usciamo dallo stadio con la promessa di tornare. Scambiano i nostri numeri con molti tifosi. Siamo anziani frequentatori di spazi sociali e conosciamo certe dinamiche. Però a sto giro ci facciamo travolgere da tanto entusiasmo e da quel senso di comunità che si vive dentro e fuori dallo stadio. Da novembre abbiamo fatto nuove conoscenze Unioners e abbiamo già progettato tante cose insieme come l’apertura di un fan club italiano, il ritorno in massa al Forsterei, la partecipazione ai progetti sociali della squadra.
L’Union è un’idea di società che parte da un pallone in fondo alla rete e che arriva al sostegno di chi ha bisogno. Una connessione difficile da trovare altrove.
Eisern Union Eisern Union
Immer wieder Eisern Union
Immer weiter ganz nach vorn
Immer weiter mit Eisern Union!
Dario Focardi