In occasione dell’uscita di “Federico Ovunque” (https://bit.ly/2CpSxHr), scritto da Daniele Vecchi per Hellnation Libri, pubblichiamo in anteprima la prefazione al volume, scritta dal papà di Aldro. A Lino, così come a tutti i familiari e agli amici di Federico, va la nostra solidarietà incondizionata e tutto il nostro affetto, insieme all’ammirazione per l’ininterrotta battaglia condotta nel nome della memoria, della giustizia e della libertà. Federico vive!
Anche quest’anno qualcuno mi avrebbe chiesto: «Cos’ha fatto la Spal?».
Sorrido nel pensare che quel qualcuno, ogni domenica nell’anno trascorso, è stato lì a guardarci accarezzato dal vento, grazie a chi ha pensato di adottarlo come amico, come fratello, per non far vincere la morte; e per non far vincere chi, di quella morte orribile, resterà per sempre il responsabile.
Meravigliosa e commovente l’idea di quella bandiera dei ragazzi della Curva Ovest che nonostante tutto, alla faccia di un mondo malato di troppe cose, ha restituito a quel ragazzo, mio figlio, il calore e l’affetto di tanti cuori, quasi come a cercare di sconfiggere quel freddo bestiale, inenarrabile, che Federico incontrò una fredda e maledetta mattina di quindici anni fa.
Un messaggio, quella bandiera di pace e di “tifo” per la vita, spontaneamente nato dal cuore, che ha visto uniti tanti ragazzi anche di altri bellissimi colori della nostra meravigliosa Italia, incredibilmente puniti con delle sanzioni in vari stadi e in diverse occasioni, solo per aver aperto i loro cuori con innocue immagini di Federico da “vivo”, in segno di solidarietà a un ricordo di un ragazzo ucciso senza ragione.
Quasi a sbandierare al cielo la vita.
Quasi di monito e di insegnamento a chi di quella vita (o di una lunga lista di tante altre vite strappate), pur avendo l’obbligo di preservarla, non ci ha capito mai nulla, e forse non ci capirà mai nulla. Con l’aggravante insopportabile, almeno per un paese che si ritenga normale, che quasi sempre gli autori di simili orrori escono premiati.
Ragazzi della Ovest, siete meravigliosi e unici.
Siete il cuore pulsante della Spal, e questo Ferrara ve lo dovrà sempre riconoscere, anche per le coreografie fantastiche, viste ora attraverso le televisioni di tutto il mondo, e che vi fanno onore. Ma soprattutto per l’apporto di calore umano, continuo e inesauribile, donato a chi quella maglia l’ha indossata e la indossa con onore. Un apporto trascinante e che mai è venuto meno, neppure quando tutto sembrava impossibile. Agli altri, non a voi.
Vi confesso, ragazzi della Ovest, che in quel seggiolino della gradinata, mentre quest’anno guardavo la nostra amata Spal, ogni volta, nel vedere quella bandiera librarsi sopra i vostri cuori, avvolta dolcemente da quell’«ovunque tu sarai, un coro sentirai, e Aldro vive con noi», non ho potuto che sentire con i brividi del cuore quelle sensazioni particolari e indescrivibili di amore di un papà verso altri figli, come se in mezzo a quei cuori, meravigliosamente di colore bianco e azzurro, ci fosse anche quello di Federico.
Chi era Federico?
Uno di voi.
E con voi, e come voi, tutti gli altri ragazzi in giro per l’Italia e per il mondo che hanno adottato Federico come tributo alla vita e all’amore per essa.
A volte penso che piccoli gesti di distensione farebbero bene a tutti. Ma quei gesti non li puoi aspettare solo da una parte, devono arrivare dalle menti e dai cuori. E tantissimi ragazzi lo hanno dimostrato con la loro pacatezza e il loro equilibrio, diversamente da chi quell’equilibrio e quella pacatezza la dovrebbe dispensare.
Comincio a essere stanco di tante cose, anche di questo calcio, e se fosse necessario magari la domenica, invece della Spal mia amata, anche se con molto rammarico, potrei cominciare a dedicarmi ad altro, portando con me Federico, nel mio immaginario, per restituirgli dolcezza e amore, perché se a qualcuno dà fastidio quell’immagine di un figlio, di quando era vivo, che qualcuno con una divisa addosso ha ucciso senza una ragione, vuol dire che anche io gli do fastidio.
Uguaglianza, fratellanza, giustizia, dignità, rispetto, diritti, lavoro… sono parole di cui le persone normali chiedono conto, ma troppo spesso sono parole che esistono solo nelle canzoni.
In un mondo dove molte cose vanno al contrario, e dove troppe volte le versioni ufficiali non coincidono con la realtà dei fatti, resta accesa una luce che non si affievolisce mai.
Quella luce, a me, orfano di un figlio ucciso senza una ragione, continua a tenermi per mano attraverso la passione per la squadra di calcio della mia città, la Spal, con la dolcezza che solo le persone con un cuore e un’anima posseggono.
La parola “ultras” nella mia maledetta storia non è una bestemmia, come potrebbe esserlo per tanti parrucconi ipocriti e benpensanti, ma una bella parola, intrisa di tanti significati e di tanti colori; fatta con il bianco e l’azzurro, portati ogni domenica ad accarezzare il cielo con quella bandiera e quell’immagine, a me cara e commovente sopra ogni cosa. Ogni domenica quell’immagine è lì, a volteggiare con dolcezza ma con sguardo severo, quasi ad ammonire il mondo sulle tante ingiustizie palesi, conosciute e sconosciute.
A quegli splendidi ragazzi della Curva Ovest, nessuno escluso, in ricordo anche di chi di loro continua a seguire ogni sogno dal secondo anello, va il mio affetto e la mia riconoscenza per tutte le cose belle fatte e che faranno: iniziative meravigliose che, concedetemelo, sanno di vita e di amore, e sono luce per chi resta. Nel fango e nella melma di un mondo che non sa crescere, sono piccole gocce di rugiada sempre capaci di darci speranza.
Lino Giuliano Aldrovandi