Nell'epoca attuale, quando chiedi a qualcuno di fare la classifica dei tre giocatori che hanno indossato il maggior numero di volte la casacca giallorossa, a molte persone ne verranno in mente solamente due: Francesco Totti e Daniele De Rossi. Ma pensando al terzo nome, la maggior parte della gente o dirà un giocatore sbagliato oppure non saprà proprio cosa rispondere.
Per fortuna però ci sarà anche qualcuno che senza ombra di dubbio, e centrando la risposta esatta, saprà tirare fuori il terzo nome. Esso riconduce a un calciatore che, nel ruolo di difensore, vestì la casacca con la lupa capitolina per ben 15 stagioni, dal 1954 al 1969, per un totale di 386 presenze: Giacomo Losi.
Losi nacque il 10 settembre 1935, e per questo proprio oggi festeggia gli 85 anni di età, nel piccolo paese di Soncino nella provincia lombarda di Cremona. Durante la sua infanzia, grazie al convinto antifascismo dei genitori e in particolar modo del padre, prese parte attiva nella Resistenza partigiana.
Questa sua militanza fu parecchio influenzata dalla figura dei due genitori. Difatti, come spiegato dallo stesso Losi, “i miei erano lavoratori che dovevano guadagnarsi la pagnotta. Poi c’erano gli altri, i figli del fascista del paese, che erano i signorini con i soldi. Noi, invece, eravamo ruspanti e pensavamo alla Liberazione”.
Data la sua giovane età, il ruolo che il futuro giocatore giallorosso svolse in quel periodo non era certo quello di imbracciare il fucile. Egli, nello specifico, in sella a una bicicletta (altra sua grande passione sportiva insieme al pallone) percorreva quotidianamente anche decine di chilometri per portare il pane ai gruppi di partigiani che si erano rifugiati sui monti e da lì portavano avanti la loro guerra contro gli occupanti nazi-fascisti.
Oltre a ciò il ragazzo, come la maggior parte dei giovani locali, era mandato in cerca di munizioni e bombe che servivano ai partigiani per combattere i tedeschi.
Una volta terminato il conflitto Giacomo Losi si dedicò totalmente alla sua carriera sui campi di calcio. E, in questo ambito specifico, riuscì a bruciare rapidamente le varie tappe di avvicinamento ai campi della Serie A.
Esordì infatti, ad appena 14 anni di età, nelle file delle giovanili della squadra del suo paese natale, la Soncinese. Nel 1952 fu acquistato dalla Cremonese e, dopo appena due anni, riuscì a farsi notare dalla Roma che lo portò sulle rive del Tevere per otto milioni di lire.
Con la lupa capitolina sul petto scese in campo per la prima volta nel marzo 1955 durante un match contro l'Inter. Oltre al fatto ad aver disputato quasi 400 partite ufficiali Giacomo Losi si guadagnò il soprannome di “Core De Roma” per la sua straordinaria disponibilità nel mettersi al servizio della squadra.
Tutto ciò avvenne in una data ben precisa: l'8 gennaio 1961 durante la partita Roma-Sampdoria allo stadio Olimpico. Allora, nel campionato italiano, non erano ammesse ancora le sostituzioni durante il match. La squadra giallorossa, per questa ragione, si trovò a dover giocare in inferiorità numerica visto che due suoi giocatori si erano infortunati nel corso del match. Uno di questi due era Losi, che rimediò uno strappo inguinale.
Il difensore, però, non abbandonò il terreno da gioco ma rimase in campo per “fare numero”.
Verso la fine del match lo stesso Losi riuscì a segnare di testa il gol del definitivo 3-2 su un cross arrivato dopo un calcio d'angolo. Questa sua grande tenacia lo fece diventare automaticamente un beniamino dei tifosi romanisti che non ci misero molto a soprannominarlo “Core De Roma”, appellativo in uso ancora oggi.
A rafforzare questo soprannome fu anche il forte attaccamento al club che Losi dimostrò. Ad esempio, nella primavera del 1962, nel ritiro azzurro della Nazionale, il centrocampista dell'Inter Italo Allodi cercò di convincerlo a trasferirsi nella città meneghina, sponda nerazzurra.
Nello specifico gli disse: “Non voglio neanche sapere quanto prendi oggi, noi dell’Inter ti diamo tre volte tanto, la cifra dilla tu”. Nonostante la proposta, Losi decise di rimanere a Roma legando il suo nome ai colori giallorossi e consacrandosi come leggenda della squadra della Città Eterna.
Nei corso dei 15 anni di carriera sulle rive del Tevere, Losi vinse due Coppe Italia e una Coppa delle Fiere.
Dopo l'addio alla casacca capitolina non fece passare molto tempo prima di appendere gli scarpini al chiodo e cominciare una abbastanza sfortunata carriera da allenatore che gli fece girare l'Italia fino alla metà degli anni Ottanta.
Il suo spirito “militante”, venuto fuori durante il periodo della Resistenza, non lo abbandonò di certo. Alcuni anni fa, infatti, l'ex difensore ha fondato una vera e propria squadra di calcio popolare: l'ASD Nuova Valle Aurelia nello storico quartiere della zona di Roma nord-ovest, a due passi da Monte Ciocci.
Proprio nella “Valle dell'Inferno” aveva giocato, dalla metà del XX secolo, la Stella Rossa che era stata la squadra tifata dai lavoratori impegnati nelle numerose fornaci della zona. Ma questa, come si dice, è tutta un'altra storia...
Roberto Consiglio