L'11 settembre è una data che, dal 2001, ha assunto un solo e specifico significato nel panorama occidentale. In quello stesso giorno però, qualche anno prima, si sono verificati altri due eventi che a parere di chi scrive vanno ricordati: il colpo di stato in Cile nel 1973 e la morte del cantante Peter Tosh nel 1987.
Sul golpe nel paese sud-americano, guidato dal dittatore Augusto Pinochet che potè contare sull'appoggio degli Stati Uniti d'America di Nixon per rovesciare il governo socialista di Salvador Allende, sono state raccontate parecchie storie riguardanti l'ambito sportivo in generale. Sul cantante dei Wailers, invece, non si è trovato quasi nulla che lo potesse ricondurre al panorama sportivo.
Ma andando un po' più a fondo nelle ricerche è venuta fuori una storia molto interessante che vale la pena raccontare.
Peter Tosh, il cui vero nome all'anagrafe era Winston Hubert McIntosh, nacque il 19 ottobre 1944 nel villaggio di Grange Hill situato nella Giamaica nord-occidentale. A 15 anni decise di trasferirsi e andò a vivere nel ghetto di Trenchtown a Kingston, la capitale della piccola isola caraibica.
Proprio qui Tosh conobbe, grazie al suo maestro di chitarra Joe Higgs, due giovani musicisti del luogo: Robert Nesta Marley e Neville O'Riley Livingston (da tutti conosciuto come Bunny Wailer) e con loro decise di mettere su un trio musicale. Tale trio nel 1962 registrò, grazie all'intuizione del produttore musicale Clement Coxsone Dodd, il suo primo pezzo dal titolo Simmer Down: con questa canzone cominciò ufficialmente l'avventura musicale del gruppo chiamato The Wailers.
Nel corso degli anni, parallelamente ai successi musicali raggiunti grazie ai dischi prodotti, i tre componenti del gruppo si avvicinarono sempre di più alla filosofia della religione rastafariana. Ma fu proprio in quel momento che cominciarono a venire fuori le differenti vedute tra di loro.
Difatti, mentre Marley e Wailer seguivano il filone meno ortodosso del rastafarianesimo, Peter Tosh diventò l'anima più ribelle e militante dei tre, che cercava ogni volta di mettere nero su bianco la sua netta contrapposizione alla corrotta Babilonia. Una presa di posizione troppo estrema che Bob e Bunny non vedevano di buon occhio.
Nel 1972, inoltre, avvenne un evento che portò allo scioglimento del trio nel giro di pochi mesi. Quell'anno infatti i Wailers firmarono un contratto con l'etichetta discografica della Island Records, fondata dal produttore inglese Chris Blackwell. Blackwell però, fin da subito, fece capire che prediligeva la figura di Marley relegando quelle di Tosh e Livingston a un ruolo di minore importanza.
Questo fatto, legato ad alcune scelte riguardanti i tour, portò a una rottura insanabile tra i tre cantanti. Per questi motivi, nel 1974, Peter Tosh abbandonò i Wailers e iniziò una carriera musicale da solista durante la quale riuscì a mettere in mostra il suo lato puro e militante.
Difatti da questo momento Tosh, nelle sue canzoni, trattò di molti argomenti che gli stavano particolarmente a cuore e che finora non era riuscito a trattare in maniera chiara. Alcuni esempi possono essere la legalizzazione della marijuana, la lotta contro il razzismo e il concetto di panafricanismo.
Durante la carriera da solista, non a caso, McIntosh pubblicò quelli che vengono considerati i suoi migliori album di sempre. Tra questi possiamo citare Equal Rights del 1977, Bush Doctor del 1978 pubblicato grazie al supporto del frontman dei Rolling Stones Mick Jagger e No Nuclear War del 1987 che vinse il Grammy Award come miglior album di musica reggae di quell'anno.
Purtroppo Peter Tosh non poté godersi a lungo questo ambito premio conquistato grazie al suo lavoro. La sera dell'11 settembre 1987 infatti, ad appena 42 anni di età, morì nella sua casa di Kingston durante una rapina.
Ad aprire il fuoco, una volta che il cantante si rifiutò di consegnare la quantità di denaro richiesta, fu un malvivente locale, Dennis “Leppo” Lobban. Insieme al cantante giamaicano persero la vita anche sua moglie Joy e un loro caro amico dj che si chiamava Jeff “Free-I” Dixon.
Oltre alla passione per la musica e il credo nella religione rastafariana, Marley e Tosh condividevano anche un altro grande interesse: quello per lo sport. Seguendo il detto mens sana in corpore sano, in cui può rientrare a pieno titolo il concetto legato al credo rastafariano di prendersi cura del proprio corpo, questi due artisti non tralasciavano certo l'ambito della pratica sportiva.
Bob Marley infatti, come da noi descritto in precedenti articoli, era un grande appassionato di calcio e corsa. Peter Tosh, invece, si avvicinò con il passare degli anni al mondo della arti marziali e in particolare a quello del kung fu.
Partiamo da un presupposto importante: Winston Hubert McIntosh non aveva imparato bene tale disciplina sportiva per attaccare. Egli lo praticava semplicemente per il benessere del corpo e per eventuali situazioni in cui dovesse essere necessario difendersi.
Questa passione di Tosh per il kung fu non era nata così a caso. Egli, infatti, era un grande fan niente meno che di Bruce Lee, storico attore e artista marziale morto come il cantante giamaicano a 42 anni di età, di cui conosceva a memoria due film: Dalla Cina con furore e L'urlo di Chen che terrorizza anche l'Occidente.
I due personaggi, secondo varie testimonianze, avevano lo stesso atteggiamento scontroso e cercavano di portare avanti le proprie idee senza paura. Entrambi, inoltre, avevano uno specifico nemico da combattere: Lee i suoi vari avversari nei combattimenti mentre Tosh gli ideali corrotti del cosiddetto Babylon system.
Solamente su una cosa queste due figure differivano: la provenienza delle stesse arti marziali.
Difatti, sebbene sia conclamata che tali discipline siano nate e si siano sviluppate in Cina e Giappone, Peter Tosh era convinto che esse provenissero dalla sua amata Africa e che facessero parte della cultura intrinseca di quell'enorme continente.
Tosh era così bravo nelle arti marziali che usava alcuni movimenti legati a esse durante i suoi concerti dal vivo. Ad esempio durante il live tenutosi a Toronto nel 1979 l'artista giamaicano diede prova della sua abilità sfoggiando, per pura dimostrazione, alcuni colpi mortali di arti marziali in cui erano fondamentali alcune basi di queste stesse discipline sportive, ad esempio l'agilità e l'equilibrio.
L'equilibrio non fu certo un ideale che caratterizzò la vita dell'artista giamaicano. Secondo alcuni fu proprio questo disequilibrio che lo portò alla morte visto che, nel corso della sua vita, Tosh si fece numerosi nemici sotto vari punti di vista.
Ma questo poco importa. In chiusura del pezzo mi piacerebbe ricordare la figura di questo artista in maniera che più semplice non si può: su un palco durante uno dei suoi coinvolgenti live in cui grida tutto il suo disprezzo contro la corrotta Babilonia.
Roberto Consiglio