La fotografia, al giorno d'oggi, può rivelarsi uno dei più importanti mezzi di comunicazione. Quante volte si è riusciti, tramite un'immagine scattata da una qualsiasi macchina fotografica, a trasmettere emozioni o visioni del mondo difficilmente raccontabili?
Più foto messe insieme, a loro volta, riescono a descriverci in maniera chiara e nitida una situazione che, tramite l'uso di semplici parole, rischia di essere raccontata in maniera del tutto distorta.
Un esempio chiaro della potenza della fotografia lo si trova nel libro Oltre il ring. Come la boxe ha cambiato una borgata. Questa opera prima di Daniele Napolitano e Giovanni Cozzupoli, edito dalla casa editrice Il Galeone, si concentra su un luogo di Roma in particolare: la borgata del Quarticciolo e la sua palestra popolare.
Vi è un numero importante che incontriamo più volte nel corso del racconto: sedici. Sedici sono infatti le corde che circondano un ring di boxe e che dividono, in qualche modo, ciò che succede all'interno di esso da ciò che accade al di fuori.
Ma il fuori e il dentro il ring sono al contempo fortemente collegati tra loro. Sul ring infatti il pugile mette in pratica tutto quello che il suo allenatore gli ha insegnato al di fuori di esso, magari durante un allenamento in palestra o in un parco all'aperto.
Oltre il ring non è un semplice libro ma un vero e proprio reportage che comprende sia immagini che parole. Napolitano, infatti, ha contribuito con un ricco repertorio fotografico. Queste fotografie ci aiutano a dare uno sguardo a 360° sulla situazione nella borgata tra la via Prenestina e la Togliatti.
Cozzupoli, invece, ha realizzato una serie di testi, alcuni dei quali scritti rigorosamente in dialetto romano. In essi ci viene descritto forse il più importante avvenimento che ha interessato la locale palestra popolare negli ultimi anni: l'esordio del primo atleta, cresciuto all'interno della palestra popolare, tra i pugili federali.
Bizio, questo il soprannome del ragazzo in questione, ha una figura molto importante di riferimento: Manu, il tecnico federale di secondo livello cresciuto dalla parte opposta della città, nella periferia nord, ma adesso punto di riferimento della borgata.
Il rapporto tra i due va oltre quelle famose 16 corde che racchiudono un ring. Questo forte legame è un insegnamento che, a via Ostuni 4, viene ripreso dalla scuola di boxe cubana.
Nella piccola isola caraibica, infatti, la boxe è vista come un vero e proprio percorso di salvezza sociale che non si limita al solo tempo passato in palestra o a combattere un match.
Anche nella borgata romana i ragazzi che si allenano nella struttura sportiva vengono seguiti 24 ore su 24. Non si cerca di “togliere loro dalla strada”, come viene troppo spesso richiesto da alcune menti politiche illuminate di questo paese. La strada, infatti, non è solo sinonimo di degrado. Può essere anche un spazio dove crescere in maniera positiva. Basta solo capire su che lato di essa concentrarsi.
Il lavoro dei ragazzi al Quarticciolo sta dando i suoi frutti per i risultati raggiunti. Bizio, non a caso, è solo il primo dei ragazzi della borgata romana che è riuscito a levarsi qualche soddisfazione per quel che riguarda le prestazioni.
Giovani come Milos e Amr, che non a caso vengono scelti da Napolitano come alcuni dei personaggi principali delle sue foto, rappresentano il futuro della palestra popolare. Entrambi oltre alla bravura sul ring rappresentano uno spaccato dell'universo dei figli di migranti che abitano le periferie delle nostre città.
In questi contesti le famiglie provenienti da altri paesi troppo spesso vengono inquadrate seguendo la becera logica salviniana del “prima gli italiani”. I due ragazzi della borgata di Roma Est sono però riusciti ad andare contro questa rappresentazione, a convivere con i residenti locali e a diventarne poi i beniamini tramite le loro prestazioni coi guantoni.
C'è anche Valeria, una delle tante donne che si sono avvicinate alla palestra del Quarticciolo. Il rapporto è stato così intenso che oggi “the gipsy queen” (questo è il suo soprannome) rappresenta fortemente l'animo femminile della struttura di via Ostuni.
Tutto questo nonostante il mondo del pugilato sia visto, la maggior parte delle volte, come un ambito sportivo solamente adatto ai maschi. La storia di Valeria, che ha dato il via a un gruppo di allenamento di sole ragazze, ci fa capire quanti siano i muri di gomma che il mondo della boxe popolare deve ancora oggi buttar giù per farsi accettare a pieno nell'immaginario collettivo.
La collettività è quella base fondamentale da cui tutto è partito. Al Quarticciolo, infatti, la palestra è seguita da tutte e da tutti senza alcuna distinzione di età.
Questa unione ha rappresentato uno dei fattori che hanno contribuito a far conoscere il nome della borgata nel mondo del pugilato romano. Una collettività che si è rivelata fin troppo “invadente” come si intuisce nel corso del racconto.
In questi giorni di pausa estiva sono molti coloro che stanno cercando qualche bel titolo da leggere in vacanza. Penso che Oltre il ring sarà un'ottima scoperta sotto questo punto di vista.
Visto che, come ci dice più volte Valerio Nicolosi nella postfazione all'opera, dalle parti del Quarticciolo “non abbiamo niente, per questo vogliamo tutto”.
Roberto Consiglio