L’emozione non ha voce, diceva qualcuno, e molti di noi ieri quella voce l’hanno persa dentro quel campo agognato che è quello dei Cavalieri di Colombo per sostenere i propri colori. L’emozione però rimane, tanta, forte, indelebile come tutte quelle volte che il calcio popolare e lo sport popolare in generale riescono nell’impresa di costruire quel suo pezzo di mondo a loro immagine. Sì, proprio quello dello slogan “un altro mondo è possibile”, anzi necessario.
Sabato scorso, nel giorno del ricordo della scomparsa di uno dei figli prediletti di San Lorenzo, Valerio Marchi, e nell’anniversario della scomparsa di Federico Aldrovandi, le migliori espressioni del calcio popolare romano si sono incontrate nel cuore di San Lorenzo nei campi appunto dei Cavalieri di Colombo. L’Atletico San Lorenzo, la più grande e storica compagine romana di calcio popolare, l’emergente e calorosa Borgata Gordiani e la sempiterna e multirazziale Liberi Nantes, per un triangolare dedicato proprio alla memoria di Valerio. La giornata è stata sentita ed emozionante di suo, proprio per il significato di ricordo di due compagni scomparsi troppo prematuramente che si è svolta nel pomeriggio in una Piazza dell’Immacolata piena e interessata, con un parterre eccezionale di relatori che con i loro puntuali interventi, moderati da un emozionato Duka, hanno sviscerato ricordi commossi, ed esaltato il verbo e gli insegnamenti di Valerio.
La mattinata è stata pregna di momenti esaltanti. Innanzitutto, dopo quasi due anni si ritornava sugli spalti a cantare e sul campo a competere per un trofeo. E lo spettacolo non si è fatto attendere, un tripudio di bandiere, striscioni e fumogeni ha accompagnato tutta la durata del Memorial. Da una parte, l’Atletico ha ottenuto un punto nella battaglia per la concessione del campo, unico campo a 11 del quartiere, destinato per volere del vil danaro, e con l’avallo dalla fondazione (ricchissima peraltro), a essere trasformato in campi da padel e calciotto per monetizzare le passioni e assecondare le mode del momento. Da otto anni l’Atletico con tutte le sue forze cerca di impedire questo progetto, e ieri ha dimostrato che questa ostinazione ha un senso. Atletici di tutte le età, bambini, ragazzi del giovanile, ragazzotti in odore di adolescenza, vecchi attempati, gestanti, poltroni della domenica, ex giocatori rossoblu, ragazze e ragazzi di altre discipline si sono ritrovati con la benedizione di quelle giornate di fine estate che solo una Roma compiacente può regalare, tutti insieme come non si vedeva da tempo. Era incredibile vedere le figure di sempre, militanti e lanciacori, in perfetta osmosi con alcuni ragazzi cresciuti sotto l’ideale rossoblu cimentarsi in un passaggio ideale di consegne. A proseguire una gradinata granata, anch’essa meravigliosa e militante, che con l’aiuto sempre utile dei tamburi ha saputo ricreare un clima spettacolare all’interno del complesso. Anche lì la bellezza ha fatto da padrone uno spezzone dove ragazze tifose, petti villosi al vento, bambini e nascituri hanno tutti insieme respirato l’aria alternata, a volte pulita, a volte dolciastra dei fumoni, a volte irritante come la pozzolana. Ma aria vera, aria che sa di domenica, aria che sa di un tentativo di riappropriazione di spazi, non solo materiali, ma anche di spazi di vita, di quei ritmi scanditi, a risate e Borghetti. Tutti insieme tutti con le stesse facce sorridenti e stordite e con le stesse gole irritate. Ma felici. Mi riporto questo a casa e vorrei che fosse sempre, vorrei che il nostro modo di stare insieme si reiteri ogni domenica, che si cresca e che le nostre giuste rivendicazioni siano concesse. Perché non concederle significherebbe perdere un patrimonio umano infinito, immenso. Significherebbe perdere uno spicchio di società, significherebbe che senza il nostro modo di vedere il calcio si sarebbe ancora una volta schiavi di chi decide per noi. Comunque mi permetto di rispondere alla luce di quanto vissuto, ad una delle domande emerse sul dibattito di ieri su Valerio Marchi, e precisamente cosa avrebbe pensato Valerio del movimento calcistico popolare. Beh senza presunzione e dall’alta della sua critica sempre puntuale, ieri avrebbe gioito e riso dei suoi ragazzi e di questo esperimento. Ad maiora Valerio!
Per i più esigenti delle cronache sportive, va detto che il Memorial è stato un successo anche dal punto di vista sportivo: tolti i ragazzoni dei Liberi Nantes che seppur combattivi e coriacei come sempre hanno mostrato dei limiti tecnici notevoli, le due compagini popolari hanno invece mostrato già un buonissimo stato di forma. I granata ancora indietro fisicamente hanno dalla loro un’ottima rosa, mentre i padroni di casa stanno dimostrando, e l’augurio che possano farlo anche in gare ufficiali, una compattezza e delle soluzioni tecniche molto ampie, e alcuni giocatori di livello superiore, che alla fine gli hanno permesso di aggiudicarsi il Memorial con merito. Il sogno e la suggestione con cui vi lascio è che un giorno si possa immaginare una compagine di calcio popolare unica per tutta la città e che si sappia imporre come valida alternativa al calcio dei padroni.
Daniele Poma