Il 25 novembre 2020 il mondo intero si fermava attonito al cospetto della notizia che Diego Armando Maradona era morto. Sì, il calcio perdeva il suo figlio prediletto e milioni di generazioni cresciute con il suo mito improvvisamente si ritrovarono orfane di questo campione. Riuscire a parlare di Maradona in maniera sintetica credo non sia per nulla facile, perché El Pibe è stato tutto quello di giusto e sbagliato che poteva esserci in questo mondo.
Maradona è stato un vero artista, filosofo e poeta del calcio. A tratti non sembrava nemmeno un calciatore, ma un genio dell’architettura: come Mozart che trovava una nota e componeva grandissimi capolavori, Maradona a livello architettonico riusciva a creare gli spazi dove questi non esistevano. I suoi gol erano veramente impossibili, ogni volta che Maradona scendeva in campo non lo faceva per giocare una partita ma per risolvere un equazione a molte incognite, questo lo rendeva davvero un genio della trigonometria applicata al calcio.
Nella sua mirabolante vita si è sempre schierato dalla parte dei più deboli contro ogni forma d'imperialismo presente su questa terra. Non ha mai esitato ad alzare la sua voce colma di rabbia verso ogni forma di sfruttamento presente nella nostra società e questo lo portò anche a pagare di persona certe prese di posizione. Nei suoi anni come numero dieci e capitano del Napoli ha rappresentato il riscatto del meridione italiano spezzando l’egemonia delle squadre del nord (Juventus, Inter e Milan), che fino a quel momento dominavano il calcio italiano, e per questo motivo Maradona, per molti aspetti, ha rappresentato la metafora perfetta della questione meridionale del nostro paese. Possiamo anche dire di tutto il meridione del mondo.
El Pibe è stato un campione carismatico, unico nel suo genere, con l’innata caratteristica di saper trascinare sempre e comunque il popolo dalla sua parte. Napoli non ha mai scordato il suo campione, un anno fa abbiamo ben visto il tributo che la città partenopea ha reso al suo campione, e questo è stato possibile perché Maradona in quella città così popolare e sanguigna seppe adattarsi in maniera profonda arrivando ad amarla in maniera viscerale. Nella sua intensa vita ha saputo incarnare a pieno l’emblema del campione democratico, cioè di colui che riusciva a rappresentare il popolo in tutte le sue sfaccettature, un processo che fu possibile perché le “basi” del Maradona uomo erano situate nella gente comune, cioè nel popolo e le sua tradizioni. Nel 1986, in quella storica partita contro gli inglesi, al Mondiale messicano, Maradona si caricò sulle spalle un intera nazione, la questione della guerra delle isole Falkland (Malvinas) tra Argentina e Gran Bretagna era al centro delle cronache del tempo, e la condusse alla vittoria con due gol passati alla storia come “il gol del secolo” e “la mano de Dios”.
Questo è stato Diego Maradona, un Da Vinci, un Picasso, un Mozart e tante altre cose ancora dello sport e non solo. Una vera icona culturale e sportiva.
Marvin Trinca