Domenica, con la partita inaugurale tra i padroni di casa del Qatar e i sudamericani dell'Ecuador, è cominciata ufficialmente la XXII edizione della Fifa World Cup. La nazionale italiana di Roberto Mancini non figura tra le squadre partecipanti visto che è stata eliminata dalla Macedonia del Nord, la sera del 24 marzo 2022, allo stadio Renzo Barbera di Palermo, dopo la sconfitta con la nazionale di Skopje arrivata con un gol del difensore Aleksandar Trajkovski al 92'.
Il Belpaese, nonostante la figuraccia sul terreno da gioco, si è però assicurato una cospicua partecipazione, nel piccolo emirato del Golfo Persico, durante la rassegna calcistica iridata. Sono infatti ben 560 i militari nostrani presenti a Doha, nel periodo di svolgimento della Coppa del Mondo Fifa, per contribuire alla sicurezza armata del grande evento.
Questa presenza è stata una delle ultime decisioni assunte dal governo Draghi, prima della sua caduta datata 21 luglio 2022 a seguito della sfiducia promossa dal Movimento Cinque Stelle, grazie al decreto riguardante le missioni internazionali per l'anno in corso.
Il governo di Roma con tale accordo, denominato Combined Joint Task Force Qatar, non invierà solo uomini nel Golfo Persico. Il patto firmato, infatti, prevede anche l'arrivo di 46 mezzi terrestri, un mezzo navale e due aerei.
Questa missione, dal punto di vista economico, può contare su un finanziamento pari a circa 11 milioni di euro. Inoltre non prevede un termine di scadenza predeterminato.
La stipula del patto bilaterale ha un scopo specifico. Con esso, infatti, si vuole fornire supporto alle forze armate di Doha per garantire l'implementazione della propria difesa e sicurezza durante lo svolgimento della Coppa del Mondo.
L'evento, secondo una nota dello Stato maggiore della difesa, “potrebbe potenzialmente essere oggetto di attività ostili di natura militare o terroristica condotte da stati terzi, attori non statuali, organizzazioni terroristiche transnazionali o singoli individui”.
Il Qatar stesso, in occasione dello svolgimento della competizione calcistica, ha predisposto una vera e propria task force che conterà sul supporto di 5000 soldati nazionali. A questi si aggiungono le risorse militari inviate da altri paesi (Turchia, USA, Regno Unito e Francia).
Nell'emirato è arrivata anche la Nato. L'alleanza nord-atlantica, così facendo, vuole onorare la stretta collaborazione militare con lo Stato del Golfo Persico che mira a fornire la formazione delle truppe locali contro minacce biologiche, chimiche e nucleari.
La cooperazione tra Roma e Doha, che continuerà anche nel biennio 2023/2024, ha avuto inizio qualche mese fa. Tra maggio e giugno 2022, nella zona di Capo Teulada in Sardegna, si è svolta una grande esercitazione delle truppe italiane e qatariote conosciuta con il nome di “Steel Storm”.
La compartecipazione tra Italia e Qatar, secondo le parole dell'ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini, è “il naturale corollario e il coronamento di una collaborazione tecnico-operativa e industriale avviata da anni e con grosse potenzialità di sviluppo”. Questa, prosegue il ministro del governo Draghi, “è forte e intensa ed abbraccia numerose attività di spiccato valore strategico”.
Il governo di Doha è insomma visto come un partner affidabile per il complesso militare e industriale-finanziario di Roma. Non conta nulla che questo partner sotto numerosi punti di vista, ad esempio i diritti delle donne, dei lavoratori nei cantieri della Coppa del Mondo o quelli delle comunità LGBTQ, abbia più di qualche semplice decisione da dover spiegare.
A voler fare affari con l'emirato vi è un nutrito gruppo di soggetti. Tra questi possiamo citare Leonardo spa, azienda leader nei settori di difesa, aerospazio e sicurezza, e la Ficantieri, uno dei più grandi gruppi navali d'Europa.
Nel corso del tempo si è inoltre allargato il campo degli interessi per cui, in Italia, si guarda sempre con maggior interesse a Doha. Un esempio può essere la crisi energetica in atto dovuta allo scoppio del conflitto in Ucraina del 24 febbraio 2022.
Con l'invasione russa del zona orientale del territorio controllato da Kiev, è cominciata una corsa alla cosiddetta “diversificazione energetica” da parte dell'Occidente. Tra le fonti in questione, un ruolo molto importante lo sta ricoprendo il gas naturale liquefatto (GNL).
In Qatar, grazie alle enormi riserve disponibili, puntano a diventare nel giro di pochi anni uno dei paesi leader a livello mondiale per quel che riguarda la produzione di gas naturale. Per fare un esempio, a tal proposito, possiamo citare il progetto North Field East (NFE) sottoscritto, a giugno del 2022, tra il governo dello stato del Golfo Persico e la multinazionale dell'energia ENI.
In questo modo il Qatar si impegna ad aumentare la propria capacità di esportazione di GNL da 77 a 110 MTPA (milioni di tonnellate per anno). Questo incremento verrà finanziato con un investimento di quasi 29 miliardi di dollari.
Pochi giorni fa il conflitto in Ucraina rischiava di assumere proporzioni ben più tragiche visto che sono caduti dei missili su suolo polacco. Non si è saputo, da subito, da dove arrivassero questi missili e molti hanno detto che erano russi.
Poco dopo i guerrafondai nostrani scrivevano tweet in cui si auspicava una reazione forte e decisa da parte dell'Occidente a questa “provocazione russa”; poi ci si chiede perché vengano cacciati puntualmente da ogni manifestazione per la pace che si svolga in Italia.
Molti occidentali affermano che è in atto un vero e proprio conflitto tra il democratico Occidente e il tiranno Putin che governa il paese senza far rispettare molti diritti fondamentali. Non mi sembra che in Qatar, come ha anche sottolineato chi ha boicottato la Coppa del Mondo, la situazione sia molto migliore rispetto a quella di Mosca da questo punto di vista.
Anche in questo caso però “the show must go on”. E questa volta non ci si riferisce a un fatto avvenuto all'interno del rettangolo da gioco.
Roberto Consiglio