Chi scrive sapeva di dover andare a Crotone nel secondo weekend di marzo già da agosto, non perché abbia conseguito capacità divinatorie, ma perché erano stati appena stilati i calendari di Serie C, e quella sarebbe stata (come d’altro canto in effetti si è rivelata essere) una sfida di altissima classifica, decisiva per la vittoria finale del campionato.
Tuttavia, com’era facilmente ipotizzabile, la sfida è stata posticipata al lunedì successivo per soddisfare le esigenze televisive, inoltre – e anche peggio – il settore ospiti resterà chiuso perché questo sembra essere ormai il nuovo approccio all’ordine pubblico da parte delle istituzioni e delle sue emanazioni “specializzate” nel (non) farlo, nel lavarsi le mani di fronte alle responsabilità attraverso i divieti e quindi astenendosi dal fare quello per cui vengono pagati; un po’ come se un cuoco si rifiutasse di cucinare a un ricevimento matrimoniale, un medico di entrare in sala operatoria dopo un’esplosione in una scuola o un commesso di andare in negozio il primo giorno dei saldi. E probabilmente la cosa più grottesca è l’accettazione, anzi l’assuefazione da parte dell’opinione pubblica (leggi stampa sportiva) che tende a normalizzare tutto ciò anche quando le decisioni si ribaltano più di una volta a ridosso dei match, come nel caso della trasferta a Milano dei leccesi, e c’è stato bisogno che questo mix tra incompetenza e ottusità si riversasse su un club straniero – l’Eintracht Francoforte – a maggior ragione di quella Germania che è all’avanguardia nella tutela dei tifosi, per farci capire che forse questo non è un metodo accettabile in un paese evoluto, facendo finalmente sentire al nostro Esecutivo quel senso di inadeguatezza e di incompetenza (certificate nelle ultime dichiarazioni alla stampa che fanno impallidire il cast di “fascisti su Marte” per quanto sono grottesche ai limiti della fiction) che solo un paese anestetizzato da oltre trent’anni di tv spazzatura e di lavaggio del cervello che manco Alex di Arancia Meccanica non riesce a percepire pienamente.
Eppure, non è stata questa la peggiore porcheria del ministro Piantedosi, tant’è che alla fine mi sono ritrovato ugualmente ad andare a Crotone non per una partita d’alta classifica, ma per portare un minimo di calore umano a chi aveva appena perso tutto per l’ennesima volta e – oltre al danno la beffa – veniva anche colpevolizzato per ciò, e forse ancora di più per segnare una demarcazione tra chi è disposto ad accettare passivamente che la propria terra venga associata a un governo criminale che non ha la benché minima remora a eliminare fisicamente i propri bersagli, esterni o interni, siano essi sui barconi in mare aperto o seppelliti nelle patrie galere e chi invece non riesce proprio a chinare la testa di fronte a tutte queste porcherie.
Anche al costo per esempio di quei 550 euro che sono state comminate all’Athletic Brighela per aver esposto uno striscione non autorizzato in cui veniva espresso un pensiero innocente e neanche rancoroso, ma solo di dignità, solidarietà e costernazione per una tragedia gravissima, accolta con un karaoke dalla nostra classe dirigente che avrà fatto ribaltare nella tomba più volte il povero De André, la stessa classe dirigente che aveva disposto non tanto il minuto di silenzio per le vittime, quanto un messaggio biecamente propagandistico che fortunatamente è stato stoppato dopo i primi anticipi del venerdì sera, riportandoci così direttamente nel 1934 in un batter d’occhio.
Verrebbe quasi da pensare che purtroppo a differenza del passato, adesso non c’è una Macedonia del Nord a sviare l’attenzione dai tanti disastri che avvengono fuori dal campo. E non ci riescono neanche quelle testate giornalistiche roccaforti di repressi e misogini che non riescono a fare altro che partorire battute squallide (come quella su Jankto) senza nemmeno avere il coraggio di metterci la faccia, ma nascondendosi dietro uno pseudonimo o quelle reti televisive di presunti esperti di aria fritta, specializzati nello svilire la figura della donna mandando in onda anche l’otto marzo ragazze che non sono in grado nemmeno di leggere il nome di alcune squadre senza sbagliare gli accenti e che avranno ricevuto un’inquadratura al volto, ogni cinque sul resto del corpo. Nessuno è riuscito a rubare le luci della ribalta al ministro tanto ben descritto dagli ultras del Bayern Monaco, neanche l’ennesimo commento melenso nei confronti del calcio inglese super efficiente, degli stadi funzionanti, dei “luxury box” e “della football experience” totalizzante, mentre si parlava con una tale disinvoltura e naturalezza di centinaia e centinaia di euro da aggiungere al prezzo del biglietto come se si stesse parlando di caramelle che non solo denotano la lontananza dal mondo reale, ma anche una mancanza di rispetto per gli affanni quotidiani della gente comune che vorrebbe prezzi dei biglietti più umani e andare allo stadio senza restrizioni, complicazioni, giornalisti parassiti e leggi cervellotiche.
Poi accade che proprio nella civilissima Inghilterra un vero e proprio monumento al calcio inglese come Gary Lineker venga sospeso dalla BBC per aver criticato (sul proprio account twitter) le nuove misure anti-immigrazione del governo conservatore di Rishi Sunak, roba che se fosse successo al di fuori di quella gabbia dorata (anzi, placcata d’oro) dell’Occidente, sarebbero partite crociate in nome della libertà.
Ma è proprio quando si raschia il fondo del barile che si trovano le forze e gli stimoli per risalire a galla e a (tutti) noi gli stimoli provengono proprio dal punto più basso di questa vergognosa spirale liberticida: dalle migliaia di persone che da tutta Italia hanno raggiunto Crotone sabato, ai diversi ex calciatori, opinionisti nonché al sindacato dei calciatori britannici che si sono schierati con Lineker costringendo la BBC a mandare in onda un’edizione super ridotta della consueta trasmissione sulla Premier League, per finire proprio ai compagni e alle compagne dell’Athletic Brighela che oltre ad aver raccolto tanti attestati di solidarietà anche al di fuori dei nostri confini, hanno lanciato il contrattacco, invitando a fare donazioni non per la propria multa, bensì per un crowdfounding a favore di una ONG pronta a risalpare in mare.
Perché devono essere queste le nostre principali armi, la perseveranza e la capacità di contrattaccare quando l’avversario sente la vittoria già in tasca, perché fino a quando c’è partita il risultato si può sempre capovolgere da un momento all’altro.
Giuseppe Ranieri