Il contorto regolamento della Conference League ha visto recentemente affrontarsi in uno degli spareggi della fase ad eliminazione diretta, lo Sheriff di Tiraspol e il Partizan di Belgrado. Una partita dai molteplici spunti per appassionati di calcio, tifo e relazioni internazionali.
Dell’esistenza dello Sheriff di Tiraspol in molti se ne accorgono solo nel settembre 2021. La storica vittoria per 2-1 al Santiago Bernabeu sul Real Madrid in un match di Champions League, Real che poi vincerà quella edizione del torneo, porta alla ribalta la squadra di calcio di Tiraspol ma soprattutto fa irrompere sulla scena il suo paese di appartenenza. Un paese sconosciuto ai più e per gli altri avvolto da una cortina fumogena di mistero e inaccessibilità.
La Repubblica Moldava di Pridnestrovie, conosciuta internazionalmente come Transnistria, di cui Tiraspol è la capitale, è una striscia di terra lunga circa duecentocinquanta chilometri compresa tra la riva moldava del fiume Dniestr e l’Ucraina.
Al disgregarsi dell’Unione Sovietica anche la Pridnestrovie, incorporata politicamente alla Moldova, anelò a una sua indipendenza, desiderio che scaturì in un conflitto bellico durato circa due anni. L’armistizio del 1992 che pose fine alle ostilità armate affermò nell’area una forza di interposizione formata da militari russi a garanzia del cessate il fuoco tra le parti.
Da quel momento, in realtà già dal 2 settembre 1990, la Pridnestrovie divenne una cosiddetta repubblica indipendente “de facto”. Non riconosciuta dalla comunità internazionale ma esistente con sue frontiere, un proprio governo, proprie istituzioni, proprie leggi, documenti d’identità, targhe automobilistiche, un proprio sistema scolastico e sanitario. E una squadra di calcio. Lo Sheriff di Tiraspol appunto. Che sin da subito, dal momento della sua fondazione come Tiras, iniziò a prender parte ai campionati di calcio della Moldova vincendone, ad oggi, venti edizioni insieme a quasi altrettante Coppe e Supercoppe nazionali. Vittorie che oramai da anni le consentono di prender parte alle principali competizioni europee. Raggiungendo l’apice, fino ad ora, appunto nella serata vittoriosa di Madrid.
Dal punto di vista geopolitico, la partecipazione dello Sheriff, squadra della “regione separatista della Transnistria”, al campionato moldavo, torneo del paese dal quale si sono resi indipendenti de facto, appare come una contraddizione. Una presunta incongruenza politica che in realtà è il segno di come i rapporti con la Moldova abbiano sotto vari aspetti comunque una parvenza di distensione. Soprattutto in ambito commerciale e di rapporti interpersonali considerando anche il fatto che una percentuale della popolazione è di origine moldava.
Non mancano ovviamente i fattori di attrito e l’occasione dello spareggio di Conference League contro il Partizan è stato quello più recente e sostanzialmente ancora in atto.
Nell’imminenza della disputa del match, esattamente due giorni prima, e in contemporanea con la nostra partenza finalizzata a recarci ad assistere al match, il Governo moldavo annuncia l’obbligo di svolgimento della partita a porte chiuse e il diniego d’ingresso in Moldova dei supporters serbi. A poche ore dalla partita la decisione scombussola i piani delle due squadre, dei tifosi locali e soprattutto di quelli serbi ma non i nostri dato che partiamo ugualmente. In fondo la partita è anche una scusa per tornare ancora una volta in Pridnestrovie. Saremo comunque giocoforza costretti ad assistere alla partita da un bar di Tiraspol in compagnia dei tifosi locali.
I primi tifosi serbi atterrati all’aeroporto di Chisinau nelle ore in cui il divieto imposto dalle autorità moldave iniziava a sortire i propri effetti sono stati respinti e rimandati indietro a proprie spese. Tutti gli altri hanno dovuto annullare la trasferta europea.
La decisione che ha fatto propendere per questa opzione praticamente senza precedenti nella storia delle coppe europee sarebbe stata la segnalazione del SIS (il Servizio di sicurezza e intelligence della Repubblica di Moldova) del pericolo di infiltrazione di “diversi sabotatori” tra i numerosi supporters serbi in al seguito della squadra di calcio del Partizan. L’interesse di alcuni sarebbe stato quello di creare situazioni di instabilità in occasione della forte crisi di governo che sta vivendo in questi mesi la Moldova e aggravatisi nei giorni precedenti lo spareggio in questione.
La Transnistria è interconnessa su diversi livelli e in numerosi ambiti alla Federazione Russa tanto da essere considerata da molti, a torto o a ragione, come il “cavallo di Troia russo nel cuore dell’Europa”. Russia che vanta proprio con la Serbia un’amicizia secolare data da antiche tradizioni comuni. Motivo questo che ha indotto a ipotizzare ad agenti provocatori serbi mescolati ai Grobari, i famigerati ultras del Partizan.
Un forte dissidio è sorto di conseguenza tra i vertici dello Sheriff e il Governo moldavo e la Federazione Calcistica Moldava. Giocare a porte chiuse un importante match internazionale in aggiunta al già concreto disagio di dover disputare le partite non nel proprio stadio è stato avvertito come una forte punizione per una società calcistica che, comunque, mantiene ai vertici europei il calcio moldavo. Con tutto quello che ne consegue a livello di visibilità, sponsor e rapporti economici.
Il datato impianto dello stadionul Zimbru di Chisinau è da un anno, infatti, diventato il campo di gioco di tutte le partite ufficiali dello Sheriff in luogo del modernissimo Sheriff Sport Complex situato appena fuori Tiraspol. Questo perché dall’inizio delle ostilità su vasta scala in Ucraina, iniziate nel febbraio 2022, lo Sheriff è stato costretto, ufficialmente per motivi di sicurezza ma nel concreto anche come conseguenza sanzionatoria indiretta avverso la Russia, a giocare le partite non più in casa ma nella vicina capitale moldava. Da un anno quindi, la squadra transnistriana, oltre a partecipare al campionato moldavo è vincolato a disputare anche le sue partite nella Repubblica di Moldova. Senza comunque perdere la propria identità e la connessione con il territorio. Cosa che è una particolarità tra le compagini provenienti dalle cosiddette repubbliche de facto.
La Pridnestrovie non ha un proprio campionato calcistico se non uno a livello amatoriale comprendente anche una coppa. Paradossalmente è molto più sviluppato e agonistico un torneo nazionale di calcio a 5 che vede la partecipazione di numerosi team locali.
La selezione della Pridnestrovie prevede, invece, che ne possano far parte solo calciatori nati nella zona di Tiraspol e gioca nella Coppa di Moldavia amatoriale con la squadra vincitrice che partecipa poi alla Coppa delle Regioni organizzata dalla Uefa. Per certi aspetti seppur non a livello professionistico, la selezione della Transnistria ha una sorta di riconoscimento da parte della Federazione Calcistica Europea. Mentre invece appartiene alla Uefa a tutti gli effetti lo Sheriff.
Si può affermare che la squadra di Tiraspol è un unicum rispetto a quello che è accaduto, a livello calcistico, nelle altre aree d’Europa dove sono sorte altre repubbliche de facto. Abkhazia e Ossezia del Sud, territori che durante l’Unione Sovietica erano incorporati nella Georgia e con storia simile alla Transnistria, hanno fondato una propria federazione calcistica che organizza propri campionati. Le precedenti squadre hanno trasferito il loro titolo sportivo in Georgia ed il legame con la cittadina di origine è rimasto solo a livello nominale. Lo stesso dicasi per compagini che poi hanno raggiunto livelli internazionali, come il Qarabaq di Agdam, cittadina fantasma del Nagorno-Karabakh diventato Artsakh [tornato sotto il governo azero nell’autunno 2020. N.D.R.], che ha trasferito il suo titolo a Baku capitale dell’Azerbaijan. O, più di recente, come lo Shaktar di Donetsk che in seguito alla controversa nascita della Repubblica Popolare di Donets [per circa otto anni costituitasi come repubblica de facto ed in seguito all’escalation del conflitto che sta imperversando nel Donbass unitasi alla Federazione Russa. N.D.R.] ha spostato la sua sede prima a Lviv poi a Kharkov e poi ancora allo stadio Olimpico Kiev dove si alterna con la Dinamo.
E proprio nell’edizione della Champions League 2020/21, la partita d’esordio del girone di qualificazione e match precedente a quello vittorioso col Real, che si gioca, per certi aspetti, un’altra partita storica: Sheriff Tiraspol – Shaktar Donetsk.
Due team provenienti da due repubbliche de facto con la sostanziale differenza che il primo mantiene l’appartenenza al suo territorio ma gioca nel campionato del paese dal quale rivendica indipendenza, il secondo conserva il nome ma ha cambiato sede perdendo totalmente l’identità con la città di provenienza.
Un intreccio geopolitico che ha visto sfidarsi due realtà con storia simile ma contrapposta. Per alcuni rientrante anche ciò nel campo delle contraddizioni.
Tornando alla sfida con il Partizan la squadra “di casa” dello Sheriff allenata dall’italiano Roberto Bordin ha poi perso sul campo per 0-1. Nonostante avesse dimostrato una superiorità di gioco nell’arco dei novanta minuti. Lo stesso allenatore Bordin, da noi incontrato a Tiraspol, ha espresso il suo rammarico per le sorti della partita dimostrandosi comunque fiducioso per il ritorno a Belgrado. Fiducia che ha aiutato la squadra a vincere per 1-3 ed a superare il turno.
Nostro malgrado, in un certo qual modo, abbiamo vissuto anche noi appassionati giunti dall’Italia, la delusione dei tifosi, transnistriani, moldavi e serbi per aver dovuto giocare il turno d’andata senza pubblico a causa di una situazione che si riflette sul calcio ma che nulla ha a vedere con lo sport.
L’augurio è quello di aver vissuto solo un episodio. E che gli stadi chiusi e l’accessorio divieto di entrata in un altro paese restino una eccezione e non vengano utilizzati in futuro, in nessuna parte del mondo, come strumento di intimidazione politica.
Luca Pingitore