Durante lo scorso “A campo aperto Festival” di Milano, ho avuto modo di conoscere personalmente diverse realtà del calcio popolare milanese, mentre ho rinsaldato i rapporti con quelle che avevo già avuto modo di conoscere in precedenza. E, chiamatela pure deformazione professionale, mi sono soffermato particolarmente con uno dei gruppi ultras più attivi e vivaci dell’intero panorama del nostro movimento che mi aveva già colpito per la sua attitudine e intraprendenza. Tutto questo mi faceva presagire una certa impostazione e probabilmente anche esperienza maturata nelle blasonate curve cittadine. Avevo ragione. Ne è uscita fuori questa bella chiacchierata.
Quando e come nasce il vostro gruppo?
Armata Pirata 161 nasce il 18 Giugno 2018 a Milano. La nascita del gruppo si sviluppa in concomitanza agli albori della nostra società il St.Ambroeus FC. Ci viene appunto descritta la volontà di dar vita a un progetto sociale e politico che univa squadre di ragazzi immigrati dei centri di accoglienza della nostra città, da 2-3 squadre farne un’unica e iscriverla in FIGC. Abbiamo subito sposato l’idea di questa squadra di calcio e deciso di inserirci il nostro contributo: il tifo, la mentalità ultras e l’aggregazione.
Avete già delle esperienze precedenti nelle principali curve cittadine?
Gli albori di Armata Pirata 161 vedono come teste poco meno di 10 persone, tra le quali alcuni con precedenti di militanza ultras (chiaramente minime soprattutto in relazione all’età che avevamo all’epoca) e altri disinteressati o critici a ciò che rappresentano i gradoni delle grandi tifoserie. Queste due anime hanno sempre caratterizzato il nostro gruppo, generando un ibrido, un’armonia che sembra funzionare visti i risultati numerici e di fidelizzazione attuali.
Quali sono le principali differenze tra questi due mondi concettuali e quant’è difficile tirare su un progetto come il vostro nella città di Inter e Milan?
La sinergia di cui appunto si parlava penso funzioni proprio dal momento in cui due mondi si intrecciano, da una parte riusciamo a fare un aggregazione ultras in quanto le categorie minori ci permettono di vivere liberamente il settore come ormai nelle grosse piazze è impossibile fare (no telecamere, no biglietti nominativi, no costi dei biglietti, no diffide per quattro torce), dall’altra avendo come base ideale i valori dell’orizzontalità e dell’antisessismo nel settore si vive un clima disteso e partecipato, in cui non esistono e non esisteranno mai alcun tipo di gerarchie o forme di prevaricazione, anche un/una “non-ultras” riesce ad avvicinarsi con piacere alla nostra realtà, farne parte e costruirla insieme.
Cosa vi sentireste di dire per convincere un ragazzo che si vuole affacciare adesso al mondo delle curve per fargli scegliere il calcio popolare rispetto a quello mainstream?
Vuoi berti le birre a 1.30 euro, fresche del bangladino, evitare di spendere 30 euro per il biglietto e passarti una domenica di socialità all’interno di un progetto di integrazione? Siamo ciò che cerchi! Scherzi a parte credo sia questo, ritornare a vivere la curva e l’essere ultras dalla base della sua essenza, sradicando la legittimazione alle grandi società, alle paytv, ai piani repressivi messi in campo dalle questure ormai da decenni. Senza togliere niente a chi ancora lo fa nelle grandi piazze, penso che a livello di prospettiva futura ci sia più potenziale in progetti come il nostro.
Abbiamo visto che siete stati tra i promotori del comunicato congiunto di boicottaggio ai mondiali lanciato dalle tifoserie del calcio popolare. Possiamo dire che esiste un vero e proprio network a tal riguardo? Pensate che ci siano stati dei progressi in questi anni?
Sì, siamo stati tra i promotori di quel comunicato e ne siamo rimasti entusiasti a livello di risultati. Più di 30 realtà firmatarie da ogni parte d’Italia ci sembra un ottimo risultato. L’idea aveva anche chiaramente l’obiettivo di tessere relazioni, che già esistono ma che periodicamente (anche con iniziative come questa) vanno ravvivate. Pensiamo sia fondamentale il confronto e la condivisione di esperienze tra realtà di calcio popolare, iniziamo a essere in molti e darsi una prospettiva comune (considerando le differenze) potrebbe essere un ottimo risultato. Noi cerchiamo il più possibile di stimolare situazioni di questo tipo.
Con quali tifoserie avete maggiori contatti?
All’interno del circuito delle squadre di calcio popolare stiamo cercando di farci conoscere sia come gruppo che come società, stimolando appunto esperienze di condivisione e conoscenza reciproca fra le differenti realtà. In questo senso già da un po’ di tempo siamo in contatto con diverse realtà tra cui sicuramente la Resistente di Genova e gli Athletic Brighela di Bergamo. Proprio durante un torneo da noi organizzato durante le giornate in ricordo di Dax abbiamo avuto modo di espandere la nostra conoscenza a tante altre realtà di calcio popolare. Per quanto riguarda i rapporti con altre tifoserie non abbiamo veri e propri gemellaggi ufficiali ma stiamo coltivando una forte amicizia con un gruppo di St Pauli, incentivata sicuramente dalla condivisione su alcuni temi essenziali del nostro vivere ultras come l’antisessismo. Abbiamo poi delle amicizie personali con alcuni membri di gruppi facenti parte delle tifoserie di Modena e Venezia. Da poco abbiamo avuto modo di conoscere i ragazzi che seguono il Bellinzona.
Che idea avete del momento del movimento ultras nazionale?
Sicuramente ne conosciamo e ne rispettiamo la storia e la sua capacità di essere stato e di essere veicolo per un’aggregazione sana e rispettosa di certi valori come l’amicizia e la lealtà, alla squadra o alla città che sia. Dall’altro lato per quello che possiamo vedere oggi anche come singoli individui che frequentano le curve, non possiamo non ammettere che il movimento non è riuscito ad adattarsi in maniera uniforme a quelle che sono state le varie fasi della repressione dello stato negli ultimi venti/trenta anni e anzi, anche per via di un certo tipo di campanilismo tutto nostrano, ha sicuramente perso appeal e forza rispetto ad altri movimenti europei in forte crescita. Al nostro interno comunque siamo sempre rispettosi delle dinamiche ultras e spesso capita di confrontarci su fatti che accadono nelle curve, grandi o piccole che siano.
E di quello del calcio popolare?
È un movimento che inizia a essere interessante perché sempre più persone si stanno accorgendo delle potenzialità del calcio popolare. Il discorso è simile a quello di prima, ormai nelle grandi piazze ma anche in piazze più di provincia, è difficile riuscire a tirare su un progetto di tifo senza incappare nelle mille sfaccettature del calcio moderno. Fare aggregazione in un contesto come il nostro, dove non ci sono proprietari, non ci sono divieti, non ci sono gerarchie stabilite dalla pericolosità sociale di qualche individuo, è decisamente più gratificante e utile che farlo in un contesto già di per sé difficile dove se vuoi prenderti qualche libertà in più rischi di essere colpito da Daspo. Ci sono alcune realtà di calcio popolare, attive ormai da anni, che sicuramente non hanno nulla da invidiare a tante piazze medio-grandi in termini di tifo, passione e trasversalità.
Che rapporti avete col resto dell’universo St.Ambroeus (società, calciatori, ecc)? Partecipate alle iniziative extracalcistiche, avete qualche ruolo?
Armata Pirata è la tifoseria del St’Ambroeus e in quanto tale abbiamo a cuore tutte le vicende calcistiche e non della società. Facciamo parte del consiglio direttivo del St Ambroeus e ci impegniamo come soci non solo nell’attività di tifo ma anche seguendo a 360° le attività dell’associazione. Dalla comunicazione agli eventi, passando anche per qualche contributo tecnico-sportivo.
Ci sono state situazioni in cui la vostra identità politica e sociale vi ha creato qualche problema (mi riferisco magari a qualche tifoseria mezza fascia e robe simili)?
No, non è mai accaduto nulla di particolarmente rilevante. Sappiamo dell’esistenza di alcune tifoserie che sono ricollegabili ad alcuni gruppi neofascisti della nostra città e dintorni ma non è mai successo niente.
Da poco abbiamo notato anche la presenza di un gruppo femminile al vostro fianco, quanto è corposa la componente femminile nella vostra curva?
Sì, da circa un anno abbiamo deciso come gruppo di esporre una pezza che rappresenti le ragazze che fanno parte della nostra curva. Non si tratta di un gruppo a sé stante, ma di una parte fondamentale di Armata Pirata, un modo per incentivare la presenza femminile sui gradoni e contrastare la logica ultras=uomo tipica delle piazze numerose, una logica che è impregnata di becero maschilismo e che in un progetto come il nostro, dove l’accessibilità e l’aggregazione sono alla base delle nostre attività, non può avere spazio.
C’è qualche ricordo speciale che vi va di raccontarci?
Di episodi ce ne sarebbero davvero tanti sin dalla nascita della squadra, dalla prima vittoria alla prima vera trasferta, passando per le varie feste organizzate fino alla vittoria del campionato di terza categoria dello scorso anno. Personalmente uno dei ricordi più belli è stato il match contro la Volantes, ad aprile del 2022, quando in notturna e con centinaia di persone a riempire gli spalti del nostro centro sportivo, siamo riusciti ad aumentare il gap con la seconda in classifica vincendo 2-1 e laurearci campioni una settimana dopo. L’atmosfera che si respirava quella sera era qualcosa di assolutamente inspiegabile a chi non era presente, a livello corale una prova superlativa e meritevole di ben altre categorie.
Come giudicate il momento del calcio (e del tifo) popolare a Milano?
Da un po’ di anni stiamo assistendo alla crescita del calcio popolare nella nostra città e questo ci fa molto piacere. Ormai si contano sempre più squadre di calcio popolare e questo significa che non siamo gli unici a credere in un calcio diverso, che sia accessibile per tutti e tutte e che parta direttamente dai tifosi come base fondamentale di qualsiasi attività calcistica. A livello di tifo non possiamo non citare i Bravi Ragazzi Bonola del Partizan con i quali coltiviamo diverse amicizie personali.
Siete attivi anche in contesti extracalcistici?
Negli anni scorsi a ridosso della stagione invernale, abbiamo portato avanti un progetto di aiuto alla popolazione e in particolare ai senzatetto, ai quali consegnavamo pasti e beni di prima necessità nelle notti più fredde. Purtroppo quest’ultimo inverno non siamo riusciti a replicare ma laddove si presenteranno le possibilità per attività di mutuo soccorso o simili, saremo in prima linea ad aiutare chi ne ha bisogno.
Avete altri progetti in programma?
A breve festeggeremo i nostri 5 anni di militanza e stiamo preparando una festa, dove sarà possibile ascoltare dell’ottima musica, stare insieme e divertirsi, Sabato 17 Giugno al Baraonda di Segrate. Per quanto riguarda il futuro abbiamo diverse idee in ballo, sicuramente ci piacerebbe un giorno poter aprire una nostra sede, dove concentrare le attività del gruppo e perché no portare avanti diverse iniziative in ambito sociale e politico.
È il momento dei saluti e delle parole a ruota libera.
Innanzitutto grazie per lo spazio e l’opportunità dedicateci, per noi è sempre un onore condividere le nostre esperienze e raccontare chi siamo, cosa facciamo e da dove veniamo. Allo stesso tempo, complimenti davvero per il lavoro di informazione che fate, non solo in ambito calcistico, perché al giorno d’oggi è davvero difficile trovare chi fa informazione in maniera virtuosa. Il nostro augurio è che il calcio popolare continui a crescere e a entusiasmare migliaia di persone come già sta facendo. Fare calcio diversamente è possibile e con tanta passione e tanto lavoro si possono ottenere grandi risultati. Allo stesso tempo ci auguriamo che, come noi, sempre più ragazzi e ragazze possano avvicinarsi ad esperienze ultras in categorie inferiori, dove la passione e l’amore per i propri colori di certo non mancano.
Viva il Calcio Popolare!
Intervista a cura di Giuseppe “Dopone” Ranieri