Ballestracci è sicuramente un ospite gradito nella nostra rubrica delle recensioni di Sportpopolare.it, oltre a essere un portento estremamente prolifico.
Questa settimana abbiamo appena finito di leggere quello che è, e credo e spero di non sbagliare, il suo primo libro sul calcio, A pedate edito da Mattioli 1885.
Il libro è del 2007 quindi Marco è precursore o quantomeno anticipatore, dell’attualissimo storytelling sul calcio.
A dire il vero se gli attuali autori di sport avessero letto Marco invece che un estenuante e modaiolo Federico Buffa (che è pur bravo nel suo lavoro) avrebbero sicuramente fatto meglio.
Non è difesa a oltranza di un autore ma una semplice evidenza. Il suo modo di raccontare asciutto e senza frustrante enfasi, un narrare espunto dai suoi faticosi e ridondanti usi melliflui e scenici delle parole e degli aggettivi.
Marco anche quando racconta l’epica di un fatto storico sportivo, lo fa con la naturalezza e la teatralità di un Guccini veneto, di una chiacchera da dopolavoro di Castel Franco, lo fa agitando le frasi come le braccia nei suoi spettacoli. È un portento perché lo fa cercando di non perdere il vero protagonista dei racconti, il calcio.
Il suo modo di raccontare ricorda un misto tra gli spettacolari telecronisti sudamericani e un compassato Pizzul, in cui è l’elemento che unisce e sempre lui, il calcio, con la sua palla che rotola con la voglia e l’esigenza di raccontato così come l’anima dei giocatori che poi Dei non sono ma uomini normalissimi. Anche se le loro imprese, a volte, normali non sono.
Dentro al libro ci sono ovviamente le storie che un po’ tutti conosciamo e apprezziamo, dalle vittorie italiche degli anni Trenta di mussoliniana memoria, all’ Ungheria e all’Inghilterra, c’è Pelè ma non Maradona, ci sono portieri di calcio con le loro solitudini e sprezzanti giocate. I portieri ci sono sempre. C’ è il Maracanazo, ma non Barbosa o Varela, ma un outsider. C’è la storia di Carletto Ceresoli come di Karl Heinz Schnellinger, difensori e portieri poco raccontati in genere.
Ci sono undici storie come undici sono i giocatori dello sport più bello del mondo, e che grazie al cuore e alla penna di gente come Ballestracci – che non ci annoia mai – continuano a vivere per sempre anche se le storie hanno un secolo e mezzo!
A pedate più che un libro un incitamento alla vita!
Buona lettura!
Daniele Poma