La storia è fatta di cicli che si ripetono; sempre e comunque, in ogni ambito possibile. Pochi giorni fa la AS Roma, dopo la scellerata finale di Budapest dello scorso 31 maggio contro il Siviglia, pilotata da alcune decisioni senza senso dell’arbitro inglese Anthony Taylor, ha conosciuto le avversarie del suo girone di Europa League.
I giallorossi, inseriti nel gruppo G della competizione che si concluderà il 22 maggio 2024 con la finale di Dublino, hanno pescato gli svizzeri del Servette, i moldavi dello Sheriff Tiraspol e i cechi dello Slavia Praga.
Questi ultimi due club in particolare, senza nulla tralasciare al team di Ginevra, sono quelli che hanno attirato maggiormente l’attenzione di chi scrive (che è, tra le altre cose, un grande tifoso della Roma). Ancora una volta, infatti, i ragazzi di Jose Mourinho dovranno recarsi nell’ex Europa dell’est (dopo la calata giallorossa d’amore avvenuta nella capitale ungherese a fine maggio) per far sognare i tifosi capitolini in ambito europeo.
Lo Sheriff Tiraspol è davvero una squadra “del tempo che fu” e non è proprio ben vista in questo periodo di guerra tra Russia e Ucraina che ha riportato il Vecchio Continente ad assaporare un clima che ricorda quello della Guerra Fredda. Tiraspol, infatti, è il capoluogo della regione della Transnistria: uno stato indipendente de facto, che si trova nella parte orientale della Moldavia, ma che da sempre spinge per tornare sotto il controllo di Mosca. Questa spinta indipendentista da Chisinau ha raggiunto il suo punto più alto il 2 settembre del 1990: quel giorno la Transnistria si autoproclamò Repubblica Moldava della Transnistria.
Una volta ottenuta questa indipendenza dalla Moldavia, a Tiraspol si voleva tornare sotto il controllo di Mosca per continuare la propria storia all’interno dell’ancor vivente Unione Sovietica. Tale aspirazione non ha certo perso vigore anche dopo la caduta della stessa URSS, avvenuta il 25 dicembre 1991.
Questa nostalgia del passato la si può notare chiaramente per le strade del capoluogo transnistriano. Infatti, girando per la città, è ancora possibile vedere statue ed edifici che richiamano il passato socialista.
La stessa Transnistria dal 24 febbraio 2022, giorno in cui Putin ha deciso di invadere l’Ucraina, non ha nascosto le sue simpatie per il Cremlino. In alcuni casi è girata anche la voce che le truppe di Mosca avessero usato la regione indipendentista moldava come base per le proprie truppe di riserva e che, proprio dalla Transnistria, sarebbe partito un attacco russo verso l’Ucraina occidentale.
Secondo alcuni la Transnistria, oltre a quanto detto in precedenza, rappresenta una vera e propria branca della defunta URSS perché controllata da una figura dittatoriale: Vadim Nikolaevič Krasnosel’skij. Questo personaggio dirige la regione con metodi estremi e ha molto in comune con la figura di Putin.
La Roma si recherà a Tiraspol, per la prima partita del girone, il prossimo 21 settembre. La trasferta, però, è stata vietata ai tifosi giallorossi da parte dell’Uefa dopo quell’episodio, avvenuto all’aeroporto di Budapest il giorno dopo la finale del 31 maggio, che è stato descritto come una vera e propria aggressione nei confronti dell’arbitro Taylor.
Peccato per questa decisione, ma di certo non mi sorprende che Ceferin e soci prendano tali provvedimenti. Allo stesso tempo il percorso della mia amata Roma mi ha permesso, negli ultimi tempi, di recarmi in luoghi del Vecchio Continente che difficilmente avrei visitato di mia spontanea volontà e quindi il fatto che proprio che questa trasferta è stata vietata mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca.
Altro match che vedrà protagonisti gli uomini di Mourinho e che intriga assai chi scrive è quello che si disputerà il prossimo 9 novembre, contro lo Slavia Praga, presso lo stadio Eden Aréna della capitale ceca.
La partita in questione ha un sapore speciale per i tifosi capitolini. Questo perché i due team calcistici si sono già incontrati nei quarti di finale di Coppa Uefa 1995/1996. La gara di andata, giocata a Praga, terminò con un 2-0 netto in favore dei padroni di casa.
Il match di ritorno era in programma il 19 marzo 1996 allo stadio Olimpico di Roma. La partita finì ai supplementari visto che, i ragazzi guidati dal compianto Carlo Mazzone, fecero due gol nei 90 minuti e riacciuffarono il risultato.
Durante i tempi supplementari arrivò anche il 3-0 firmato da capitan Giannini che garantiva la qualificazione alle semifinali della competizione. Ma la favola venne interrotta bruscamente quando il centrocampista dello Slavia Jiří Vávra riuscì a segnare il gol del 3-1 che, per la regola dei gol in trasferta, qualificò il team ceco al turno successivo.
Anche da un altro punto di vista, questa volta storico, il match in programma il prossimo 9 novembre ha un sapore speciale. Quel giorno, infatti, cadrà il trentaquattresimo anniversario della caduta del Muro di Berlino: un evento di importanza straordinaria per quel che riguarda quel periodo conosciuto con il termine di Guerra Fredda.
E la capitale della Repubblica Ceca visse, in prima linea, quel lungo lasso di tempo di tensione tra Occidente e Oriente d’Europa. Nel 1968, infatti, questa città fu il teatro di quella che è passata alla storia come la “Primavera di Praga” e che durò da gennaio a fine agosto.
I cittadini della capitale chiedevano, con imponenti manifestazioni, maggiore libertà che, secondo loro, il Cremlino non garantiva a sufficienza. Figura simbolo di quei mesi fu il giovane ventenne Jan Palach.
Lo stesso Palach pagò con la vita quella sua presa di posizione: la mattina del 16 gennaio 1969 si diede fuoco, nella centralissima piazza San Venceslao, per protestare contro la forte repressione sovietica avvenuta qualche mese prima. Il giovane ceco morì tre giorni dopo per le ustioni riportate. Egli divenne un simbolo di quella lotta e ancora oggi, la Primavera di Praga, è una delle pagine più scure della storia dell’URSS.
Queste due brevi storie dimostrano, ancora una volta, che calcio e politica sono due ambiti che, moltissime volte, restano strettamente collegati tra loro. Tutto ciò accade nonostante ci siano numerose figure che tentino di slegarle e di renderle totalmente indipendenti l’una dall’altra.
Poi però ti trovi l’ex ct della nazionale che fa spot antidroga, trasmessi sulle reti della tv nazionale, in supporto dell’attuale governo. Questo stesso personaggio, poche settimane dopo, firma per una delle attuali dittature più cruente dell’epoca attuale, quella saudita, solo perché è stato ricoperto di milioni di soldi.
Ma questa, come si dice in questi casi, è tutta un’altra storia…
Roberto Consiglio