Continuano ad andarsene sempre i migliori. È questa la prima cosa ho pensato quando, giovedì 30 novembre 2023, ho saputo della scomparsa a soli 65 anni di età di un gigante della musica irlandese quale Shane MacGowan.
Già il solo fatto che sia scomparso lo stesso giorno del suo connazionale Oscar Wilde mi ha fatto capire quanto sia stato importante questo cantante per la storia della Repubblica d’Irlanda. Ma non è solo questo aneddoto che lega il nome di Shane alla terra dei folletti e dei trifogli.
Shane MacGowan è stato il frontman di una delle più importanti e conosciute band musicali di musica celtica della seconda metà del XXI secolo: i Pogues. Con essi egli è riuscito a far conoscere, tramite le note musicali della piccola isola con capitale Dublino, alcune tematiche come la diaspora irlandese di inizio XX secolo ma anche le varie problematiche che, i migranti provenienti da quella terra, hanno dovuto affrontare e patire nei vari paesi in cui hanno deciso di trasferirsi.
Nonostante questo razzismo nei loro confronti, gli irlandesi, erano riusciti a creare delle forti e radicate comunità nei paesi che li hanno ospitati nel corso degli anni. Si vedano, ad esempio, cosa fossero le comunità provenienti da Dublino in città inglesi come Manchester, Liverpool e Londra.
Questo forte orgoglio era una della caratteristiche intrinseche della personalità dello stesso MacGowan che nacque, il giorno di Natale del 1957, nella piccola città di Royal Tunbridge Wells. Questo agglomerato urbano è situato nella contea del Kent, nel sud-est dell’Inghilterra.
Nonostante fosse uno dei figli della cosiddetta diaspora irlandese il frontman dei Pogues ha sempre rivendicato il retroterra culturale della sua famiglia. Più volte fu lo stesso musicista che diceva di essere cresciuto in case che erano “dei veri e propri covi repubblicani” e che alcuni suoi antenati avevano preso parte alla Guerra di Indipendenza Irlandese svoltasi tra il 1919 e il 1921 e che vide contrapposte i repubblicani fedeli a Dublino e i filo-unionisti che, invece, restavano fedeli alla corona di Londra.
Gli stessi Pogues erano formati, oltre che da MacGowan, da molti altri figli della diaspora della piccola isola a ovest dell’Inghilterra. Questa forte presa di posizione politica si poteva vedere già nel primo album che i Pogues pubblicarono nel 1984, con il titolo di Red Roses for Me.
Oltre alla presa di posizione su una tematica come quella della diaspora i Pogues fecero sentire la loro voce anche su altre questioni che fecero scalpore dalle parti di Dublino. Una di queste fu legata la cosiddetto caso dei The Birmingham Six: sei uomini irlandesi condannati, nel 1975, ingiustamente all’ergastolo per un attentato avvenuto il 21 novembre 1974 a Birmingham, seconda città dell’Inghilterra per numero di abitanti dopo Londra. Con quell’attentato i sei condannati, in verità, non ebbero nulla a che fare.
A questo caso di estrema ingiustizia venne dedicata la canzone Streets of Sorrow/Birmingham Six. Il testo del pezzo sovracitato a un certo punto dice: “C’erano sei uomini a Birmingham. A Guildford ce ne sono quattro. Che sono stati presi, torturati e incastrati dalla legge. E la lurida ha ottenuto una promozione, ma sono ancora in prigione. Per essere stati irlandesi nel posto sbagliato e nel momento sbagliato”.
Non a caso i Pogues, soprattutto nei loro numerosi concerti svoltisi in Inghiterra, ebbero più volte problemi con i neofascisti locali del National Front che cercarono in ogni modo di boicottare le loro performance.
Shane MacGowan, oltre a essere un vero e proprio militante della sua terra di origine, era anche un grande tifoso della squadra scozzese del Celtic. E anche in questo caso non c’è da stupirsi.
I biancoverdi di Glasgow, infatti, sono nati nel 1887 grazie all’intuizione del religioso irlandese Andrew Kerins, dai più conosciuto con il soprannome di Fratello Walfrid.
Kerins, proprio come i parenti MacGowan, era dovuto scappare dalla sua isola viste le carenti condizioni di vita e aveva deciso di trasferirsi a Glasgow, importante centro industriale della più sviluppata Scozia. Il Celtic, proprio come le numerose comunità irlandesi in giro per il mondo, aveva mantenuto, soprattutto nella sua tifoseria, un forte orgoglio e un forte attaccamento con la terra natia.
Il team calcistico biancoverde, in breve tempo, rappresentò i sentimenti repubblicani ed indipendentisti da Londra della comunità irlandese di Glasgow. Questo la contrappose, in maniera chiara ed evidente, con l’altro team calcistico della città scozzese; il Ranger football club. Questi ultimi infatti avevano, e hanno tuttora, una tifoseria fortemente fedele alla corona di Londra e che non vuole, in nessun modo, alcuna forma di indipendenza da essa.
Questa differente visione politica viene messa in bella mostra da entrambe le tifoserie durante il cosiddetto “Old firm”. Questo è il nome con cui è conosciuto il derby calcistico di Glasgow: uno dei più antichi del mondo visto che il primo match si disputò nel 1888.
Vista la sua vicinanza alla causa repubblicana irlandese MacGowan non poteva non essere un ultras del Celtic. La stessa squadra ha omaggiato, nel corso della partita con il St Johnstone FC giocatasi lo scorso 3 dicembre e conclusasi con la vittoria per 3 a 1 per i biancoverdi di Glasgow, il frontman dei Pogues prematuramente scomparso.
A ogni gol dei ragazzi allenati da Brendan Rodegers, nonostante giocassero in trasferta, è stata infatti suonare, negli altoparlanti dello stadio, una delle canzoni più felici e belle che i Pogues abbiano mai scritto.
Tale pezzo musicale ha un titolo che di per sé spiega tutto: Fiesta. RIP Shane MacGowan e mi raccomando... continua a farci ballare da lassù.
Roberto Consiglio