• Home
  • Sport popolare
    • Editoriale
    • Prima pagina
    • Eroi del popolo
    • Fuori dal campo
    • Eventi
  • chi siamo
  • catalogo
  • recensioni
  • interviste
  • contatti

Uno stadio all'avanguardia: protocolli contro la violenza di genere nei Paesi Baschi

  • Stampa
  • Email

Logo  SD Amorebieta

Venerdì scorso, 8 marzo 2024, è stata celebrata la Giornata Internazionale della Donna. Una ricorrenza che anche quest’anno ha lasciato più di qualche strascico polemico dietro di sé.

A molte e molti, infatti, determinati interventi, arrivati soprattutto dai piani istituzionali, sono sembrati del tutto inappropriati. In Liguria, ad esempio, il Comune di Genova ha deciso di creare tre veri e propri gusti di gelato da dedicare alle donne in occasione della giornata dell’8 Marzo.

I gusti in questione, tutti e tre di colore rosa, secondo le parole di Confartigianato di Genova servivano a portare “una dolce occasione per riflettere ancora una volta sulle pari opportunità”. Anche per l’Assessore alle Pari Opportunità del capoluogo ligure, Francesca Corso, questa proposta rappresenta “una lodevole iniziativa che accende i riflettori sulla parità di genere e sulla necessità di costruire tutti insieme una società davvero inclusiva e a misura di donna”.

Poi però ci troviamo in un paese in cui, secondo i dati del Ministero dell’Interno, nonostante le belle parole e iniziative istituzionali prese, da inizio 2024 sono già una decina le donne che hanno perso la vita per colpa di una qualche forma di violenza del loro partner o ex. Pare poco, almeno a parere di chi scrive, inventarsi un semplice gusto di gelato per ricordare la ricorrenza dell’8 marzo e per dire la propria su una tematica quale la violenza sulle donne.

Lascia ancora più dubbi tale iniziativa visto che dietro di essa ci sono rappresentanti di un governo che ha deciso di istituire un Ministero come quella per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità. E anche alcune uscite del ministro, Maria Eugenia Roccella, riguardo la sfortuna per le donne nel Belpaese di avere possibilità di abortire fanno aumentare i punti interrogativi sulla questione.

Tutto questo accade quando, in altri paesi del Vecchio Continente, si stanno prendendo decisioni molto più in linea con una parola che in determinati ambiti, specialmente quello guerrafondaio dell’Occidente, viene usato più e più volte: democrazia.

Il 4 marzo scorso, ad esempio, in Francia l’aborto è diventato un diritto inserito nella Costituzione nazionale. Secondo questa nuova legge, alle cittadine d’Oltalpe, viene garantito “il diritto all’aborto” che vuol dire la libertà assicurata ad accedere alla interruzione volontaria di gravidanza.

Il governo di Parigi diventa, così facendo, il primo paese europeo a inserire una legge del genere nella Costituzione nazionale.

In Spagna, invece, una decisione per combattere la violenza contro le donne è stata presa da un club calcistico basco. Il team in questione è la la Sociedad Deportivo Amorebieta (dai più conosciuta con il semplice nome di Amorebieta) che milita nella Segunda Division del campionato nazionale spagnolo.

Il club, per una idea del suo direttore alla sicurezza, José Manuel López de la Manzanara, ha stilato un  vero e proprio protocollo di risposta alle aggressioni sessuali nel suo stadio.

Una decisione del genere, presa per la prima volta da un club della Liga iberica, diventerà un vero e proprio modello a livello nazionale. Dal prossimo anno, infatti, si cercherà di implementarla anche nel resto delle squadre professionistiche.

Lo stesso Manzara fa notare che, fino a dicembre un tale tipo di protocollo non esisteva all’interno dei protocolli di sicurezza che, la stessa Liga, chiede a inizio di ogni suo torneo ai partecipanti. Per tale motivo José non ha esitato a presentare questa proposta “più che necessaria” visto che un tale tipo di violenza “può verificarsi ovunque”.

Il protocollo, spiega l’addetto alla sicurezza, si adatta perfettamente a essere attuato in un posto come uno stadio di calcio. La prima cosa da fare è farlo conoscere a chi frequenta un luogo del genere tramite annunci sonori o attaccando manifesti.

Due sono i ruoli fondamentali: le vittime e gli eventuali testimoni. Senza di loro il protocollo non può essere attivato dagli addetti alla sicurezza dell’impianto.

“La vittima viene isolata dall’aggressore e le viene assegnato un punto sicuro dove non può entrare nessun altro oltre alla sicurezza. Viene inoltre informata che può essere accompagnata, se lo desidera, da qualcuno del suo ambiente di fiducia”  conclude Manzanara. In questi casi lo scopo principale è “assicurarsi che la vittima se ne vada con calma e sicurezza. Diamo molta importanza anche alla privacy della persona e la stanza in cui aspetta cerchiamo di renderla confortevole, ha un bagno, acqua, un posto dove sedersi e ovviamente è una stanza in cui tutti coloro responsabile della sicurezza sappia che è il posto giusto dove portarlo.”

Un’iniziativa, questa, che ha trovato il totale appoggio della società della cittadina di Amorebieta-Etxano. Il presidente stesso, Jon Larrea, ha stilato un comunicato ufficiale in cui definisce lui e il team calcistico “molto orgogliosi di aver compiuto questi passi e di poter contribuire” con “il loro granello di sabbia nella lotta contro questo flagello”.

Lo stesso Larrea prosegue con un augurio che riporto per intero a conclusione dell’articolo: “La notizia migliore sarebbe che non dovremmo mai metterlo in pratica e che serva a sensibilizzare per evitare che attacchi di questo tipo non si verifichino nell’ambiente calcistico e in qualsiasi ambito.”

 

Roberto Consiglio

Dettagli
Scritto da Super User
Categoria: Editoriale
Pubblicato: 11 Marzo 2024
  • Calcio
  • Indietro
  • Avanti

Articoli in archivio

Articoli più letti

  • "Boxe contro l'assedio": in Palestina non si smette mai di combattere
  • Tra Valencia e Gotham City
  • Il cerchio degli intoccabili si è rotto: un bilancio sulla boxe in Italia dopo il disastro della spedizione olimpica
  • Metti un giorno, per caso, l'FA Cup in Italia (con tabellone!)
  • Quando tradizione e ribellione convivono: intervista a un tifoso della Royale Union Saint-Gilloise
  • Sostenere il Celtic: coscienza di classe e identità politica
  • Tuonati con Stile. Vita da hooligan oltre la grigia Bassa Sassonia
  • Chi siamo
  • Grecia: come l'estrema destra si è insediata sugli spalti
  • "Questa finale non s'ha da fare", ovvero l'eterna arroganza di Israele
  • Sei qui:  
  • Home
  • Sport popolare
  • Editoriale
  • Uno stadio all'avanguardia: protocolli contro la violenza di genere nei Paesi Baschi

                Licenza Creative Commons

Back to Top

© 2025 Sport popolare

In questo sito usiamo i cookies, anche di terze parti. Navigandolo accetti.