L’uscita di scena è cinematografica. Il palazzetto che esplode e Mijaín López Núñez al centro della materassina che si toglie le scarpe e si inginocchia commosso.
Il gesto emblematico ha un significato: l’atleta cubano di lotta greco-romana si ritira dalle competizioni. Ma lo fa dopo aver scritto la storia ed essersi aggiudicato il quinto oro individuale in cinque edizioni olimpiche. Pechino e Londra nei 120 kg e Rio, Tokyo e Parigi nei 130 kg.
Mai nessun atleta, in nessuna disciplina sportiva, era riuscito in un’impresa simile. E farlo a 41 anni nella lotta – una delle specialità più usuranti e dure da un punto di vista fisico, dove esplosività ed età anagrafica sono un fattore determinante – rende tutto ancora più incredibile ed epico.
López Núñez, originario di Herradura, punta estrema dell’occidente dell’isola è stato forgiato dagli insegnamenti di Raúl Trujillo e Luis De La Portilla, grandi maestri della lotta cubana e rispettivamente head coach della nazionale e presidente della federazione. Perché Cuba è un’eccellenza nel pugilato ma è ai vertici mondiali anche nella lotta sia greco-romana sia libera e cresce da decenni atleti capaci di egemonizzare le classifiche in ogni categoria di peso.
Mijaín López Núñez però è speciale: un metro e 96 per circa 131 chilogrammi. Un lottatore che sembra una montagna ma che regala sorrisi, senza mai perdere la tenerezza. Allegro, generoso, umile. Un perfetto emblema del sistema socialista cubano.
Un atleta disciplinato, meticoloso fino all’ossessione – che più volte ha ricordato quanto sia stata formativa la sconfitta al suo esordio olimpico ad Atene nel 2004 dove finì quinto – che ha preparato minuziosamente ogni singolo passo in questa edizione olimpica, dove non era neanche considerato favorito.
In finale ha battuto 6-0 Yasmani Acosta Fernandez, cubano naturalizzato cileno – a dimostrazione della “grandezza” della scuola cubana – rimanendo costantemente in controllo, senza sbagliare niente e trionfando con un exploit che lo ha consegnato alla storia.
Mijaín a Tokyo aveva dedicato la vittoria al ricordo di Fidel Castro e alla “poderosa bandiera cubana”. Oggi invece dedica questa sua impresa sportiva alla rivoluzione e al suo paese, perché nonostante le difficoltà e le contraddizioni Cuba rimane un esempio. Non solo per lui.
Filippo Petrocelli