Una squadra in cui le decisioni si prendono tutti assieme, dal presidente al magazziniere, dal direttore sportivo al panchinaro, dal numero 10 al preparatore atletico. In cui il ritiro viene abolito e sostituito da grigliate, casse di birra e lunghe discussioni collettive. In cui negli spogliatoi si parla di tutto: politica, schemi di gioco, problemi personali. In cui si tendono a parificare i salari e i premi partita. Per noi che siamo abituati a seguire il calcio popolare, questa sembrerebbe la descrizione di uno dei tanti progetti che continuano a nascere nelle nostre categorie inferiori, portando avanti l'eterna sfida di Davide contro Golia. Ma in questo caso stiamo parlando di qualcosa che si sviluppò in uno dei grandissimi club del calcio mondiale, quindi proprio nel ventre di Golia. Stiamo parlando del Corinthians dei primi anni '80, quello guidato e ispirato da Sócrates che passò alla storia come la Democrazia Corinthiana.
Stando a queste premesse, Compagni di stadio di Solange Cavalcante (Fandango Libri, 2014), giornalista italo-brasiliana e corinthiana militante, è una lettura obbligatoria per tutti coloro che aspirano ad un calcio (e, certo, ad un mondo) completamente diverso, in cui a farla da “padroni” siano i giocatori e lo staff tecnico, insieme ovviamente ai tifosi, e non quel sottobosco prepotente e parassitario di dirigenti, sponsor e affaristi, insomma coloro che sottomettono ogni aspetto del gioco a logiche di puro profitto.
Ma il libro ha anche un altro grandissimo merito: lega ed interseca in modo continuo e scorrevole le vicende della squadra bianconera con la storia politica e sociale del Brasile. Una storia che in quegli anni non regala certo pagine piacevoli: dal 1964 una nuova dittatura militare schiaccia il paese sotto il proprio tallone. Alle nostre latitudini la dittatura brasiliana è molto meno conosciuta di altre, ad esempio quelle di Cile e Argentina, ma questa non fu meno dura e crudele, oltre ad essere più lunga: per un ventennio ogni opposizione politica è bandita, ci sono migliaia di arresti, omicidi politici, desaparecidos, la tortura è all'ordine del giorno, ogni velleità rivoluzionaria o anche solo democratica è soffocata nel sangue. A partire dalla fine degli anni '70, una volta eliminata l'opposizione politica e sociale, la dittatura allenta gradualmente le maglie repressive, per riconsegnare nella seconda metà degli anni '80 al paese una democrazia (più o meno) liberale. Non è difficile intuire che la Democrazia Corinthiana dialogò in modo potentissimo con questi epocali processi in atto nel paese: d'altra parte il Timão ha circa 28 milioni di tifosi, il che vuol dire che ciò che lo riguarda, riguarda per forza larga parte dell'opinione pubblica di un paese fanatico per il calcio; e vuol dire anche che nessuna dittatura poteva arrestare i suoi protagonisti.
L'esperimento nasce tra l'altro a seguito di una lotta di tipo sindacale condotta in prima persona da Sócrates, con qualche altro giocatore, per ottenere condizioni di lavoro più umane: il Dottore infatti guida la squadra alla conquista del titolo Paulista del '79, e approfitta della propria posizione di colonna insostituibile della squadra per avanzare rivendicazioni. Per tutti, non solo per sé. Aumento dei salari e tendenza alla parificazione, premi partita meglio distribuiti, maggior rispetto da parte delle società verso i giocatori. Siamo ancora in un Corinthians “normale”, con un presidente “padre-padrone” autoritario, una serie di affaristi parassiti che aleggiano sopra la squadra, calciatori che sono nient'altro che bestie da comprare e vendere al mercato. Ma ben presto si andrà oltre le rivendicazioni sindacali, anche grazie a una serie di favorevoli congiunture: a causa dei conflitti interni la squadra va molto male e ad un certo punto il presidente Matheus si allontana per qualche mese, e il suo successore è molto più disposto a distribuire maggiormente poteri e responsabilità all'interno del club e ascoltare le esigenze di chi ci lavora. Viene assunto un direttore sportivo giovane e dalle idee molto aperte, che collaborerà alla perfezione con Sócrates e compagni; anche l'allenatore Travaglini è disposto a collaborare con i giocatori nella gestione tattica. Ci sono tutti gli ingredienti per lo straordinario esperimento di democrazia radicale che si svilupperà dall'81 all'84, anche perché Sócrates con il suo carisma sarà il sole intorno a cui tutto il resto girerà. Nell'82 e nell'83 il Corinthians Democratico conquisterà il Campionato Paulista e i cuori di moltissima gente, in un clima di esaltazione ma anche di tante contraddizioni che l'autrice sviluppa in un racconto davvero coinvolgente. Immaginate ad esempio il sordido mondo della stampa e dell'opinionismo sportivo: una squadra autogestita e quindi “anarchica” e in preda al “caos”, giocatori che escono, bevono, fumano. Ogni sconfitta apriva un processo alla squadra e l'invocazione della disciplina tradizionale, dell'ordine, dei ritiri. Ma i fatti danno ragione alla squadra.
Tuttavia tutto ciò finirà molto presto: dopo alcune delusioni sul piano politico, Sócrates nell'estate '84 viene venduto alla Fiorentina, mentre si scatena la “controinsurrezione” dei vecchi dirigenti reazionari del club, che in poche mosse rimettono le mani sulla squadra, che torna in pochi anni ad essere un “normalissimo” grande club, che anzi negli ultimi decenni vincerà una quantità di titoli mai vinta nella sua storia. Ma di popolare e democratico manterrà solo i tifosi: da sempre il Corinthians è infatti la squadra del proletariato e sottoproletariato paulista, che però non avrà mai voce in capitolo né prerogative, se non quella di fare un tifo infernale.
La straordinaria ma breve storia della Democrazia Corinthiana ci consegna comunque varie e diverse riflessioni, tra le quali ne spicca probabilmente una: un altro calcio è sicuramente possibile, non solo nelle serie minori; ma troverà anche sulla sua strada nemici potenti e agguerriti, disposti a tutto pur di mantenere i propri privilegi. D'altra parte non è un mistero che il calcio sia spesso una metafora perfetta del mondo e della vita.
Matthias Moretti