C'eravamo tutti quella notte nel seminterrato del club 360°, quartiere S.Lorenzo, Roma. I Barbera e champagne cominciavano a ingranare, i No Confidence avevano trascinato i fissati dell'hardcore pestone.
E c'erano anche i Dalton.
Mi ricordo che l'esordio fu scioccante, saliti all'aria aperta non si parlava d'altro. E io non ho smesso ancora, visto che ho avuto il piacere di avere il free Cd che sarà corredo del disco Lp con mesi di anticipo…e ve lo racconto.
Guardi la copertina e ti viene in mente la RCA degli anni 60/70, c'è la foto centrata della band e i titoli sono in bella vista. È azzurrina e verde acqua, DALTON, "Come stai?".
Parte il primo riff di pub rock'n'roll acido, qualcuno grida "E vai!" .
Esplode "Guarda Roma", una voce sgraziatamente intonata urla il degrado in cui versa la città con gli occhi che si riempiono di lacrime, il polso asciuga il viso, e il discorso prosegue con "Beato te", stesso impianto, ma stavolta il confronto con l'uomo realizzato nella società perbene scatena un singalong contagioso sui refrain. Il ritmo saltellante di "Niente Paura", ballabile Beat-punk in botta e risposta tra voce e cori sul tema della solitudine, e l'aria della malinconica "Si che si può" in odore di un certo Rino Gaetano, di un Califano struggente armato di armonica in mi maggiore , formano un un pacchetto di canzoni di forte impatto che da sole valgono la corsa.
I riferimenti alla musica d'autore del passato non si esauriscono sul layout di copertina, se ne sente il sapore in ogni rauca melodia di voce, in ogni ovattata terzina di rullante, nelle incursioni hammond, e appaiono chiare le ombre di Gaetano, Battisti, Graziani ed i Corvi, mentre quel mignolo che scorre sugli accordi maggiori ti rimanda un attimo da Chuck Berry, solo di passaggio, destinazione Londra, i pub dell'east end, il pub rock, il Glam, il primissimo oi!.
Ma la rivolta dei Dalton infuria nelle tematiche, spiazzanti se si fissano i loro anfibi luccicanti: la scelta di coverizzare la “Bring on the lucie” pacifista di John Lennon, la dura critica al conformismo subculturale che emerge in “Skinhead”, muratori e massoni a confronto in “La classe operaia resta all'inferno”, l'ingenua vita di borgata che sfiorisce in “Caffè'” e la voglia di ritorno all'infanzia che termina in “Bambini”.
In particolare questo tema ricorre ad intervalli regolari come in un concept album: bambini che agognano acqua fresca dopo una partita di calcio come fosse oro, bambini che giocano nei cortili a “regina reginella”, bambini che cercano nel pozzo il proprio viso.
Le influenze sono talmente tante che sorprende vederle agglomerarsi in un solo, unico, grande disco tra punk, beat, cantautori, armoniche, rock 'n' roll, aperture mentali, anfibi e musica romana. .
Comunque sia, quello che vi deve rimanere di tutto ciò che ho detto è: Roma, Hellnation Recordstore, LP + free cd, ora.
Pat Atho - Roma