Golovkin vs Lemieux non è stato proprio un evento di sport popolare. Piuttosto una grande vetrina per il pugilato con premi milionari, diverse cinture di campione del mondo in palio, lustrini, paillettes e pay-tv, incorniciata alla perfezione in uno dei templi moderni della boxe e dello sport in generale, ovvero il “newyorkese” Madison Square Garden.
L’incontro di sabato 17 ottobre, valevole per la riunificazione del titolo dei pesi medi non ha tradito le aspettative, rivelandosi una dimostrazione energica di quanto il binomio guantoni-ring sia ancora capace di regalare emozioni al grande pubblico e non solo a una minoranza di irriducibili appassionati della boxe.
L’uno di fronte all’altro, due dei pugili più promettenti degli ultimi anni: Gennadij Golovkin, kazako, classe 1982 campione Wba, Ibo e Wbc a interim dei pesi medi, e Fabien Lemieux, nato a Montreal nel 1988 e campione in carica Ibf.
A tirare le fila dell’evento la Golden Boy Promotions di Oscar de la Hoya, ex campione e oggi manager di gran successo, capace di trasformare una competizione sportiva in uno show da trasmettere sulla Hbo a 60 dollari il pezzo, per restituire almeno per una notte un po’ di allori alla “nobile arte” pugilato.
Gennadij Golovkin è originario del Kazakhstan ma vive oggi negli Stati Uniti e si allena con Abel Sanchez, uno dei grandi maestri del pugilato a stelle e strisce. Figlio di un minatore russo immigrato in Asia centrale e di una coreana, è cresciuto in una tipica famiglia “sovietica”, tutta disciplina, principi e pratica sportiva. La passione del pugilato gli è stata trasmessa dai fratelli, soldati dell’Armata Rossa prima e dell’Esercito kazako poi, morti in combattimento negli anni Novanta.
Il suo avversario David Lemieux è invece l’orgoglio del Canada francofono, tanto da festeggiare le sue vittorie esclusivamente con la bandiera gigliata del Quebec. Capigliatura moicana e pugilato dalla corta distanza sono i suoi segni particolari ed è nato e vissuto nei sobborghi vicino Montreal, in una famiglia di origini armene, senza conoscere mai il suo vero padre.
Entrambi sono boxeur dalla mano pesante e vantano illustri “scalpi” nei loro palmares: Golovkin è imbattuto e ha concluso gli ultimi venti incontri con altrettanti k.o. (fra cui spiccano due vittorie prima del limite contro Martin Murray e Marco Antonio Rubio) ed è alla quattordicesima difesa di una delle sue cinture; Lemieux ha impressionato mettendo k.o. Gabriel Rosado e trionfando per decisone unanime contro il Hassan N’Dam N’Jikam.
Fin dalle prime battute Golovkin imposta il match tempestando l’avversario di jab, e proprio l’uso del braccio sinistro si rivela la chiave di volta dell’incontro: il kazako martella ossessivamente il canadese con veloci sinistri prima di aprirsi la strada con precise combinazioni al corpo che minano la tenuta atletica dell’avversario. Un pugilato a suo modo vecchio stile, di sostanza, fatto di combinazioni e molto lavoro al corpo.
Lemieux non si risparmia, accetta di scambiare a viso aperto ma non riesce mai a impostare il suo ritmo: fa fatica a chiudere la distanza e non arriva sempre a bersaglio con i suoi ganci. Ma ha il merito almeno di provarci, di non rifiutare lo scontro.
Passano i minuti ma la storia non cambia, con Gennadij Golovkin padrone di ogni round: il cartellino segna 10-9 dopo ogni ripresa. Al quinto round, un preciso sinistro al fegato del canadese si infila tempestivo dopo il costante lavoro al corpo e alla testa del kazako.
Lemieux si inginocchia e si fa contare, ma riprende abbastanza agilmente e dimostra gran cuore. Dopo l’atterramento ha quasi un guizzo, alza la testa e combatte con nuovo vigore ma non basta. Ma i colpi si fanno più duri e nonostante l’impressionante cardio dei due atleti, iniziano a vedersi lievi cenni di cedimento fisico soprattutto nel canadese.
L’ottavo round è decisivo: un’altra combinazione e un preciso colpo al corpo fanno vacillare David e l’arbitro Steve Willis si intromette decretando il k.o. tecnico, forse un po’ prematuramente.
Un filo di amarezza sulla faccia di Lemieux non cambia la sostanza, l’incontro poteva continuare ma ormai l’esito è palese. Non un eccesso di tutela, quanto una serena constatazione che evita una serata in barella al canadese.
Golovkin è il campione ma scrive anche una pagina importante negli almanacchi della boxe: 34 vittorie di cui 31 prima del limite, lo rendono il peso medio con la più alta percentuale di k.o. della storia, oltre il 90%.
Le quindici difese consecutive del titolo sono anch’esse un record, che gli fanno superare Carlos Monzón, non proprio un novellino del ring. Negli ultimi ventuno incontri ha sempre vinto prima del limite e anche i suoi detrattori devono per una volta chinare la testa.
Il pugile kazako, con la faccia d’angelo e i lineamenti gentili per una volta ha conquistato tutti realizzando una prestazione perfetta soprattutto a livello di strategia, che lo ha decretato miglior pugile in circolazione, oltreché ottimo ambasciatore delle sedici corde.
Sarà felice Gaydarbek Abdulovich Gaydarbekov, pugile russo amatoriale semisconosciuto, mai passato al professionismo, medaglia d’oro alle Olimpiadi d’Atene del 2004. L’unico ad aver battuto il talentuoso kazako in un incontro di boxe, anche se sulle tre riprese e in una competizione olimpica.
Filippo Petrocelli