Ieri sera, durante la partita Roma-Qarabag di Champions League,in uno dei settori occupati ormai da anni da diversi ultras giallorossi, la parte alta della Curva Nord è stato esposto uno striscione con la faccia di Federico Aldrovandi.
La figura di Aldro, così, torna prepotentemente alla ribalta proprio in quell’impianto da cui tutto era cominciato. Era infatti lo scorso venerdì, 1 dicembre 2017, quando ai tifosi della Spal, giunti nella Capitale per seguire la loro squadra in trasferta contro la Roma, era stato impedito di far entrare nel settore ospiti dell’Olimpico la bandiera raffigurante la faccia di Federico Aldrovandi.
Una decisione assurda, senza un vero e proprio perché alle spalle se non quello di “ordine pubblico” che vede proprio l’impianto capitolino come il maggior laboratorio sociale per quel che riguarda la repressione nell’ambito calcistico di questo paese. Per far sentire in qualche modo la loro voce i tifosi giunti da Ferrara, numerosi e pronti a tifare con calore anche grazie allo storico ritorno in serie A, hanno deciso di rimanere in silenzio per tutta la durata della partita.
Il contrappasso alla supponenza con cui "l'ambiente azzurro" si è approcciato a questa doppia sfida è rappresentato dal catenaccio di scuola italiana con cui la Svezia ha blindato la qualificazione e a veramente poco servirà scagliarsi contro l'arbitro e contro la sfortuna, sebbene probabilmente questa volta la nazionale sia in credito con la dea bendata.
Così come le critiche contro il sistema calcistico italiano e il suo fallimento appaiono troppo strumentali, perché il fatto che viviamo un calcio malato da anni non sarebbe cambiato nella sostanza se Immobile & co. avessero avuto una mira migliore. Mai come adesso però i risultati hanno smesso di coprire il marciume del nostro movimento calcistico, a differenza ad esempio di quanto successe nel 2006 in piena Calciopoli e con la dubbia moralità del capitano nonché futuro pallone d'oro Cannavaro e dei suoi cambi di maglia pilotati.
Ci siamo deliberatamente presi un ulteriore giorno prima di toccare l’argomento nella speranza, ovviamente disattesa, che rientrasse l’eco mediatica per quella che sostanzialmente è una non notizia.
Ricapitolando: attraverso una manovra non esattamente limpidissima (e questa sì che sarebbe una notizia…), il presidente Lotito aggira la chiusura della Curva Nord facendo aprire la curva opposta, quella tradizionalmente dei romanisti; i laziali, stuzzicati dall’idea di poter fare uno sgarbo agli odiati rivali imbrattandogli “casa”, non si sono lasciati sfuggire l’occasione, tappezzando il settore con vari adesivi tra cui quello incriminato con Anna Frank vestita con la maglia della Roma che, è giusto ribadire, è ben visibile per le strade della capitale da almeno tre – quattro anni.
Uno di quei fattori che rende il calcio ancora affascinante è la possibilità di sfidare la temporalità per come la intendiamo, oppure per dirla in maniera meno poetica e più prosaica, non sai mai se sei al termine della vecchia stagione o se sei stato già scaraventato nella nuova, tanto se ne parla in continuazione e qualche partita da vedere la trovi sempre.
Tuttavia, da qualsiasi prospettiva si voglia affrontare la questione, la data odierna, vale a dire il 30 Giugno, costituisce uno spartiacque, poiché si chiude il primo semestre, quello legato al bilancio sportivo ed economico della stagione appena trascorsa e segna soprattutto la data in cui si esauriscono i contratti dei giocatori in scadenza.
Sarebbe retorico affermare quanto fosse esatta l'intuizione di quei gruppi che all'epoca si riconoscevano dietro la sigla “Movimento Ultras”, quando quindici anni or sono partorirono il messaggio: “Leggi speciali, oggi per gli ultrà, domani per tutta la città”. In fin dei conti ciò non servì a risolvere il problema (vuoi perché i tempi erano immaturi per uscire dal classico “celodurismo” ultras, vuoi per una critica troppo parziale che non riusciva a collegare il calcio ad altri ambiti sensibili di ristrutturazione della nostra società, magari anche perché non trovavano una sponda nei compagni che in questi stessi ambiti si muovevano quotidianamente), anzi ciò ebbe l'effetto collaterale di far percepire alle menti più avanzate, minuto per minuto e abuso dopo abuso, la consapevolezza di stare vivendo sulla propria pelle la lunga agonia di quello che innegabilmente è stato il fenomeno giovanile di massa più imponente dell'ultimo trentennio.
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