In seguito all'articolo scritto ieri da Francesco Berlingieri sulla questione ultras, gruppi, tessera e trasferte, che solleva in maniera finalmente de-ideologizzata alcune questioni, ci sembra interessante continuare questa riflessione, stimolandone anche ulteriori allargamenti e sperando di renderla collettiva.
Guardando agli ultimi anni, la battaglia contro la tessera del tifoso è stata eletta come ultimo avamposto ideale per difendere i brandelli di quello che fu il movimento ultras come lo abbiamo imparato a vivere sulla nostra pelle (a seconda delle varie generazioni, chi prima chi dopo), ma l'impressione è che sin dall'inizio si sia trattato di un qualcosa di sovraccaricato "ideologicamente" dagli ultras stessi: i biglietti nominali, in fin dei conti, non sono così dissimili dalla tessera del tifoso (se non fosse per quest'articolo 9, che peraltro a quanto sembra viene adoperato a propria discrezione dalle varie questure), eppure a parte qualche flebile protesta, organizzata da quello che all'epoca si poteva definire un tentativo di coordinamento nazionale del movimento ultras (forse un po' troppo verticistico e centralizzato, ma non è questo il tema…) passarono senza colpo ferire, magari anche per il fatto che furono adottati a stagione in corso e, di fatto, fummo posti davanti al fatto compiuto.
Si yo fuera Maradona
saldría en mondovision
para gritarles a la FIFA
¡que ellos son el gran ladrón!
Manu Chao
Pochi giorni fa l’intero mondo del calcio è stato letteralmente sconvolto da una rivelazione improvvisa, un fulmine a ciel sereno, una di quelle cose che mai ti aspetteresti che fossero possibili: i vertici della Fifa sono corrotti!
Ancora una volta abbiamo assistito, come in ogni occasione in cui ci sia il minimo problema di ordine pubblico intorno ad una partita giocata nel nostro paese, ad un unanime coro di lamento e condanna condito dal comportamento allarmistico, ma non sarebbe esagerato dire terroristico, dei media, specie nelle ore immediatamente successive ai fatti. Una linea di condotta ormai solidamente affermata, scontata come le telefonate dei parenti il giorno del tuo compleanno.
Questo finale di stagione ci sta regalando gli ennesimi capitoli bui per il nostro calcio. Abbiamo già parlato dello scandalo che ha coinvolto Lotito riguardo alla sua avversione per la promozione delle squadre “provinciali” in serie A, così come delle boutades razziste di alcuni esponenti di spicco del nostro calcio. Nelle ultime settimane abbiamo assistito a due casi di simile natura, concentrati nell'arco di pochi giorni.
Il primo ha visto protagonista il Presidente della Lega Nazionale Dilettanti Felice Belloli (successore di Tavecchio, passato a dirigere la Federcalcio nonostante la sua uscita sui calciatori africani che “fino all'altro ieri mangiavano banane”), il quale durante un consiglio direttivo del dipartimento per il calcio femminile, di cui è responsabile, ha pensato bene di dichiarare che “basta, non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche”. Subito sono fioccate da ogni parte reazioni giustamente indignate, anche da parte di personaggi non certo immuni da certe prese di posizione, come lo stesso Tavecchio. A nulla è valso il disperato tentativo di Belloli di aggrapparsi alla poltrona piagnucolando smentite (ma la dichiarazione è agli atti) e ostentando di non volersi dimettere: alla fine è stato sfiduciato dal Consiglio della sua Lega e sarà presto sostituito.
“Ho detto ad Abodi: se me porti su il Carpi...se me porti squadre che non valgono un c... noi tra due o tre anni non c'abbiamo più una lira. Se c'abbiamo Frosinone, Latina, chi li compra i diritti?”.
Per l'ennesima volta nel nostro paese il subdolo e scorretto strumento della registrazione di telefonate private porta alla luce fatti che in realtà tutti sanno, ma vengono ignorati per quieto vivere. Insomma, il fatto che il calcio moderno, e quello italiano forse più degli altri, sia regolato da leggi di mercato, diritti tv, logiche mafiose e guerre di potere, non è certo un mistero. Semplicemente, ogni tanto delle intercettazioni o un'inchiesta della magistratura svegliano tutti noi malati di calcio dal nostro rassicurante torpore e gettano nuova luce sulle schifezze che si svolgono dietro le quinte dei nostri sempre e comunque amati campionati.
Claudio Lotito è un perfetto esemplare di uomo potente del calcio moderno “all'italiana”, cinicamente affarista, cialtrone ma furbo, a suo modo colto ma anche “coatto”.
Un punto di vista differente sui fatti di stretta attualità sportiva e sociale.
Fatti, notizie e curiosità sullo sport popolare, sulla settimana appena trascorsa e su quella che verrà
Donne e uomini diventati per qualche motivo esempio
Il mondo dello sport popolare visto attraverso gli occhi della letteratura, della musica e della cultura popolare
Quello che la settimana riserva: appuntamenti, incontri, partite e iniziative su tutto quello che è sport popolare