Al giorno d’oggi in Spagna, è difficile non menzionare in una qualsiasi conversazione il caso del bacio di Luis Rubiales (Presidente della Real Federcalcio spagnola) a Jenni Hermoso. Tutto è iniziato durante la consegna delle medaglie alle campionesse del mondo, quando è stata la volta dell’attaccante del Pachuca, il presidente le ha dato un bacio che ha aperto un dibattito intenso e acceso in Spagna sulle sue dimissioni dalla carica di capo della RFEF.
Poche settimane fa il governo guidato dalla premier Giorgia Meloni ha avuto una sua ennesima idea nazionalista. Era infatti inizio giugno quando, l’amministratore generale della Lega Calcio Lugi De Siervo, affermava, in una intervista rilasciata al quotidiano spagnolo “As” che da quel momento all’estero il maggior campionato calcistico nazionale sarebbe stato riconosciuto con il nome di “Serie A-Made in Italy”.
Giunti a questo ultimo capitolo dedicato al calcio sovietico, dopo aver tracciato una cronologia di base, aver parlato di alcuni dei club più rappresentativi della storia sportiva del calcio sovietico, ora tocca alla nazionale che è riuscita a fare una sintesi di tutto quello descritto fino a ora. La nazionale sovietica incarnò tutti i dettami dello sport socialista: pianificazione sportiva e un calcio votato alla vittoria. La parola d’ordine fu pianificazione, quindi il governo sovietico si impegnò nella costruzione di numerose strutture sportive pubbliche e questo consentì all’Urss di crescere atleti competitivi in ogni ramo sportivo.
Il 12 giugno scorso è deceduto Silvio Berlusconi all’età di 86 anni. Tralasciando il funerale di stato in pompa magna e il lutto nazionale proclamato dal governo in carica per omaggiare questo individuo, mi vorrei concentrare sul lato sportivo di tale figura.
Berlusconi infatti, tra le varie altre cariche ricoperte, è stato per ben 31 anni, dal 24 marzo 1986 al 13 aprile 2017, proprietario del Milan. Con lui la società rossonera ha raggiunto probabilmente i picchi più alti della sua storia: 29 i trofei vinti in tutto tra cui otto scudetti tra il 1987 e il 2011, cinque Champions League, una coppa Italia, sei supercoppe italiane, due coppe intercontinentali e una coppa del mondo per club.
Nel 2018, tanta era la voglia di questo imprenditore lombardo di tornare da protagonista nel mondo del pallone, che è diventato proprietario del Monza Calcio raggiungendo, anche in questo caso, il massimo traguardo sportivo. Con lui, infatti, la società brianzola nel giro di due anni è riuscita a fare il doppio salto di promozione dalla serie C fino al campionato di Serie A.