Il 9 dicembre è una data ad alto contenuto simbolico per il subcontinente latino-americano, infatti nel 1824 si disputò la battaglia di Ayacucho che, oltre a essere l'ultima combattuta dagli spagnoli in Sudamerica (addirittura, il viceré spagnolo fu catturato e imprigionato dagli insorti), si rivelò determinante per la fine della dominazione iberica sconfitta da un esercito misto di peruviani, colombiani e venezuelani.
Corsi e ricorsi storici.
Dopo la sosta per le nazionali, l’Europa League vivrà una delle sue fasi più emozionanti, con le ultime due giornate dei gironi e i verdetti in molti casi ancora da scrivere. E in uno dei gironi, il B, il timore è che il destino possa essere scritto un po’ a tavolino. Ma andiamo con ordine. La Red Bull, multinazionale pioniera delle bevande energizzanti, ormai da molti anni è fortemente impegnata nel calcio, e ad oggi possiede ben quattro squadre (oltre alle due europee, New York Red Bulls e Red Bull Brasil). In Europa ha iniziato dalla propria nazione d’origine nel 2005, rilevando la proprietà e il palmares dell’Austria Salzburg, che nel frattempo aveva già cambiato un paio di volte nome. Inizialmente la città ha praticamente disertato gli spalti ed è stato rifondato dai tifosi l’Austria Salzburg, coi colori bianco-viola e una dura risalita dai dilettanti. Negli anni va detto che la Red Bull Salzburg, anche grazie ai successi (9 scudetti e 5 coppe d’Austria) e ai tanti soldi investiti, ha ricostruito un seguito di pubblico notevole e si è affermata come solida realtà europea.
Fino a pochissimi anni fa, sarebbe stata davvero una partita da bollino rosso. L’Atletico San Lorenzo domenica scorsa alle 17 andava per la prima volta a far visita alla Pro Appio, al campo della Certosa. Già, la Pro Appio, la squadra di “calcio popolare” di Casapound, gli scimmiottatori per eccellenza. Per anni è stata ben nota, e del resto sempre apertamente rivendicata, la presenza sugli spalti di militanti del movimento neofascista riuniti nel gruppo Viarium Crew, e in rete si possono trovare foto ma anche interviste in cui i militanti del progetto raccontano le loro attività. Del resto non è certo un mistero che Casapound investa molto in attività sociali, e tra queste nello sport, pensiamo al mondo delle palestre, ma anche al paracadutismo o all’escursionismo. Anzi, in questo caso si può dire che sia una piacevole sorpresa poter parlare di fallimento del progetto.
Provare solo a immaginare una storia delle arti marziali in Unione Sovietica potrebbe sembrare un progetto troppo ambizioso. Ancora poca studiato e sistematizzato, il sistema sportivo sovietico rimane un oggetto non identificato, ancor di più il comparto relativo alle arti marziali e agli sport da combattimento, già di per sé marginale. Anche dopo la caduta della cortina di ferro, il binomio sport e socialismo reale rimane confinato nelle “riserve accademiche” in madrepatria come nei paesi anglosassoni e in Europa, eletto al massimo a curiosità da appassionati o da “smanettoni” ossessionati dai forum di arti marziali. Tuttavia un tentativo parziale, in grado almeno di individuare alcuni passaggi fondamentali, utili per abbozzare qualcosa che somigli a una breve storia delle arti marziali nel paese del socialismo, non è un’operazione impossibile.