Non solo nel manifesto che pubblicizza il torneo c’è un pallone di quelli “vecchie maniere”, ma tutto il logo del Proudly East London Football Tournament sembra una crociata contro il calcio moderno. Non manca l’invito – tutt’altro che goliardico – a portarsi dietro la famiglia e i bambini, per godersi una giornata insieme, all’aperto, davanti a una sana partita di “pallone”.
A organizzare e celebrare la diversità dell’East london sono però tre squadre di calcio e non gruppi di punk, né squatters irriducibili: il Clapton F.C., lo Sporting Bengal United F.C. e lo Stonewall.
Si è tenuto nel fine settimana appena trascorso il primo raduno nazionale delle squadre di basket popolare, negli spazi del centro sociale Acrobax di Roma. Alla chiamata degli organizzatori, gli All Reds Basket Roma, hanno risposto i “cugini” dell'Atletico San Lorenzo, i veneti della Polisportiva San Precario di Padova e dei Crabs Venezia, e i napoletani della Lokomotiv Flegrea. Nel pomeriggio di sabato a farla da padrone è stato il basket giocato, nel playground situato all'esterno del centro sociale. Un torneo estremamente amichevole, a tal punto che il nostro contatto privilegiato, al momento di dirci chi aveva vinto, ci ha risposto “mi pare i napoletani”: giusto così, il pomeriggio di incontri serviva soprattutto a divertirsi e conoscersi meglio. Dopo una serata di concerti e birre, la domenica mattina è stato il turno dell'assemblea: un momento di confronto e racconto delle proprie esperienze, ma anche di proposta e di rilancio. La discussione, organizzata in modo molto serio dai ragazzi degli All Reds, ha affrontato sia gli aspetti positivi che le criticità incontrate fino ad ora da queste compagini.
Quella appena trascorsa, con ancora alcuni importanti verdetti da decretare, si può già dire che sia stata una stagione straordinaria per il calcio popolare nel nostro paese. Oltre al moltiplicarsi di questo tipo di società sportive, sia nei campionati ufficiali che nel mondo UISP, e ai fondamentali valori di aggregazione e socialità che sono l'anima di questi progetti, una grande verità emerge in modo sempre più prepotente: il calcio popolare funziona, è un modello perfettamente in grado non solo di creare consensi e simpatie, ma di vincere sul campo, di sbaragliare gli avversari e ottenere promozioni a raffica. Passiamo velocemente in rassegna la stagione, non per tutte conclusa, delle squadre di calcio popolare che il nostro progetto segue e seguirà più assiduamente, ovvero quelle iscritte ai campionati della Federazione, che non si limitino ad avere il modello dell'azionariato popolare, ma portino avanti anche un discorso antirazzista e solidale, oltre ad un rifiuto netto e attivo del “calcio dei padroni”.
Nelle loro coreografie ci sono black block, tagliatori di teste ispirati a Jason Voorhees – il cattivo mascherato dei film horror anni ’80 – e il comandante Che Guevara.
I loro simboli richiamano il vissuto operaio di Liegi, importante centro minerario e città proletaria per eccellenza del Belgio (al punto da essere gemellata con Volgograd, ovvero Stalingrado, e Torino) e nella curva dello stadio non mancano le “pezze” antifa, le stelle rosse e i pugni chiusi. Si chiamano Ultras Inferno ’96 e sono nati il 17 agosto 1996 diventando il più importante gruppo di tifo organizzato del paese.
Scrivono sui loro striscioni “Reds or death” ma sono i primi a dedicarsi a collette alimentari, autorganizzando la resistenza contro la vita moderna, soprattutto nei quartieri popolari della città.