Il 1923 è un anno abbastanza importante per l'Italia. Il PNF (Partito Nazionale Fascista) è salito al potere alla fine del 1922, per essere precisi con la Marcia su Roma svoltasi il 28 ottobre, e, da quel momento, sta acquistando sempre più potere e sta dando il via ad un ventennio che si concluderà con il tragico epilogo del secondo conflitto mondiale.
I fascisti, inoltre, stanno portando a compiumento alcune significative leggi, ad esempio la legge Acerbo approvata il 18 novembre 1923, che porteranno il Belpaese verso una delle pagine più buie del suo percorso storico. Nonostante questo clima di forte repressione, però, ci furono anche alcune forme di ribellione verso Mussolini e il suo partito.
Una di queste fu, senza dubbio, quella portata avanti dalla rivista “Sport e Proletariato” che iniziò a uscire proprio nel 1923. Tale giornale nacque con due intenti ben precisi: contrastare lo strapotere della “Gazzetta dello Sport”, diventato col tempo il giornale sportivo per eccellenza dei fascisti, e, soprattutto, cercare di portare avanti, in qualche modo, quello spirito popolare e socialista ancora molto forte e presente in alcune zone del paese.
“Sport e Proletariato” è stato un giornale che ha cercato di accomunare il mondo calcistico con un ideale politico ben preciso. Tutto ciò nonostante sia stato osteggiato per vari motivi: da quelli politici a quelli economici. La repressione, purtroppo, è stata sempre presente e ha inciso sulla storia di questo giornale per tutta la sua durata.
Negli ultimi tempi concetti quali confini e frontiera sono molto cambiati, soprattutto in quella che viene considerata la zona occidentale e “più democratica” del globo. Da una concezione di apertura e di libera circolazione delle persone si è passati ad una chiusura tramite l'innalzamento dei muri e politiche migratorie sempre più respingenti. Tutto questo, però, non riguarda le merci di mercato che, in nome di quella concezione neoliberista che la fa da padrone un po' dovunque, possono continuare a circolare liberamente dovunque vogliano senza subire il benchè minimo controllo sotto più punti di vista.
Per fortuna ci sono anche molte realtà che combattono contro questa chiusura dei confini per le persone e si battono, quotidianamente, perché ci sia la libera circolazione della gente in ogni angolo del globo.
Libraio, ultras, skinhead, compagno, scrittore, sociologo e chissà quante altre cose ancora...
Ecco, Valerio era la somma di tutte queste cose, ma allo stesso tempo era molto di più.
È stato un punto di riferimento per diverse generazioni di aspiranti insorgenti, di kids incazzati col mondo e che volevano reagire alla vita stereotipata che tv e giornali gli propinavano e che in un'età in cui internet non aveva ancora svelato completamente le sue potenzialità invasive, partivano dagli angoli più remoti della provincia italiana per andare a prendere le ultime uscite di libri o dischi che altrimenti sarebbero stati quasi introvabili, ma anche per fare quattro chiacchiere che sicuramente avrebbero arricchito il bagaglio di conoscenze di quei giovani rasati.
KICK IT! FEST nasce nel 2015 come un network composto dall’associazione culturale Lucha Libri (che si occupa di diffusione della cultura dal basso, con presentazioni e distribuzione di libri di case editrici indipendenti), CSRC CUORE 1990 (Associazione sportiva dilettantistica novarese fondata sull’organizzazione cooperativistica e popolare) e il Circolo Arci Big Lebowski,con l’intento di mescolare in armonia sport, cultura e società, proponendo un torneo di calcio non competitivo, iniziative culturali e concerti. Il tutto nel nome di valori come l’antirazzismo e la lotta contro ogni forma di discriminazione etnica e sessuale. Il calcio è vita, integrazione e solidarietà. Crediamo fortemente nelle potenzialità aggregative e politiche dello sport calcistico, inteso come uno strumento di lettura e cambiamento positivo della realtà sociale.