Ho letto diversi libri riguardanti il calcio, alcuni molto belli, altri buffi o comunque simpatici, altri ricchi di spunti suggestivi, ma questo è realmente il primo libro di calcio a cui mi sono rapportato come se fosse un manuale, e non poteva essere altrimenti.
D’altronde, pur nel suo formato agile, esso ha il pregio di racchiudere due di quelli che sono da sempre gli interessi preminenti per questa tribù: il calcio ovviamente, e la politica, tanto quella calcistica quanto quella internazionale, senza rinunciare a cercare di trovare un filo conduttore che a volte sembra quasi fornito su un piatto d’argento (come nel caso delle edizioni del 1934 o del 1978), mentre altre volte invece viene rintracciato grazie al lavoro puntuale e a tratti certosino dei due autori, Nicola Sbetti e Riccardo Brizzi, autori di un lavoro davvero senza punti deboli.
Il volume ripercorre fedelmente la storia dei Mondiali di calcio, fino all’edizione del 2018, ma non si limita a fare una fredda sommatoria di tabellini con qualche sbiadito commento tecnico delle partite più significative, tutt’altro.
È la verità, Ballestracci è uno degli autori che preferiamo e del quale abbiamo recensito già dei libri, e anche in questo caso non potevamo esimerci da quello che almeno per il sottoscritto, probabilmente assurge a romanzo più completo e più bello scritto dall’autore di Castelfranco Veneto. Parliamoci chiaro, nulla da togliere ai bellissimi romanzi L'ombra del cannibale e La storia balorda, o ancora a I guardiani giusto per citarne qualcuno, ma nel mio immaginario personale questo libro si pone in cima e di prepotenza. Un libro che, come lo stesso autore ci racconta, era destinato al cassetto “ma che tuttavia si ribellava all’inazione più di altri fogli”. Un libro sotterrato, come le speranze degli italiani nel ’44 sotto le bombe degli alleati, in quel Nord Italia devastato e diviso fra la Repubblica di Salò e le schiere partigiane.
Viaggiare per l’Europa per seguire la propria squadra è il sogno di ogni tifoso, sopratutto quando si è legati a realtà dove solo un “miracolo” sportivo potrebbe far sì che questo sogno si possa avverare, anche solo per un preliminare. Sognare alla fine non costa nulla. Se poi questi sogni vengono messi nero su bianco, si arriva alla realizzazione di un bellissimo libro scritto a più (molte!) mani, in quel di Ferrara da parte del collettivo L.A.P.S. ovvero la curva Ovest: Più di undici.
Uno spaccato reale di passione per una squadra di provincia, in questo caso la Spal, dove le storie dei diversi personaggi, 13 + 1, potrebbero essere le nostre storie, ognuna differente, ma con lo stesso denominatore comune: la passione per la propria squadra, la propria città e un solo obiettivo chiamato prima trasferta europea.
Conflitto è la parola che dopo oltre 50 anni contraddistingue e identifica molto bene il mondo Ultras.
Perché che vogliate o no, gli ultras, mutando sapendo negli anni mutare, sono gli unici che sono sopravvissuti a ogni cambio generazionale, storico e sociale (a differenza di partiti politici, movimenti, strutture politiche, ecc.); sopravvissuti a ogni batosta, sapendo controbattere colpo su colpo la repressione che ogni giorno subiscono da parte del potere costituito.
Che vogliate o no, chi esprime conflitto porta nelle sue istanze, istanze politiche.
Conflittualità che in molti casi è frutto di una storia sociale e culturale intrinseca nella comunità nella quale si rispecchia quotidianamente il gruppo ultras ed è questo che a mio modo di pensare emerge con molta forza dal libro Curve Pericolose scritto a quattro mani da Giuseppe Ranieri e Matthias Moretti, edito da Il Galeone Editore.