«Genova non ha scordato, perché è difficile dimenticare»: prendo spunto da una delle più famose strofe della canzone Piazza Alimonda di Francesco Guccini per aprire questo pezzo. Il capoluogo ligure è stato infatti, nel corso del XX secolo, teatro di alcuni importanti episodi storici legati al concetto di resistenza.
Dall'insurrezione scoppiata poco prima del 25 aprile 1945 per arrivare fino ai giorni del G8 del luglio 2001, passando per la rivolta del 30 giugno 1960. Sono molti gli eventi che la città dei carrugi ha vissuto e che, nell'epoca attuale, cerca di ricordare in molteplici modi.
Tra questi non poteva mancare il contributo portato dal movimento calcistico popolare locale. Una storia che si può raccontare da questo punto di vista è quella della squadra di calcio La Resistente che, dopo oltre 10 anni di attività, è riuscita a ottenere un risultato importante: il debutto in Terza Categoria.
Oggigiorno gli spazi occupati e autogestiti italiani vengono descritti solamente come dei luoghi in cui è possibile divertirsi e dove è abbastanza facile trovare e far uso di sostanze stupefacenti. Lo stesso ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha minacciato più e più volte di usare la sua tanto amata “politica della ruspa” per mettere a tacere tali realtà.
Per fortuna però ci sono anche belle storie da raccontare che hanno avuto inizio proprio in questi luoghi militanti. Una di queste ci porta a Genova, nel quartiere Sampierdarena, dove sorge uno degli spazi occupati storici del capoluogo ligure, il CSOA Zapata.
Proprio qui da un po' di tempo, all'interno della palestra popolare, si allena la pugile Camilla Fadda. Questa giovane ragazza è riuscita in un'impresa storica. Dopo oltre quarant'anni, infatti, ha riportato in Liguria uno dei più importanti titoli nell'ambito del pugilato femminile: la medaglia d'oro ai campionati italiani assoluti nella categoria dei 51 kg.
Le logiche del profitto che sono alla base del “calcio moderno” si stanno ormai estendendo a tutti gli ambiti del mondo del pallone, seguendo l'irresistibile richiamo del dio denaro. Si fatica ormai a trovare anche un solo aspetto che non venga interessato da questo inquietante cambiamento. Non fa sicuramente eccezione quello dell'abbigliamento tecnico. Chi non ha notato che, con la fine di una stagione e l'inizio della seguente, tutte le principali squadre cambiano le divise che saranno da utilizzare sia in casa che in trasferta? Molte volte questi cambi comportano variazioni estetiche minime sulle tenute da gioco, ma questo non ferma i supporter di quella squadra, e non solo, nel cercare di accaparrarsi l'ultima divisa indossata da uno dei loro beniamini. Quella del merchandising, in due parole, è una delle galline dalle uova d'oro dei principali club, specialmente quelli con un brand a vocazione globale.
Lo sport popolare, in questo periodo, viene citato soprattutto dai mezzi più diffusi per dare notizie e raccontare storie: in primis articoli di giornali o libri. Negli ultimi tempi, infatti, sono stati molti coloro che hanno cercato di farci scoprire, tramite vari pubblicazioni o articoli, un mondo sportivo che sta acquistando sempre più importanza in vari angoli d'Europa. La scrittura non è però il solo modo di farci addentrare in questo ambito. Difatti, negli ultimi tempi, sono parecchi anche i gruppi musicali che tramite le loro canzoni cercano di spingere sempre più persone ad avvicinarsi a tale contesto.
Tra i gruppi che sono più “impegnati” in questo campo non si possono non citare, almeno a parere di chi scrive, i Talco. Ad inizio di quest'anno, la band originaria della zona di Mestre ha pubblicato il suo settimo album, intitolato “And The Winner Isn't”, in cui ci sono alcune tracce, ad esempio “Bomaye” o “Domingo Road”, che trattano la tematica sportiva con un punto di vista chiaro ed estraneo al mainstream.