Ci sarebbero molti aspetti da approfondire su quello che riguarda la Resistenza Greca. Secondo alcuni storici l’intero esito del secondo conflitto mondiale è in qualche modo collegato a essa e alla disastrosa campagna delle truppe dell’Italia fascista che per uscire da quel pantano ebbero bisogno dell’intervento in forze dei tedeschi che persero alcune settimane rivelatesi decisive quando poi nel bel mezzo dell’Operazione Barbarossa subentrò il “Generale Inverno”, un alleato formidabile per l’Armata Rossa. Anche la successiva guerra civile nel paese ellenico si rivelò indicativa di quali sarebbero stati gli sviluppi successivi del mondo e di come gli angloamericani avrebbero inteso la libertà, una “libertà di” preferita a una “libertà da” per dei popoli “liberi e autodeterminati”… ma non troppo. E fu proprio la differenza di vedute sulla guerra civile greca uno dei principali motivi che portarono alla rottura tra Stalin e Tito.
L'11 settembre è una data che, dal 2001, ha assunto un solo e specifico significato nel panorama occidentale. In quello stesso giorno però, qualche anno prima, si sono verificati altri due eventi che a parere di chi scrive vanno ricordati: il colpo di stato in Cile nel 1973 e la morte del cantante Peter Tosh nel 1987.
Sul golpe nel paese sud-americano, guidato dal dittatore Augusto Pinochet che potè contare sull'appoggio degli Stati Uniti d'America di Nixon per rovesciare il governo socialista di Salvador Allende, sono state raccontate parecchie storie riguardanti l'ambito sportivo in generale. Sul cantante dei Wailers, invece, non si è trovato quasi nulla che lo potesse ricondurre al panorama sportivo.
Ma andando un po' più a fondo nelle ricerche è venuta fuori una storia molto interessante che vale la pena raccontare.
Nell'epoca attuale, quando chiedi a qualcuno di fare la classifica dei tre giocatori che hanno indossato il maggior numero di volte la casacca giallorossa, a molte persone ne verranno in mente solamente due: Francesco Totti e Daniele De Rossi. Ma pensando al terzo nome, la maggior parte della gente o dirà un giocatore sbagliato oppure non saprà proprio cosa rispondere.
Per fortuna però ci sarà anche qualcuno che senza ombra di dubbio, e centrando la risposta esatta, saprà tirare fuori il terzo nome. Esso riconduce a un calciatore che, nel ruolo di difensore, vestì la casacca con la lupa capitolina per ben 15 stagioni, dal 1954 al 1969, per un totale di 386 presenze: Giacomo Losi.
Losi nacque il 10 settembre 1935, e per questo proprio oggi festeggia gli 85 anni di età, nel piccolo paese di Soncino nella provincia lombarda di Cremona. Durante la sua infanzia, grazie al convinto antifascismo dei genitori e in particolar modo del padre, prese parte attiva nella Resistenza partigiana.
Dopo la morte di George Floyd, lo scorso 24 agosto nel Wisconsin un altro afroamericano è stato colpito sette volte dalla polizia riportando gravi ferite ma riuscendo a sopravvivere. Dopo le scene agghiaccianti di George Floyd che chiedeva di respirare, non si è ancora capito quale sia stata la “colpa” di John Blake. Gli Stati Uniti già piegati dal Covid-19 e dalla susseguente crisi economica derivata dal virus in collaborazione con l’amministrazione Trump, sono nuovamente a ferro e fuoco. Il mondo dello sport non è rimasto indifferente nemmeno questa volta e i giocatori della NBA nel momento più importante della sua stagione, i play off delle finals, hanno deciso di non scendere in campo in segno di protesta. Nei pavimenti di parquet dei palazzetti compare la scritta Black Lives Matter a caratteri cubitali. Eppure per rivedere una protesta del genere bisogna fare un bel salto indietro nel tempo e bisogna andare negli anni Sessanta. Il clima dell’America del tempo non era, purtroppo, molto diverso da quell'America che vediamo ora e per certi versi era anche molto peggio. Era sempre la solita e squallida storia, una storia intrisa di razzismo e prepotenze.