Nel decennale della scomparsa di Valerio Marchi, a fronte delle innumerevoli iniziative a lui dedicate e, soprattutto, alla stretta attualità del suo lavoro, si può davvero parlare di una «scomparsa» del grande «sociologo di strada» romano?
Polignano a Mare, 22 luglio 2006. Sono passati dieci anni da quel giorno. Quando, dal comune pugliese, la notizia iniziò a girare tra quel pugno di amici più intimi per allargarsi ai tanti che lo avevano conosciuto e, quindi, a quelli, ancora più numerosi, che lo avevano letto o sentito parlare.«È morto Valerio», diceva quella voce maledetta. E si riferiva a Valerio Marchi, l’autore di«Teppa», il sociologo che aveva curato la pubblicazione di«Ultrà», il libraio che aveva aperto e gestito per anni la«Libreria Internazionale» a San Lorenzo, il grande tifoso della Roma, il vecchio skin esperto di ska e di punk, il compagno antifascista, l’autonomo che aveva saputo cogliere e vivere in prima linea la sete di rivolta che albergava negli stadi e che, agli stadi e ai tifosi, era tornato a rivolgersi in un passo della sua famosa«Lettera agli ultrà», per ricordare come«dentro di noi c’è un grumo di rabbia antica, mai sopita, che ci spinge oltre il limitato orizzonte della battaglia e ci conduce ineludibilmente alla guerra di classe».
Da Messico ’68 alle iniziative per i ragazzi: sempre dalla stessa parte.
Una corrispondenza dal 13th TOMMIE SMITH YOUTH TRACK MEETING
Berkeley, CA. – LORENZO IERVOLINO
«That’s the word» dice con impeto, non appena termino la mia lunga domanda. Questa è la parola chiave: «The world» il mondo. La voce di Tommie Smith procede con cadenza musicale, non è troppo bassa né acuta, le parole lente e scelte con cura, il suo volto non mostra nessun segno di insofferenza rispetto a un pezzo di storia che avrà raccontato ormai migliaia di volte. Detentore di undici record mondiali, campione olimpico dei 200m, immortalato nella protesta del pugno col guanto nero sul podio delle Olimpiadi di Messico’68, non ha bisogno di tante presentazioni.
Intanto attorno a noi la seconda giornata del meeting giovanile da lui organizzato procede con le gare dei 1500 metri e del salto in lungo. Le competizioni riguardano tutte le discipline dell’atletica e sono rivolte a ragazzi e ragazze tra i 4 e i 16 anni, appartenenti in prevalenza alla comunità nera della Bay Area (per intenderci, la zona attorno a Oakland e San Francisco). Ieri, all’inaugurazione, lo speaker ha annunciato che i partecipanti sono milleduecento.
Ad aggredire un pugile ci vuole un bel coraggio. Soprattutto se questo è uno che di ganci, diretti e montanti ci campa e si allena senza sosta da una vita, avendo immolato la propria esistenza nella pratica della noble art.
E quest’azione potrebbe apparire addirittura come “kamikaze” se il bersaglio diventa Manny «Pacman» Pacquiao. Ma prima di entrare nel pieno della vicenda, meglio riannodare qualche filo.
A chi non conosce il ring, va forse spiegato che Pacquiao non solo è un pugile professionista – campione del mondo in otto diverse categorie – ma secondo molti è da considerarsi uno dei migliori boxeur pound for pound della storia. Quello che è sicuro però è che dall’inizio del nuovo millennio di pugili della classe di Manny se ne sono visti molto pochi, con un record di 57 vittorie (38 k.o.), 6 sconfitte e 2 pareggi.
Domenica 13 marzo, a Istanbul si è disputata la Coppa della Resistenza a cui hanno partecipato lo Spartakistanbul, una squadra mista della “Lega Efendi” * e della “Lega Gazoz” **, l'Istanbul United, il Karadolapspor, e i nostri amici ateniesi dell'Asteras Exarchion che si sono aggiudicati la vittoria finale del torneo battendo in finale il Karadolapspor per 4-2.
Ma al di là del risultato sportivo, ciò che è stato realmente importante è il messaggio simbolico di questo torneo che ha visto presenti squadre di due città e realtà europee così speculari come quella turca e quella greca unite dal medesimo messaggio riportato nel comunicato stampa dell'organizzazione: “Il calcio è bello per le strade non sul mercato azionario” che si poneva l'obiettivo di combattere il calcio business, il razzismo, il sessismo, il fascismo le espressioni di odio, e tutti i tipi di discriminazione, rilanciando allo stesso tempo progetti di unità, pace, amicizia e fratellanza, e di resistenza ai processi capitalistici capaci di crescere e diffondersi col tempo.