L'ultima di campionato del Centro Storico Lebowski è uno di quegli appuntamenti da non perdere, specie per chi come il sottoscritto arriva cullandosi in un'illusione, quella per cui vincendo i grigioneri andrebbero ai playoff, come del resto la classifica sembrerebbe affermare senza lasciare spazio a dubbi. Arrivo quindi aspettandomi una partita da vivere col cuore in gola, pronti a far esplodere in un boato tutta la tremenda tensione di un match come questo. Ci pensano subito alcuni cari amici a riportarmi alla realtà: se tra la seconda e la quinta in classifica ci sono 10 punti o più, niente playoff per la quinta, i grigioneri lo sanno già da un paio di settimane.
Mancano ormai pochissime giornate al termine della “regular season” dei campionati “minori”, salvo in alcuni gironi di Terza Categoria iniziati con ampio ritardo. È davvero tempo di sprint finale: da che mondo è mondo, la primavera porta le giornate lunghe, le partite viste in maglietta o a petto nudo col sole che inizia a bruciare (e a moltiplicare lʼeffetto delle birre), la tensione che sale perché ogni partita che passa è sempre più decisiva. In questo, la differenza tra serie A e campionati minori quasi si annulla, sovrastata dalla trance agonistica. Andiamo allora a vedere quali sono le squadre del calcio popolare che lottano per obiettivi importanti, e che potrebbero allungare la propria passione e le proprie pene nel girone infernale dei playoff o dei playout.
Che i rapporti tra il ventre caldo della tifoseria del Paris Saint Germain e la dirigenza del club francese non siano idilliaci, non è un segreto per nessuno e questi problemi risalgono a prima dellʼacquisto della Qatar Investment Authority dellʼestate del 2011; vale a dire al momento in cui, al culmine della faida che aveva coinvolto le due curve del Parco dei Principi (la Kop Boulogne frequentata da casual, membri dellʼʼ estrema destra e dallʼimpostazione hooliganistica a cui si opponeva il Virage Auteuil composta da varie crew antirazziste e da una matrice più vicina al tifo allʼitaliana), che costò anche la morte di un membro del KOB (Yann Lorence), lʼallora presidente Robin Leproux con lʼassistenza del Ministro degli Interni francese Brice Hortefeux, varò il “Modello Parigi” col chiaro intento di estirpare le violenze (e forse anche gli ultras...) dallo stadio parigino: vengono sciolti per decreto cinque sottogruppi (tre del Virage Auteuil e due della Kop Boulogne), vengono immessi i biglietti nominativi e lʼorganizzazione da parte del club di tutte le trasferte.
Mentre lasciamo lo Stadio Olimpico Spyros Louis ci guardiamo fra noi un po’ interdetti. Rimaniamo impressionati per la facilità con cui 35mila persone sono riuscite a defluire via dalla struttura. Sono passati dieci minuti e non c’è già più nessuno. Eppure l’AEK ha appena vinto il suo secondo derby in quindici giorni. È una neopromossa e con questo 1-0 si è di fatto assicurata il secondo posto nella Super Lega, dietro gli odiati biancorossi dell’Olympiacos, regolati anch’essi con lo stesso risultato nel giorno di San Valentino.
Per tutta la serata si è respirata continuamente un’aria decadente, di abbandono, di tristezza e di inutilità. Il campo ha offerto uno spettacolo pietoso dal punto di vista della qualità e ridicolo da quello dell’agonismo. Il primo fallo degno di un derby è arrivato al 95’ quando Gian Domenico Mesto ha deciso di porre fine alla sua partita trenta secondi prima degli altri. Poi per tutto il resto della gara una calma piatta farcita da errori di palleggio e di misura. Gli Original 21, gli ultras gialloneri, si sono dati da fare per tutta la partita con pyros, coreografie e canti, ma non è facile riempire uno stadio da 70mila posti. E il fatto che i tifosi del Panathinaikos non siano potuti venire è stato davvero un peccato. Anche per loro.
Ancora segnali di vita, dal mondo delle terraces inglesi, sempre più forti e inequivocabili. A quanto pare, le proteste delle associazioni dei tifosi sono state accolte e dallʼanno prossimo verrà istituito un tetto di 30 sterline per il costo del biglietto dei settori ospiti, dopo aver insistentemente ventilato lʼeventualità di una nuova protesta coordinata. Infatti, il weekend del 19-20 marzo avrebbe dovuto avere luogo unʼaltra iniziativa nellʼambito della campagna “Twenty is plenty for away tickets”, per sensibilizzare sullʼeccessivo costo delle trasferte affrontate dai supporters britannici, al fine di portare argomenti convincenti e far pendere verso questʼorientamento lʼago della bilancia nella successiva riunione della FSA prevista per il 23 marzo in cui si sarebbe discusso anche di questa problematica di scottante attualità nel calcio britannico e che riflette la doppia velocità alla quale vanno le retribuzioni e il costo della vita, tanto in Inghilterra, quanto ovunque.
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