Senza dubbio un tentativo riuscito, e non era affatto scontato. Anche perché non era certo la prima volta che le esperienze del calcio popolare tentavano di darsi momenti di incontro e discussione: dai campeggi estivi ad altre assemblee, negli ultimi anni era già stato possibile per alcune esperienze conoscersi tra loro, discutere e confrontarsi. Ma questa probabilmente è stata la prima volta in cui la discussione è andata a incidere nel vivo dei temi e delle problematiche che squadre di calcio autorganizzate si vivono quotidianamente. Si è insomma superata la dinamica un poʼ rituale (per quanto anchʼessa forse necessaria in un primo momento) del raccontarsi ognuno la propria storia e del ripetersi quanto progetti simili possano essere belli e importanti sia per costruire un calcio diverso che per interagire con il proprio territorio. Sembra in sostanza che questi punti preliminari siano finalmente assodati e si possano dare praticamente per scontati.
La sosta natalizia è senzʼaltro un buon momento per tracciare un nuovo bilancio parziale della stagione del calcio popolare. Per alcune squadre, specie quelle dei campionati “maggiori”, siamo al termine del girone dʼandata o giù di lì, e quindi il ritratto della stagione già prende forma in modo sufficientemente chiaro. In altri casi, soprattutto al sud e in Terza Categoria, si è ancora alle prime giornate, anche a causa di gironi spesso poco numerosi. In ogni caso, ogni bilancio deve tener conto del fatto che, trattandosi di un movimento in ascesa, moltissime squadre sono allʼesordio nella loro categoria: chi perché appena promosso, chi perché appena iscritto in Terza Categoria. E come sappiamo, spesso le vittorie sono frutto di un lavoro lungo e paziente. Proprio a causa di questa premessa, il bilancio può essere ritenuto davvero positivo. Ma andiamo a vedere nel dettaglio in quale situazione le ormai tantissime squadre popolari vanno a viversi queste festività.
Nel tardo pomeriggio di domenica, con un poʼ di ritardo dovuto alla partita precedente, il Gagarin Teramo scende in campo per lʼultima partita del 2015, lʼanno del suo esordio assoluto in Terza Categoria. Unʼannata fino ad ora positiva, considerato che si tratta di una new entry: già qualche risultato utile allʼattivo, posizione di medio-bassa classifica ma con varie squadre alle sue spalle, insomma i bianco-rosso-neri stanno dimostrando di essere allʼaltezza della sfida, e vengono tra lʼaltro da una vittoria esterna. Stavolta vanno di scena in casa, sul campo di erba sintetica lungo il fiume Tordino. Sono circa le 18 quando le squadre scendono in campo, e il clima è gelido, complice un livello di umidità finora riscontrato solo sul fondale dellʼOceano Pacifico. Lʼavversario è il Nepezzano, posizionato in classifica poco meglio dei padroni di casa, nellʼaffollatissimo girone teramano che conta ben 18 squadre, una rarità per la categoria.
Nella notte tra il 29 e il 30 novembre 2015 il vero vincitore non è tanto il nuovo campione del mondo dei pesi massimi Tyson Fury, piuttosto lo è suo padre Jonh Fury, un ex pugile innamorato di Tyson al punto da mettere questo nome “pacchiano” al suo virgulto, in barba all’autonomia della prole e alle basilari norme di pedagogia. Un irlandese dal sangue travellers – i gitani autoctoni conosciuti anche con il nome di pavee – che ha proiettato i suoi sogni di atleta fallito sul figlio, crescendolo nella speranza, oggi certezza, di farlo diventare un campione di livello internazionale. Senza complesso di Edipo.
Senza temere di mettere al mondo un Billy Elliot qualsiasi, Jonh Fury se l’è sentita di sfidare le stelle e ora si gode, con sorriso beffardo, la vittoria a lungo sognata. Anche grazie a un permesso speciale che gli ha consentito di lasciare il Regno Unito (dove ha trascorso diverso tempo in carcere per aggressione e violenze) perché persino le rigide autorità inglesi si sono intenerite di fronte a un padre desideroso di vedere il figlio prediletto trionfare.
Perché nella notte fra sabato e domenica 30 novembre, in Germania, è andata in scena la “sua” serata di boxe. All’Esprit Arena di Dusseldorf sono stati venduti oltre 45.000 biglietti per il match valevole per il titolo del mondo dei pesi massimi fra il campione Wladimir Klitschko e lo sfidante Tyson Fury, suo figlio.
Una partita degna di categorie superiori, sia in campo che sugli spalti, quella che si è giocata alle 14.30 di domenica al campo di San Donnino, paese appena fuori Firenze, diventatone di fatto periferia, che ospita le partite interne del Centro Storico Lebowski e si spera che presto possa diventare la sua casa definitiva. Ma andiamo con ordine.
La partita mette in palio tre punti che pesano come macigni: il girone B è infatti equilibratissimo, salvo la capolista Aglianese (società dal passato nobile, nel 2002 militava ancora in C2) già in fuga. Per capirci, i grigioneri arrivano al match al sesto posto, gli avversari del Seano sono terzi ma hanno solo un punto in più, insomma infuria la bagarre in zona playoff. La partita non tradisce le aspettative di match tra squadre con ambizioni serie: non tantissime le chiare occasioni da gol, ma entrambe le squadre “giocano al calcio”, con una buona organizzazione tattica, trame di gioco visibili, concentrazione e grande intensità fisica. Roba che in queste categorie non si vede ogni domenica.
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