Il mondo della militanza politica di sinistra ha da sempre interessato vari ambiti sportivi a livello mondiale. Uno di questi eventi, proprio in questo 2018, vedrà cadere il suo 50esimo anniversario.
Il 16 ottobre 1968, infatti, durante lo svolgimento della XIX edizione dei Giochi Olimpici a Città del Messico, due atleti afro-american, Tommie Smith e John Carlos, vinsero la medaglia d'oro e quella di bronzo nella finale dei 200 m di atletica. Durante la premiazione i due atleti salirono sul podio scalzi e sollevarono il pugno chiuso avvolto da un guanto nero, senza cantare l'inno nazionale americano.
Il tutto per portare il loro supporto al movimento del Black Power e all’“Olympic Project for Human Rights”. Entrambe queste organizzazioni, in quegli anni, si battevano per sconfiggere un male come il razzismo che “interessava” gli Stati Uniti d'America.
Ad immortalare quella scena, che sarebbe diventata conosciuta in tutta il mondo, fu la fotocamera Nikon di un certo John Dominis. La foto è diventata una delle più conosciute a livello mondiale visto che, per trasmettere il loro chiaro e semplice messaggio, né Smith e né Carlos hanno avuto bisogno di compiere chissà quali gesti. Bastò un semplice movimento del corpo per levare quel velo di indifferenza sugli occhi del mondo intero che non voleva sapere niente di una situazione assurda che interessava, da parecchio tempo, quello che ama definirsi il paese più democratico del mondo.
Il 24 marzo 1976 in Argentina avveniva un colpo di stato militare che metteva fine al breve governo guidato da Isabel Martinez de Peron. Al potere salì la giunta militare guidata dal generale Jorge Rafael Videla Redondo che rimase al potere fino al 1983.
Cominciarono così 7 lunghi e tragici anni per il paese sudamericano che, come il suo vicino Cile caduto sotto il controllo del generale Augusto Pinochet, scoprì, solamente molti anni dopo, la tragica storia dei “desaparecidos”. Questo è il termine usato per descrivere tutte quelle persone, in totale furono circa trenta mila, che, sotto molti punti di vista, si opponevano al regime militare e che sparirono letteralmente nel nulla senza lasciare traccia di sé.
Tre giorni tra i monti a praticare, parlare e vivere lo sport popolare. Dieci anni di una società sportiva cresciuta passo per passo e che oggi si è trasformata in polisportiva. La convinzione, maturata sui campi da gioco, che con lo sport si possa fare politica. Perché la gestione stessa dello sport e dei rapporti che lo animano sono politici, l'urlo che arriva dai campi e dagli spalti è “il nostro sport non sarà mai una vostra merce”. Pochi concetti - chiari - e una sfida importante: un festival tutto dedicato allo sport popolare.
Da qui partiamo per un'avventura SPOP - Festival dello Sport Popolare dal 16 al 18 giugno a Sellero (Valcamonica, Brescia) – Tutte le attività gratuite. Abbiamo provato a pensare in grande, ad andare oltre l’ordinaria gestione delle nostre attività; lo abbiamo fatto perché sentiamo il bisogno di mettere sul tavolo le nostre idee, condividerle e ascoltare chi, come noi, ci prova tutti i giorni.
Il 1923 è un anno abbastanza importante per l'Italia. Il PNF (Partito Nazionale Fascista) è salito al potere alla fine del 1922, per essere precisi con la Marcia su Roma svoltasi il 28 ottobre, e, da quel momento, sta acquistando sempre più potere e sta dando il via ad un ventennio che si concluderà con il tragico epilogo del secondo conflitto mondiale.
I fascisti, inoltre, stanno portando a compiumento alcune significative leggi, ad esempio la legge Acerbo approvata il 18 novembre 1923, che porteranno il Belpaese verso una delle pagine più buie del suo percorso storico. Nonostante questo clima di forte repressione, però, ci furono anche alcune forme di ribellione verso Mussolini e il suo partito.
Una di queste fu, senza dubbio, quella portata avanti dalla rivista “Sport e Proletariato” che iniziò a uscire proprio nel 1923. Tale giornale nacque con due intenti ben precisi: contrastare lo strapotere della “Gazzetta dello Sport”, diventato col tempo il giornale sportivo per eccellenza dei fascisti, e, soprattutto, cercare di portare avanti, in qualche modo, quello spirito popolare e socialista ancora molto forte e presente in alcune zone del paese.
“Sport e Proletariato” è stato un giornale che ha cercato di accomunare il mondo calcistico con un ideale politico ben preciso. Tutto ciò nonostante sia stato osteggiato per vari motivi: da quelli politici a quelli economici. La repressione, purtroppo, è stata sempre presente e ha inciso sulla storia di questo giornale per tutta la sua durata.
Negli ultimi tempi concetti quali confini e frontiera sono molto cambiati, soprattutto in quella che viene considerata la zona occidentale e “più democratica” del globo. Da una concezione di apertura e di libera circolazione delle persone si è passati ad una chiusura tramite l'innalzamento dei muri e politiche migratorie sempre più respingenti. Tutto questo, però, non riguarda le merci di mercato che, in nome di quella concezione neoliberista che la fa da padrone un po' dovunque, possono continuare a circolare liberamente dovunque vogliano senza subire il benchè minimo controllo sotto più punti di vista.
Per fortuna ci sono anche molte realtà che combattono contro questa chiusura dei confini per le persone e si battono, quotidianamente, perché ci sia la libera circolazione della gente in ogni angolo del globo.
Un punto di vista differente sui fatti di stretta attualità sportiva e sociale.
Fatti, notizie e curiosità sullo sport popolare, sulla settimana appena trascorsa e su quella che verrà
Donne e uomini diventati per qualche motivo esempio
Il mondo dello sport popolare visto attraverso gli occhi della letteratura, della musica e della cultura popolare
Quello che la settimana riserva: appuntamenti, incontri, partite e iniziative su tutto quello che è sport popolare