Per il secondo anno di fila le realtà dello sport popolare romano e non solo hanno unito sforzi ed economie per permettere alle ragazze dello Youth Palestine Club, squadra di basket femminile del campo profughi palestinese di Shatila (Beirut, Libano), di tornare a Roma per la nuova edizione di Basket Beats Borders, progetto ideato da Daniele Bonifazi e David Ruggini, con l’attiva collaborazione dell’All Reds Basket Roma, dell’Atletico San Lorenzo e de Les Bulles Fatales.
Una nuova gara di solidarietà ha permesso, tra crowdfunding ed iniziative di autofinanziamento, di far sì che dal 30 giugno al 4 luglio una decina di ragazze tra i 15 e i 20 anni, guidate da coach Majdi Adam, abbia potuto confrontarsi con altre atlete animatrici del basket popolare romano e proseguire il reciproco scambio di esperienze, di culture, differenze e affinità avviato lo scorso anno.
Una delle poche costanti della mia vita è che quando mi ritrovo a prendere decisioni d’istinto, frutto del momento, successivamente me ne pento sempre e devo ammettere di avere pensato a ciò anche la notte di venerdì scorso, quando ho maturato la decisione di andare a Quarto. In fin dei conti ero stato a Napoli quattro giorni prima a chiusura di un periodo in cui per vari impegni ho fatto su e giù per la penisola senza sosta e la cassa di autofinanziamento di sport popolare langue.
Fortunatamente, ogni regola per essere tale deve necessariamente avere un’eccezione e nel mio caso si è trattata proprio di questo viaggio, perché nonostante tutto, le parziali giustificazioni appena elencate non potevano né risparmiarmi dai rimorsi se fossi rimasto a casa e nemmeno essere un concreto contrappeso alla voglia di andare a salutare il Quartograd, la sua tribù e tutte le altre realtà presenti.
Negli ultimi tempi il problema del razzismo ha investito sotto vari punti di vista il nostro paese. Il neo-governo a tinte gialloverdi, d'altronde, con la nomina a Ministro dell'Interno del segretario leghista Matteo Salvini ha dato un chiaro segnale, almeno a parere di chi scrive, da questo punto di vista.
Appena preso possesso delle stanze del Viminale, Salvini stesso ha fatto capire le sue reali intenzioni al grido di “prima gli italiani” e ha iniziato a scandire slogan giornalieri contro i migranti che, nelle ultime settimane, stanno ricominciando a raggiungere le coste italiane. Tutto questo ha aumentato ancora di più quel clima d'odio razziale nei confronti del “diverso”.
Dalle parole, purtroppo, si è anche passati ai fatti. Il 2 giugno scorso Soumaila Sacko, un migrante maliano, vittima del capolarato e sindacalista dell'USB, è stato ucciso a fucilate nella provincia calabrese di Vibo Valentia. La sua colpa era stata quella di andare a cercare delle lamiere in un capannone abbandonato della zona per poter costruire un rifugio.
A tutto questo clima d'odio e di “paura del diverso” per fortuna ci sono varie forme di resistenza che interessano vari ambiti della società italiana. Tra questi, non poteva certo mancare quello dello sport popolare.
Torna l'appuntamento primaverile con la BIG LEBOWSKI FEST, la festa di autofinanziamento della CURVA MOANA POZZI e del CENTRO STORICO LEBOWSKI.
ORE 19:00 INIZIATIVA al COVO:
"NON E' UNO SPORT PER DONNE? SPUNTI ED ESPERIENZE PER UN CALCIO ANTISESSISTA"
Da attaccante di razza, figlia di attaccante di razza, si ricorda di esserci praticamente nata con la voglia di calciare verso la porta. Certo, ci fu poco da ridere quella volta che, durante una trasmissione sportivonazioalpopolare, un noto opinionista prestato al calcio dal divano d’attesa di un barbiere, le chiese ridendo, con malizia spacciata per ironia: «Quindi a te piace concludere?…» Quale pena, rifletteva tra sé la donna ripensando a quella battuta idiotae quante volte aveva pensato di spedire lontanissimo tutte quelle paure e quel disagio. Mandare via le stronzate e quei discorsi a metà tra bar e la facoltà di sociologia.
Negli ultimi tempi abbiamo fatto incetta, e nella maggior parte dei casi con estremo gusto e interesse, di molti libri scritti sotto la forma particolare dello storyelling, ma leggere un romanzo sportivo vero e proprio ci mancava e parecchio. Colti dalla bramosia come un goleador che manca da troppo tempo dalla segnatura seppur giocando bene, abbiamo letto “La Storia Balorda” di Marco Ballestracci.
Fin dalla nostra conoscenza lo scorso anno quando presentammo a San Lorenzo “I Guardiani”, magnifico libro sui portieri di calcio, ci riproponemmo di continuare la collaborazione anche quest'anno e quando si arrivò al dunque ci disse con una punta d'orgoglio e innata modestia: “leggetevi la storia balorda il mio romanzo sul calcio, dicono, e non io, che sia il mio migliore”.
Beh, confermiamo, il libro di Marco è bellissimo. Nella forma, nel contenuto, nella sintassi e nel suo messaggio. Toccare un arco di tempo di 50 anni attraverso voci, personaggi e aneddoti del periodo più nefasto dell'umanità, partendo dal tempo, siamo nel '38, in cui il nazismo era ancora sottovalutato dagli stessi ebrei, passando per quel fascismo trionfante dei due Mondiali che sancirono nella testa dei gerarchi che l'Italia con i “figli di Mussolini” fosse veramente una nazione superiore, fino a varcare quel mondo subdolo e grondante di sangue e sparizioni che furono gli anni argentini della dittatura della giunta militare, con Mondiale vinto nel '78 annesso.
Un punto di vista differente sui fatti di stretta attualità sportiva e sociale.
Fatti, notizie e curiosità sullo sport popolare, sulla settimana appena trascorsa e su quella che verrà
Donne e uomini diventati per qualche motivo esempio
Il mondo dello sport popolare visto attraverso gli occhi della letteratura, della musica e della cultura popolare
Quello che la settimana riserva: appuntamenti, incontri, partite e iniziative su tutto quello che è sport popolare