Che il mondo del pallone attuale abbia più di qualche problema da affrontare lo abbiamo imparato da parecchio tempo oramai. Sono stati infatti molti i casi in cui anche noi abbiamo messo in luce lati del mondo calcistico che si scontravano inevitabilmente con la realtà sociale e politica circostante.
Tra questi sicuramente ci sta il fatto che, in determinate situazioni, non si riesca a garantire lo svolgimento di una singola partita per questioni di ordine pubblico. L’ultimo caso, in ordine cronologico, risale solamente a poche ore fa quando la Liga spagnola ha deciso che il clasico Barcellona-Real Madrid, in programma il prossimo 26 ottobre al Camp Nou, deve essere spostato a data da destinarsi.
L’ormai sempre più vasta letteratura calcistica ha dedicato ampi capitoli alla fenomenologia del derby, all’esplicazione dei concetti che esso racchiude e al manicheismo che ne è alla base, perché, è inutile negarlo, questo tipo di sfide costituiscono il sale del calcio e più queste sono sentite, più attirano l’interesse degli appassionati, oltre che sprigionare allo stesso tempo quel senso di appartenenza al proprio campo e di avversione a quello “nemico”, una vera e propria weltanschauung. Tutta roba che in epoca di finanziarizzazione selvaggia del calcio diventa sempre più rara da trovare come i rinoceronti bianchi, ormai prossimi all’estinzione.
Ci risiamo: con l’inizio della nuova stagione calcistica torna, inesorabilmente, l’eterna questione legata al caro-biglietti. Già in occasione del derby capitolino, giocatosi alla seconda giornata, era stato evidente il problema.
Il distinto sud riservato alla tifoseria giallorossa, quello che divide la Curva Sud dalla Tribuna Tevere, è rimasto desolatamente chiuso perché erano stati venduti troppi pochi biglietti. Il motivo? Sicuramente la contestazione in atto nei confronti della dirigenza americana, ma anche il prezzo dei biglietti che ha spinto molti tifosi a preferire la poltrona di casa. Il club di Lotito, squadra ospitante, aveva chiesto 45 euro per entrare in un settore dello stadio in cui la visuale lascia alquanto a desiderare.
Questa estate il mondiale svoltosi in Francia ha sollevato grandi aspettative nel mondo del pallone femminile a livello globale. Secondo i benpensanti, infatti, tale evento avrebbe dato una grande mano nel far crescere la popolarità del calcio femminile quasi al livello di quello maschile.
Purtroppo, però, tra il dire ed il fare ve ne è di differenza, soprattutto per quanto riguarda determinate federazioni nazionali di varie parti del mondo. In Italia ad esempio, dopo gli ottimi risultati ottenuti dalle ragazze di Milena Bertolini durante la rassegna iridata, la Figc si era impegnata nel promettere di colmare tali lacune nel minor tempo possibile e aveva aggiunto che avrebbe promosso la Lega calcistica nazionale femminile al livello di un vero e proprio torneo professionistico.