Il 6 agosto 1962 in Giamaica non fu una data come le altre. Era infatti in quel giorno che per le strade di Kingston, la capitale della piccola isola del Mar dei Caraibi, si riversavano migliaia di locali pronti a festeggiare.
Lo stato poco a sud di Cuba diventava indipendente dopo un periodo di dominazione straniera durato oltre 450 anni. Uno storico pezzo ska, come Forward March di Derrick Morgan, accompagnò quel giorno di feste per le strade di Kingston.
La Giamaica era diventata una colonia spagnola nel 1509: fu una una delle prime nazioni caraibiche ad essere conquistata in quella zona che venne descritta con il termine “nuovo mondo”. Nel 1655 arrivarono gli inglesi, che avevano sconfitto gli iberici al termine della cosiddetta guerra anglo-spagnola.
Cos’è il rugby popolare? Di cosa parliamo? E quant’è diffuso? Prima di descriverne la geografia, molto variegata e sparsa tra diverse regioni italiane, è importante tracciare il profilo di questo mondo. Negli ultimi 25 anni, a causa della visibilità mediatica sorta dopo i successi della nazionale maschile negli anni ’90, c’è stata una crescita del rugby che è uscito dalla dimensione di nicchia tipica degli sport minori nel nostro paese. Parole come touche o placcaggio sono entrate nel gergo di chi segue lo sport e delle famiglie che hanno introdotto la palla ovale nella propria vita. Fino all’inizio del XXI secolo si approcciava alla palla ovale solo chi era già dentro questo mondo, con lo nascita di dinastie come i Francescato o i Fusco, oppure in località dove si era costruita una tradizione, come Rovigo, l’Aquila e Piacenza. Città normalmente fuori dai grandi giri dello sport che avevano trovato, per un motivo o per un altro, nel rugby la propria dimensione.
“La storia del calcio, come quella del mondo, è stata un triste viaggio dal piacere al dovere. A mano a mano che lo sport si è fatto industria, è andato perdendo la bellezza che nasce dall'allegria di giocare per giocare. Oggi il calcio professionistico, paradigma di un mondo svenduto al mercato, condanna ciò che è inutile, ed è inutile ciò che non rende. […] Il gioco si è trasformato in spettacolo, con molti protagonisti e pochi spettatori, calcio da guardare, e lo spettacolo si è trasformato in uno degli affari più lucrosi del mondo, che non si organizza per giocare ma per impedire che si giochi. La tecnocrazia dello sport professionistico ha imposto un calcio di pura velocità e molta forza che rinuncia all'allegria, che atrofizza la fantasia e proibisce il coraggio".
È passato poco più di un mese dalla X edizione del Mediterraneo Antirazzista, tempo che ci è servito per recuperare le energie spese e per ricomporre i pezzi di quella giornata tanto lunga quanto bella.
Poche ore fa è stato sorteggiato il calendario riguardante il campionato di calcio italiano della stagione 2022/2023. Con questo evento il mondo del pallone nostrano, e le sue migliaia di appassionati sparsi in tutto il Belpaese, non aspetteranno altro che il fischio di inizio della prima giornata del nuovo tour de force.
Uso questa parola non a caso visto che si tratterà di una stagione lunga praticamente 10 mesi con inizio previsto per il weekend del 13 e 14 agosto 2022, alla faccia della sacralità del Ferragosto, e la chiusura in programma per il 4 giugno 2023.
Sarà la prima volta che il campionato italiano sarà costretto a far giocare ben 4 partite della stagione nel pieno della calura estiva (e vista la situazione che si è avuta a giugno, non si prospetta nulla di buono). Ma come si dice in questi casi “the show must go on” soprattutto in una stagione calcistica particolare come questa.