Da pugili o ex, da tecnici, o anche solo da appassionati, non è stato bello assistere alle prestazioni dei nostri boxeur alle ultime Olimpiadi. Poi, come se non bastasse, ci si ritrova costretti a dover subire un “dopo” a tratti imbarazzante. Tuttavia il mese appena trascorso ci porta a considerare e ad assistere a rivoluzioni materiali e a possibili scenari da “tsunami” che, una volta raschiato il fondo del barile, non possono far altro che portar giovamento al movimento pugilistico italiano. Nel frattempo però – come se non bastasse – pare che, non sazi della figuraccia, i nostri illustri esponenti non demordano nel portare avanti ridicole scenate da telenovela, dimenticando come di consueto e con ricorrente facilità la situazione della pancia del pugilato nel nostro bel paese. Sto parlando della quotidianità che le migliaia di atleti, tecnici e appassionati sono costretti a vivere da decenni. Ora, sinceramente, considerato che la pazienza ha un limite, procediamo con ordine e ripassiamo per bene cos'è successo.
Sono appena finiti gli Europei, e come da tradizione a settembre le Nazionali tornano in campo per iniziare le qualificazioni ai Mondiali. Dando un'occhiata ai gironi salta subito all'occhio una new entry dal nome che evoca ricordi nemmeno troppo lontani: il Kosovo. Una squadra tra l'altro niente male, non abbiamo a che fare esattamente con Gibilterra, Andorra o San Marino: diversi giocatori militano nei principali campionati di serie A e B europei, e infatti all'esordio la squadra in blu ha ottenuto un buon pareggio per 1-1 sul campo della Finlandia. Tra l'altro potenzialmente potrebbe ancora rafforzarsi molto se giocatori kosovari che militano nelle nazionali di Albania e Svizzera optassero, ora che possono, per militare nel paese d'origine: specialmente nella Svizzera giocano due campioncini come Xhaka e Shaqiri, per capirci. Ma del resto i Balcani sono da sempre fertile terra di calcio, e proprio la dissoluzione della Jugoslavia, che ha permesso la nascita di questo nuovo Stato, ci ha privato di una delle squadre nazionali più belle, tecniche e affascinanti di sempre.
Di fronte alla sfida tra i grigioneri di Firenze e i blaugrana partenopei, difficile non pensare alla definizione di “amichevole di lusso”. Nell'ambito del calcio popolare parliamo infatti di due tra i progetti più avanzati, sia dal punto di vista dei risultati, che del seguito, che della funzione di guida e ispirazione per tutti gli altri progetti che continuano a nascere. Ottima idea quindi quella di organizzare un confronto diretto nella fase di preparazione a una stagione che per entrambe le formazioni si spera sarà votata a ulteriori imprese memorabili. E ottima occasione per stringere in modo ancora più forte legami creati pian piano nel tempo, per passare delle ore insieme a confrontarsi sullo stato dei rispettivi progetti e sulle possibilità di sviluppo, riconoscendo i punti in comune e mettendo a valore le differenze. Un'amicizia che cresce quella tra le due compagini, più che con celebrazioni rituali (anche se a fine partita ci sarà uno scambio di cori, specie uno, molto toccante, a ricordare chi purtroppo non è più con noi), con un fitto scambio di chiacchiere tra membri dei rispettivi staff, che andrà avanti per tutta la serata, compresa la cena finale alla vicina Casa del Popolo.
Oltre il calciomercato e le wags – l’odioso nomignolo delle fidanzate dei calciatori con tanto di profili Instagram e trend topic su Twitter – la nuova notizia sportiva dell’estate è l’esclusione dalle Olimpiadi di Rio della squadra russa di atletica.
La decisione che sembra ormai definitiva, è stata preparata con cura nei mesi scorsi anche sui mezzi d’informazione. Molta attenzione è stata dedicata alla bolla del doping in Russia con titoli sensazionalistici e sentenze mai pronunciate, tutto strumentale a sbattere il mostro in prima pagina.
Lo scandalo è finito per somigliare a un noir con agenti segreti coinvolti, organizzazioni parastatali e interessi occulti.
Tutti comincia all’inizio del novembre 2015: un cospicuo faldone della Wada (World antidoping agency) accusa la Russia di aver costruito un sistema di doping di stato.